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Tragedia Chieti, funerali separati. L’ultimo saluto a madre e figlia venerdì 25 maggio

La magistratura ha concesso il nulla osta per i funerali di Marina Angrilli e della figlia Ludovica, 10 anni, vittime della tragedia avvenuta domenica scorsa in Abruzzo. Per Fausto Filippone, il 49enne che poi si è suicidato gettandosi dal viadotto Alento della A14, esequie quasi certamente separate.
A cura di Biagio Chiariello
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La Procura ha dato il nulla osta per i funerali di Marina Angrilli Ludovica Filippone, madre e figlia morte domenica scorsa, uccise da Fausto Filippone, il 49enne che tre giorni fa tra Francavilla a Mare e Chieti è stato protagonista di uno dei fatti di cronaca più crudeli degli ultimi anni. Lo ha fatto sapere il fratello della donna, che però non ha voluto rivelare per ora il luogo delle esequie per evitare l'assedio di giornalisti e curiosi. “Abbiamo avuto il nulla osta dall'autorità giudiziaria – ha detto all'ANSA Francesco Angrilli, ematologo all'ospedale di Pescara  – probabilmente i funerali ci saranno venerdì, ma sono timoroso nel rivelare il luogo, anche se so che poi alla fine si verrà a saperlo comunque. Francamente ho il terrore, avendo vissuto certa stampa, le televisioni accampate fuori casa, di ritrovarmi un tale assembramento lì. E comunque gli ultimi particolari non sono ancora certi”.

La data scelta è quella di venerdì 25 maggio. La famiglia Angrilli si stringerà attorno a Marina ed alla figlia per un ultimo straziante saluto. Come ipotizzato, i funerali di Fausto Filippone saranno svolti separatamente. Gli inquirenti stanno lavora senza sosta per ricostruire la dinamica di quella giornata di ordinaria follia e soprattutto cercare di capire cosa è scattato nella mente del 49enne che ha distrutto la propria famiglia. “Credo che la vita di mio cognato sia stata profondamente segnata dalla malattia e poi dalla morte della madre -spiega Francesco Angrilli – Era tempo che la mamma di Fausto era ammalata di Alzheimer, e questa malattia si è fatta chiaramente sempre più progressiva: la morte è stato il punto terminale di un percorso di aggravamento della malattia. Dietro a questi 15 mesi ci vedo la sofferenza e anche l’impotenza perché lui era profondamente legato alla madre: non credo che un suo eventuale disagio dipendesse da una problematica relativa alla vita matrimoniale”.

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