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Vado ligure: 18enne si dà fuoco, padre si uccise allo stesso modo e nello stesso posto

La ragazza si è cosparsa di liquido infiammabile e si è data fuoco, l’immediato intervento dei soccorsi è riuscito a salvarle la vita ma purtroppo ha riportato gravissime ferite con ustioni sull’85% del corpo. Cinque anni fa il padre si era ucciso in quel posto e allo stesso modo per problemi economici e di salute.
A cura di Antonio Palma
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Terribile gesto nella prima mattinata di martedì nel Savonese, in Liguria. Una ragazza di 18 anni si è data fuoco in strada a Vado Ligure, rimanendo ferita gravemente a causa delle ustioni. Il drammatico episodio poco prima delle 7 in un piazzale adibito a parcheggio auto. Subito soccorsa dai sanitari e dai vigili del fuoco, accorsi sul posto dopo una chiamata di emergenza da parte dei passanti, la giovane è stata trasportata prima all'ospedale Santa Corona, poi trasferita al San Martino di Genova e infine al Centro Grandi Ustionati del CTO di Torino dove è stata ricoverata in prognosi riservata. La 18enne infatti è sopravvissuta  ma ha gravi ustioni sull’85% del corpo. Ancora da chiarire le ragioni che hanno spinto la ragazza a compiere un gesto così tremendo ma l'episodio è ancora più inquietante se si pensa che la stessa cosa aveva fatto cinque anni fa suo padre, rimanendo ucciso.

Nel 2013 infatti l'uomo, un artigiano di 47 anni, si tolse la vita non solo nello stesso modo ma anche  nello stesso piazzale dove la 18enne si è data fuoco oggi. Come raccontarono le cronache locali, all'epoca l'uomo aveva agito per problemi di salute ed economici. Si tratta di Mauro Sari, l'uomo che nel febbraio 2013, subito dopo le elezioni, si presentò a casa di Beppe Grillo suonando al citofono per chiedere aiuto al leader del MoVimento 5 Stelle, ripreso dalle telecamere di tutti i media nazionali. "Mi sento partecipe di questo dolore e in qualche modo mi sento anche responsabile. Era arrivato da me disperato, ma non credevo facesse questo gesto. Era veramente disperato. Mi aveva chiesto di mandarli a casa tutti. Poi è andato a bruciarsi e adesso hanno detto che è colpa mia. Io non voglio abituarmi a queste cose" aveva dichiarato il leader pentastellato.

Secondo le ricostruzioni, l'uomo aveva un debito di poco meno di mille euro con l'Inail perché non era riuscito a versarsi, in qualità di piccolo imprenditore di una ditta individuale, la cosiddetta “autoliquidazione". Aveva ottenuto anche un rateizzazione ma i soldi per la  seconda rata, appena 220 euro, non li aveva. Questo avrebbe significato per lui perdere il certificato sulla regolarità contributiva necessario per lavorare regolarmente. Un tormento che lo assillava. Dopo la tragedia anche il Comune di Savona si era assunto l’impegno di provvedere alla famiglia dell’artigiano ma probabilmente il dramma che l'aveva colpita è stato troppo grande e la 18enne non ha retto.

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