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Uccide la sciamana sotto l’effetto dell’ayahuasca: canadese linciato e ammazzato dagli indigeni

Olivia Arévalo Lomas, un’importante leader ambientalista impegna nella difesa dei diritti degli indigeni in Perù, è stata uccisa con 5 colpi di arma da fuoco. Il presunto responsabile della sua morte, un canadese di 41 anni, è stato catturato e linciato dagli abitanti del villaggio in cui viveva la donna. Nel 2017, sono stati uccisi 197 ambientalisti.
A cura di Mirko Bellis
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Olivia Arévalo Lomas, la leader ambientalista di 81 anni uccisa in Perù (Facebook)
Olivia Arévalo Lomas, la leader ambientalista di 81 anni uccisa in Perù (Facebook)

Olivia Arévalo Lomas, di 81 anni, era un’ambientalista impegnata nella difesa dei diritti del suo popolo, gli shipibo-konibo, gli abitanti indigeni dell’Amazzonia peruviana. Giovedì mattina è stata ritrovata morta nella comunità interculturale di Victoria Gracia, nella regione di Ucayali, a nord-ovest della capitale Lima. Ad ucciderla cinque colpi di arma da fuoco sparati al cuore. Oltre ad essere uno dei leader della sua comunità, Arévalo Lomas era un guaritrice tradizionale, una ʽsciamana’. La Federazione delle comunità native di Ucayali e Afluentes (Feconau) e altre organizzazioni hanno condannato l’omicidio e hanno chiesto allo Stato peruviano di tutelare i leader delle popolazioni indigene. “Facciamo appello all’opinione pubblica nazionale e internazionale affinché lo Stato peruviano ci dia delle garanzie sulla sicurezza degli altri leader indigeni del popolo shipibo-konibo che oggi devono affrontare altre minacce di morte”, si legge in un comunicato diffuso da Feconau sulla loro pagina Facebook.

Le prime versioni sull'omicidio di Olivia Arévalo Lomas indicano che l'assassino, dopo averle sparato, è fuggito su una motocicletta o su un'auto. Sebastian Woodroffe, un cittadino canadese di 41 anni, è stato subito accusato come il presunto omicida della ʽsciamana’ shipibo. Servindi, un portale web che diffonde notizie della comunità indigena, aveva anche diramato un volantino con la foto dell’uomo e un’offerta di ricompensa per chiunque avesse permesso la sua cattura.

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E mentre il corpo dell’anziana era ancora all'obitorio è arrivata una notizia sconvolgente. Woodroffe, è stato catturato sabato mattina dagli abitanti del villaggio in cui viveva la donna. Ma il presunto autore dell’omicidio non è stato consegnato alla polizia. Gli indigeni lo hanno prima torturato e poi ucciso. Il video della sua morte è stato diffuso da Zona Pucallpa, un sito di informazione peruviano. Nel filmato, il canadese appare a terra piangendo e supplicando mentre viene colpito ripetutamente prima di essere strangolato con un tubo di gomma. Al crimine assistono diverse persone, tra cui dei bambini. “Il procuratore ha chiesto l’arresto di una persona identificata nel video”, ha fatto sapere il ministero dell’interno peruviano. Il corpo del cittadino canadese è stato ritrovato dalla polizia in una fossa poco profonda a circa un chilometro dalla casa di Olivia Arévalo Lomas. Dopo la conferma del ritrovamento del cadavere di Woodroffe, il Difensore civico ha espresso “il suo profondo sdegno per il linciaggio e l'omicidio del presunto assassino della leader indigena Olivia Arévalo”.

Nel frattempo sono emersi altri particolari sulla vita di Woodroffe. Si è appreso che il canadese aveva finanziato, attraverso la piattaforma di crowdfunding Indiegogo, il viaggio in Perù allo scopo di approfondire la sua conoscenza delle piante medicinali. Gli Icaros, i canti utilizzati dagli indigeni shipibo nei rituali di guarigione e di cui Olivia era considerata una maestra, prevedono anche il consumo di ayahuasca, una radice dagli effetti allucinogeni. E, secondo quanto hanno dichiarato diversi abitanti del villaggio, sembra che sia stato proprio al termine del rituale che Woodroffe ha aperto il fuoco contro l’anziana leader. Se il reale movente dell’omicidio è ancora poco chiaro, il giornalista peruviano Cecilio Soria ha dichiarato a El País che, poche ore dopo l'omicidio di Arévalo, un'altra donna shipibo, Magdalena Flores Agustín, ha ricevuto una minaccia di morte in un messaggio lasciato nel suo giardino con due proiettili, uno per lei e uno per suo marito.

L’omicidio di Olivia Arévalo Lomas è solo l’ultimo di una serie avvenuto a Ucayali ai danni dei leader indigeni. Nel 2014 erano stati uccisi altri 4 leader della comunità ashaninka di Saweto, al confine con il Brasile. Ma è tutta l’America latina ad essere pericolosa per chi difende l’ambiente. Nel 2017, sono stati 197 gli attivisti uccisi nel mondo secondo uno studio realizzato dalla Ong Global Witness in collaborazione con The Guardian. In Brasile sono state uccise 46 persone per le loro lotte ecologiste, in Colombia 32, in Messico 15. Le attività minerarie ed agricole sono le principali cause all'origine degli omicidi. Squadroni della morte vengono assoldati dagli imprenditori per fare "piazza pulita" degli ambientalisti, spesso con la connivenza della polizia locale. Le vittime sono per lo più esponenti di comunità indigene, che si oppongono alle nuove attività economiche sulle loro terre ancestrali. I delitti spesso rimangono impuniti, a causa della potenza economica dei mandanti e della povertà delle vittime.

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