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Ventenne ucciso a Modena: “Aveva ricattato un minore per delle foto osé”

“Se non ci vediamo più diffondo le tue foto osé che ho sul mio cellulare”, secondo gli inquirenti sarebbe questa minaccia da parte della vittima ad aver scatenato l’omicidio di Congliang Hu da parte di cinque ragazzi minorenni suoi connazionali, tutti fermati e indagati per omicidio.
A cura di Antonio Palma
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Ci potrebbero essere delle foto osé di un minore e un ricatto a sfondo sessuale dietro il macabro delitto del ventenne cinese Congliang Hu, conosciuto come Leo, trovato morto sabato sera dentro una valigia nella sua camera al sesto piano di una palazzina di piazza Dante, a Modena, dove poco prima aveva accolto un gruppo di ragazzi. In particolare, da quanto emerso dalle indagini degli uomini della Squadra Mobile emiliana, la vittima avrebbe minacciato un altro ragazzo minorenne di rivelare la sua omosessualità se questo avesse interrotto il loro rapporto, innescando poi la reazione del gruppo di giovani contro di lui. In particolare nelle ultime ore è emerso che il ventenne avrebbe scattato delle fotografie osé al minorenne e che le stesse sarebbero state alla base di un ricatto quando l'adolescente ha ipotizzato di non voler più vedere il ventenne.

In realtà, a differenza di quanto si era detto nelle prime ore, tra i due  non risulta una vera e propria relazione ma il ventenne semplicemente aveva preso a frequentare il minore suo connazionale che aveva conosciuto a Prato dove lavora il suo padre naturale, che nell'ambito delle indagini è risultato clandestino e per questo sarà espulso. Quando il minore ha fatto presente di non voler proseguire la frequentazione, sarebbe stato minacciato. "Se non ci vediamo più diffondo le tue foto osé che ho sul mio cellulare", avrebbe detto  il ventenne. Questo avrebbe portato alla decisione del minore di presentarsi a casa di Leo con altri quattro giovani, sempre cinesi, che la vittima non conosceva.

Leo li ha accolto in casa senza temere nulla visto che in casa era presente anche il compagno della madre del ventenne, un avvocato modenese che pensava si trattasse di amici del ragazzo. Nella camera con la porta chiusa, però, Leo è stato aggredito e soffocato con un cuscino, poi il corpo è stato nascosto in una valigia prima che i cinque abbandonassero l'abitazione. I cinque però sono stati immortalati da una telecamera all'esterno del palazzo e grazie alle immagini e al racconto dell'uomo presente nell'abitazione , gli inquirenti in poco tempo sono risaliti a loro. Tre sono stati fermati nella notte tra domenica e lunedì a Prato direttamente nelle loro abitazioni, dove erano ritornati, uno in un Internet Point mentre giocava online a un videogame, mentre nel pomeriggio di lunedì si è costituito il quinto nella questura della stessa città toscana.  Hanno tra i 16 ed i 17 anni e per tutti loro l'accusa è di  omicidio volontario pluriaggravato e occultamento di cadavere.

"Le indagini lampo sono state eseguite con il metodo tradizionale, ovvero attraverso le immagini delle telecamere in zona e le celle telefoniche", ha spiegato in conferenza stampa  il capo della squadra mobile di Modena, vice questore aggiunto Marcello Castello. "Tutti e cinque hanno detto di non sapere l'italiano, ma noi crediamo il contrario. Sono tutti minorenni e si sono dimostrati assolutamente impassibili. Così come i genitori, che non sono stati minimamente collaborativi" ha spiegato il dirigente di polizia, confermando: "Dalle dichiarazioni rese dal primo fermato, pare che la spedizione punitiva sia avvenuta per le fotografie particolari che la vittima aveva sul cellulare, foto che ritraevano appunto uno dei minorenni, di diciassette anni".

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