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Usare i droni contro cittadini americani? Yes, Obama can! Ecco chi erano le vittime

Nell’autunno del 2011 due attacchi di droni statunitensi in Yemen uccidono Anwar al-Awlaki, suo figlio Abdulrahman al-Awlaki e Samir Khan: tre cittadini americani colpevoli solo di “simpatizzare” per Al-Quaeda…
A cura di Davide Falcioni
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drone

"Beh, non è proprio il modo in cui pensavo di svegliarmi oggi. Dopo aver avuto la notizia, Malia è entrata e ha detto: papà, hai vinto il Nobel per la Pace ed è il compleanno di Bo (il cane). E poi Sasha ha aggiunto: e sta arrivando un week-end lungo. È bene avere bambini che mantengano le cose entro una prospettiva". Barack Obama.

Ieri la Nbc ha pubblicato un "libro bianco" del dipartimento di giustizia degli Stati Uniti d'America in cui si afferma che è assolutamente legittimo assassinare cittadini americani collusi con Al-Quaeda. La "collusione" col gruppo terroristico, tuttavia, non deve essere provata all'interno di un regolare processo perché, di fatto, è più che sufficiente un sospetto per spedire un drone alla caccia di un uomo in Yemen, Pakistan o Somalia, ovvero i tre teatri di "secret war" nei quali gli aerei senza pilota negli ultimi anni hanno causato migliaia di morti, anche tra i civili (danni collaterali, vengono chiamati). E il più grande sostenitore degli attacchi coi droni è il premio Nobel per la Pace Barack Obama, che proprio all'indomani della sua rielezione a Presidente degli Stati Uniti ha inviato un drone in Yemen e assassinato tre uomini.

Ebbene, nell'autunno del 2011 gli aerei senza pilota hanno ucciso anche tre cittadini americani. Naturalmente in questo caso non si è trattato di un "danno collaterale", ma di esecuzioni mirate, condanne a morte realizzate col benestare dei vertici militari statunitensi. Le vittime si chiamavano Anwar al-Awlaki, suo figlio Abdulrahman al-Awlaki  e Samir Khan: il primo e il terzo sono stati uccisi il 30 settembre 2011, mentre il secondo ha ricevuto la visita di un drone qualche settimana più tardi. Tutti e tre erano cittadini americani, e tutti e tre si trovavano in Yemen. I loro familiari, successivamente, hanno citato in giudizio il governo statunitense, sostenendo l'incostituzionalità dell'uccisione dei tre uomini.

Anwar al-Awlaki era nato nel New Mexico ed era noto per i suoi sermoni infuocati contro l'America diffusi soprattutto online: inizialmente era un portavoce dell'Islam moderato, ma successivamente aveva avallato l'ipotesi della lotta armata. Samir Khan aveva vissuto a New York e in Carolina del Nord, aveva prodotto una rivista chiamata Inspire, ed era noto per simpatizzare con gli estremista jihadisti: era noto ai servizi segreti americani per la sua forte vicinanza ideale ad Al-Quaeda, ma anche nel suo caso nessun processo ha potuto provare reati tali da giustificarne la "pena di morte". Il terzo, Abdulrahman al-Awlaki, è il caso più controverso e discusso: aveva solo 16 anni quando è stato ucciso, mentre mangiava in un ristorante:  la sua unica colpa è stata essere figlio di Anvar, ed essersene andato dagli Stati Uniti proprio per raggiungere il padre, nel frattempo trasferitosi in Yemen da due anni. E per l'ex portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs è stato giusto che le colpe (eventuali) del padre ricadessero sul figlio. A un gruppo di giornalisti che lo interrogava su questa uccisione, disse: "Vorrei suggerire che se un padre avesse davvero a cuore la sorte dei figli sarebbe assai più responsabile".

Durante l'ultima campagna elettorale, il repubblicano Ron Paul ha criticato l'uccisione di Anwar al-Awlaki, dicendo: "Al-Awlaki è nato qui, è un cittadino americano. Non è mai stato provato che avesse commesso reati. Nessuno sa se ha ucciso qualcuno… Ma se il popolo americano accetta che il presidente degli Stati Uniti possa assassinare persone a suo insindacabile giudizio è assai triste".

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