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Venerdì di sangue in Siria, il giorno peggiore dell’anno: mai così tanti bombardamenti

Ancora morti e distruzione in Siria. Decine le vittime civili dei bombardamenti su tutto il Paese. Nelle ultime settimane sono stati attaccati dieci ospedali privando migliaia di persone delle cure mediche. Un livello di violenza che secondo l’Onu non accadeva dalla battaglia di Aleppo.
A cura di Mirko Bellis
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Venerdì di sangue in Siria. Le bombe sono cadute su Khan Shaykhoun, città del governatorato di Idlib, già teatro dell’attacco con armi chimiche nell'aprile scorso. Almeno 8 i morti finora. L’artiglieria dell’esercito di Assad non ha risparmiato neanche Douma, a est di Damasco, dove quattro civili hanno perso la vita, tra cui un bambino. Le drammatiche immagini che arrivano dalla città mostrano i Caschi bianchi, il corpo di volontari che da anni si occupa di salvare le persone dopo i bombardamenti, soccorrere alcuni piccoli da un quello che resta di una casa colpita da un missile. Sotto shock, ricoperti di polvere, alcuni privi di conoscenza, i bambini sono stati tratti in salvo. Vittime innocenti di una carneficina che si trascina da ormai sei anni e mezzo.

Come già accaduto nel corso di questi anni, si assiste alla sistematica distruzione degli ospedali che, tra mille difficoltà, ancora provano a prestare servizio. In una nota, la Croce rossa internazionale ha dichiarato che i bombardamenti di questi giorni sono stati i peggiori dell’anno. Centinaia le vittime e un livello di violenza come non si vedeva dall'offensiva dell’anno scorso ad Aleppo. “Nelle ultime due settimane, abbiamo assistito a un preoccupante aumento delle operazioni militari con un elevato numero di vittime civili”, ha detto il capo della delegazione del Croce rossa in Siria, Marianne Gasser. “Se gli ultimi mesi avevano fornito alcuni motivi di speranza, il ritorno alla violenza riporta ancora una volta a livelli intollerabili la sofferenza di grandi aree del Paese, e allo stesso tempo è diminuito l'accesso alle agenzie umanitarie”, ha aggiunto Gasser.

Sono dieci le strutture mediche danneggiate negli ultimi giorni privando migliaia di persone delle cure sanitarie. Un dramma quotidiano per molti siriani che si estende anche a Deir ez Zor, sotto attacco dell’aviazione russa, oppure a Raqqa, dove è in corso un’offensiva delle forze appoggiate dagli Stati Uniti per espugnare le ultime sacche di resistenza dell’Isis: battaglia che ha convertito l'ultima roccaforte dei jihadisti in un inferno per i civili.

A Deir ez Zor, a est della Siria, un missile caduto su una zona residenziale sotto il controllo governativo ha ucciso 15 persone. Dalla città ogni giorno scappano oltre mille uomini, donne e bambini e le organizzazioni umanitarie presenti hanno difficoltà a fornire ad una tale fiumana di persone gli aiuti necessari. "Le operazioni militari non devono ignorare il destino dei civili e delle infrastrutture vitali da cui dipendo per la loro sopravvivenza", ha detto Robert Mardini, il direttore regionale della Croce rossa. "Vincere con ogni mezzo non solo è illegale, ma anche inaccettabile quando ha un costo umano così alto”, ha aggiunto facendo un appello a tutte le parti coinvolte nel conflitto a rispettare i principi fondamentali del diritto umanitario internazionale.

Descrivendo la situazione sanitaria nel nord ovest della Siria, Medici senza frontiere parla di “effetto domino” in quanto alcuni ospedali sono inagibili a seguito dei bombardamenti, mentre gli altri stanno chiudendo per timore ad essere attaccati.

"È evidente che gli ospedali a Idlib non sono al sicuro dai bombardamenti, e questo è scandaloso”, ha detto Brice de le Vingne, direttore delle operazioni di Msf. “La paura sta costringendo gli ospedali a chiudere o a ridurre i servizi e l'impatto di questo sarà su tutte le persone che hanno bisogno di assistenza sanitaria: le donne malate, quelle ferite e incinta. Secondo il diritto internazionale umanitario– ha aggiunto – alle persone che necessitano di cure mediche, siano essi combattenti o civili, devono essere garantiti l'accesso a tali cure e le strutture mediche che li trattano non possono essere sistematicamente attaccate”.

“Settembre è stato il mese più mortifero per i civili”, ha dichiarato Panos Moumtzis, il coordinatore regionale delle Nazioni Unite. “Ospedali, ambulanze, scuole e gli sfollati in fuga dalla violenza sono stati oggetto di attacchi aerei che hanno causato morti e feriti tra civili innocenti”, ha rimarcato. “Questa settimana, gli attacchi aerei a Raqqa hanno ucciso decine di persone – ha continuato Moumtzis – sono 8.000 quelli intrappolati nella città. Tra il 19 e il 30 settembre, i raid aerei nelle aree residenziali di Idlib hanno ucciso almeno 149 persone, la maggioranza delle quali erano donne e bambini. Gli attacchi alle strutture mediche privano i siriani delle cure mediche. Le scuole e l'ospedale di Idlib sono stati costretti a chiudere per paura di essere bombardati.

La situazione per gli abitanti delle zone controllate dalle forze anti-Assad rimane critica. Alcune delle quali rientrano nelle aree di de-conflitto stabilite dagli accordi tra Russia, Turchia e Iran. Secondo il memorandum siglato ad Astana, le tre potenze si impegnavano alla creazione di corridoi umanitari e linee di demarcazione con check-point gestiti da truppe russe, iraniane e turche (a seconda delle zone di influenza), per monitorare e garantire il rispetto dell’accordo.

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