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Uccise il fratello soffocandolo con una busta: assolta perché incapace di intendere e volere

Cristina Mattioda non è imputabile perché al momento del fatto non era capace di intendere e di volere. Uccise il fratello soffocandolo con una busta di plastica poi tentò di fare la stessa cosa con il padre.
A cura di Davide Falcioni
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Cristina Mattioda, ex insegnante di 65 anni di Castellamonte, in provincia di Torino, è stata assolta dall'accusa di omicidio perché ritenuta incapace di intendere e volere: un anno fa soffocò nel sonno il fratello Mauro serrandogli la testa in un sacchetto di plastica e tentò di fare la stessa cosa nei confronti del padre, un uomo di 92 anni malato di Alzheimer che diede fondo a tutte le sue energie e riuscì a reagire, salvandosi da morte certa.

Ebbene, secondo il giudice Stefania Cugge, Cristina Mattioda non è imputabile perché al momento del fatto – avvenuto l'11 novembre del 2017 – non era capace di intendere e di volere. L'ex professoressa, difesa dal suo avvocato Franco Papotti, è stata ritenuta comunque socialmente pericolosa e per questa ragione dovrà essere seguita da una struttura adeguata. Era stato lo stesso pubblico ministero titolare dell'inchiesta per omicidio e tentato omicidio,  Lea Lamonca, a chiedere in accordo con la linea della difesa – che aveva chiesto il rito abbreviato – che l'imputata venisse assolta. La sentenza è stata emanata questa mattina a Ivrea. La donna soffriva di depressione, la stessa patologia di cui  soffriva il fratello malato anche di diabete. Mattioda era rimasta la sola a prendersi cura della vittima e del papà, ormai non era più autosufficiente. Subito dopo l'omicidio aveva confessato di averlo fatto per disperazione.

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