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USA, giustiziata la prima donna in 70 anni in Georgia: il boia non ascolta il Papa

Inascoltato l’appello di papa Francesco, in visita nei giorni scorsi negli Stati Uniti: l’iniezione letale ha ucciso nella notte italiana Kelly Renee Gissendaner, la donna 47enne aveva ucciso il marito con l’aiuto dell’amante nel 1998.
A cura di Biagio Chiariello
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Non è stato ascoltato l’appello del Papa e la successiva mobilitazione per impedire l’esecuzione della condanna a morte di Kelly Renee Gissendaner, la 47enne condannata a morte per aver organizzato, nel 1998, l'uccisione del marito insieme ad un amante per incassarne la polizza assicurativa sulla vita. La pena capitale, prevista per le 19 (l’una in Italia) nel carcere della Jackson County era stata ritardata da tre ricorsi presentati dai legali della donna, tutti puntualmente respinti dalla Corte Suprema. Gissendaner è stata giustiziata nel carcere di Jackson, dove era rinchiusa, con un’iniezione letale. Si tratta della prima esecuzione di una donna in 70 anni nello stato di Georgia.

L'appello di Papa Francesco

Come detto, anche Papa Francesco aveva lanciato un appello per salvare la vita alla donna. Con una lettera scritta dal nunzio, Carlo Maria Viganò, Bergoglio aveva chiesto a un'apposita commissione della Georgia di fermare il boia. “Recentemente – aveva ricordato Papa Francesco, nei giorni scorsi in visita negli Stati Uniti – i miei fratelli Vescovi qui negli Stati Uniti hanno rinnovato il loro appello per l’abolizione della pena di morte. Io non solo li appoggio, ma offro anche sostegno a tutti coloro che sono convinti che una giusta e necessaria punizione non deve mai escludere la dimensione della speranza e l’obiettivo della riabilitazione”.
Dichiarazioni che avevano dato spazio a non poche polemiche negli USA: “Bisogna proteggere e difendere la vita umana in ogni fase”.

Pena di morte negli USA

In generale negli USA la messa a morte di donne da parte dei vari Stati è un fatto molto insolito, basti che ne sono state giustiziate solo 15 (a fronte di 1.400 uomini) da quando nel 1976 la Corte Suprema ha ripristinato la pena capitale. Giovedì prossimo l’iniezione totale porrà fine alla vita di Alfredo Prieto, 49 anni, originario di El Salvador, colpevole di aver ucciso nove persone in California e Virginia tra il 1988 e il 1990. Nel 1992 ha invece stuprato e ucciso una 15/enne in California. Nello stesso anno, in Virginia, aveva ucciso tre ragazzi poco più che ventenni. Tuttavia, nonostante questa lunga scia di sangue perpetrata, Prieto è affetto da disabilità mentale e solo la Corte Suprema può bloccare la sua esecuzione.

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