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“Tutti in piedi!”: i neonazisti di Alba Dorata ordinano ai giornalisti greci di mostrare rispetto

Minare le frontiere per impedire l’accesso agli immigrati, espellere e incarcerare gli stranieri già approdati in Grecia, introdurre la pena di morte per lo spaccio di droga, vietare per legge i sindacati, applicare i diritti legati alla cittadinanza ai soli greci e i loro diretti discendenti, uscire dall’euro, nazionalizzare le banche e le risorse naturali: questo il programma di Alba Dorata – Χρυσή Αυγή. Partito che rifiuta l’etichetta “neonazista” ma richiama l’ideologia neonazi ad ogni passo.
A cura di Anna Coluccino
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Sessanta le aggressioni ai danni di stranieri e militanti della sinistra (aggressioni che, in due casi, si sono concluse con la morte degli assaliti); diversi i casi di invasione dei seggi elettorali allo scopo di minacciare gli elettori e intimidire i rappresentanti della sinistra; saluti romani ad ogni comizio, ad ogni raduno; il simbolo del partito ricorda molto esplicitamente i contorni della svastica; i comitati di quartiere si muovono più come spedizioni punitive in stile SS che come gruppi di innocui vigilantes; i tirapiedi del leader del partito, nel corso della prima conferenza stampa post elettorale, hanno chiesto ai giornalisti di balzare in piedi e mostrare rispetto al loro capo Nikos Michaloliakos: "chiunque non intenda obbedire" – hanno affermato – "può andare via"; eppure – a dispetto di tutto questo – se c'è un appellativo che i membri di Alba Dorata (Chrisi Avghi in greco) rinnegano con forza è proprio quello di "nazisti". A detta dei leader del partito, infatti, tale appellativo è figlio della campagna denigratoria che i media filogovernativi hanno messo in scena contro di loro per impedire l'affermazione di Alba Dorata, e non avrebbe alcuna connessione con le reali intenzioni dell'organizzazione. Tanto che lo stesso Michaloliakos commenta il successo del partito dicendo: "Veni, vidi, vici. Il che significa: ci avete accusati, ci avete diffamati, ci avete zittiti, ma vi abbiamo battuti. La vittoria di Alba Dorata è una vittoria contro la tirannia dei mass media".

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A poco serve far notare che uno dei membri più attivi dell'organizzazione, Themis Skordelli – da molti considerata l'eminenza grigia che sta dietro a Chrisi Avghi – sia implicata per concorso in omicidio e diriga, di fatto, molti pogrom anti-immigrati nella zona di Agios Panteleimon e Attiki al grido di "La Grecia ai Greci" e accusando gli stranieri di essere sporchi, criminali e portatori di malattie; così com'è pressoché inutile ricordare che il programma di Alba Dorata prevede il posizionamento di mine antiuomo al confine con la Turchia e l'imprigionamento degli immigrati. A detta dei militanti di Chrisi Avghi, che da oggi avrà ben ventuno rappresentanti in parlamento, tutto questo non basta a sollevare il sospetto relativo alla spiccata presenza di sentimenti neonazisti in seno all'organizzazione, ma è soltanto il segno del desiderio di ripulire la Grecia, di restituirla ai legittimi proprietari e di difendere la Patria.

Naturalmente, la questione non si risolve semplicemente stigmatizzando il movimento o prendendosi gioco delle sue posizioni. C'è ben poco da ridere. Ventuno deputati, il 7% degli elettori, sono un'enormità: l'espressione di un malessere radicato che trova sfogo nell'eversione, nella violenza, nel reazionarismo. Rifiutarsi di controbattere al programma di Alba Dorata sul piano delle proposte alternative oltre che sul piano della teoria e dell'ideologia politica equivale a dire: "quella soluzione è sbagliata, ma noi non ne abbiamo una migliore". Ed è esattamente questo che molti cittadini greci si sono sentiti ripetere per anni, mentre cresceva in loro un sentimento xenofobo che il popolo ellenico non aveva mai dimostrato di possedere, non in simili percentuali almeno. Occorre perciò provare a capire come mai un partito del genere sia riuscito a costruire – in poco meno di un decennio – un consenso così ampio e solido e su quali basi abbia posto i propri vessilli razzisti. La verità è che nei quartieri dove Alba Dorata riscuote più successo esiste un'emergenza reale legata alla gigantesca ondata di immigrazione che da decenni colpisce la Grecia; emergenza a cui i neonazisti offrono una risposta, per quanto sbagliata. Pochi sanno che ben l'80% dell'intero flusso migratorio che si muove verso l'Europa passa dalla Grecia. Parliamo di migliaia di persone che – una volta arrivate nella penisola ellenica – si trovano bloccate all'interno del paese grazie a un trattato europeo, il Dublino II, che li obbliga a richiedere asilo politico nel primo paese dell'UE in cui approdano.

Trecento gli ingressi quotidiani di immigrati nel paese; decine i disperati che vengono portati ad Atene ogni giorno e poi lasciati in strada. Gli immigrati vengono così spinti verso alcuni quartieri-ghetto dove i prezzi delle case sono più abbordabili; ovvero lì dove la presenza di stranieri è già molto forte, spesso di molto superiore a quella degli abitanti greci i quali, nel corso degli anni, hanno preferito abbandonare il centro della città in favore di zone residenziali più periferiche. Altri abitanti – invece – hanno deciso di restare, ma lo hanno fatto in nome di una vaga idea di resistenza all'invasione che ha presto assunto i contorni del razzismo violento, motivato dalla necessità difendere il proprio territorio. Secondo molti, dietro questa situazione ci celerebbe anche l'interesse degli speculatori edilizi che stanno tentando di degradare alcune zone allo scopo di comprare edifici di grande valore a basso costo. Ma ci sono anche altre questioni che, pur nella loro banalità, non sembrano trovare risposta nella pratica politica. Il problema di fondo – infatti – è educativo, e riguarda due concetti molto semplici: l'ignoranza (madre di ogni paura) e la paura (madre di ogni violenza). Alla fine della fiera ci ritroviamo sempre di fronte all'atavica lotta tra poveri che tiene in salvo il Potere, all'incapacità di riconoscersi nell'altro in quanto parte di una comunità che sovrasta i confini nazionali e abbraccia l'intero pianeta. Sono cose che tutti sanno o dicono di sapere, ma rispetto alle quali nessuno è ancora riuscito a formulare proposte concrete. Bene, l'affermazione di una forza politica dello stampo di Chrisi Avghi – che fa il paio con la pesantissima affermazione del Fronte Nazionale di Le Pen – impone all'intera Europa una riflessione metodologica prima ancora che ideologica. Se, dopo appena sessant'anni dalla sua morte, l'ideologia nazista risorge un po' ovunque, significa che il problema che sta alla base di simili fenomeni non solo non è stato risolto, ma neppure lontanamente affrontato. A tutt'oggi – infatti – sembriamo illuderci che il nazismo, il fascismo e tutti i fenomeni reazionari nascano dal nulla, o magari dall'incurabile devianza di alcuni esseri umani. Dimentichiamo sempre che nessun delitto viene portato a termine senza complici, per quanto involontari essi siano, e che relegare al rango di non-umane le efferatezze cui non vogliamo credere significa rifiutarsi di indagare le ragioni di certi fenomeni, e questo – in genere – è il modo migliore per assistere al loro ciclico, eterno riproporsi.

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