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Tentò di rubare una melanzana da 20 centesimi: 9 anni di processo, poi assolto in Cassazione

Protagonista un uomo della provincia di Lecce, che ha dovuto subire un lungo ed estenuante processo per furto.
A cura di Davide Falcioni
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E' stato necessario attendere un un pronunciamento della Corte di Cassazione per stabilire che sul furto di una melanzana, anzi il suo tentato furto, potesse essere applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Soprattutto, sono occorsi quasi nove anni fra indagini e processo per mettere la parola fine al procedimento giudiziario che ha visto protagonista un uomo che oggi ha 49 anni, di Carmiano (Lecce), e che nell’autunno del 2009 aveva avuto l'ardire di entrare in un campo di melanzane portandosi dietro un catino e lasciando l'auto parcheggiata sul ciglio della strada con il cofano aperto, atteggiamento che aveva fatto temere ai proprietari del terreno che volesse prelevare a Km0 qualche decina di chili del ortaggio, ovviamente senza pagare né chiedere il permesso. Non è escluso che l’intenzione dell'uomo fosse effettivamente quella, anche se in quel catino i carabinieri trovarono soltanto una melanzana. Il suo valore? Una ventina di centesimi di euro.

La vicenda avrebbe potuto concludersi con un rimbrotto da parte del proprietario del campo, invece è finita in tribunale ed è stato persino necessario attendere i tre gradi di giudizio e condurre una lunga inchiesta. Non solo: essendo indigente, il presunto ladruncolo ha dovuto usufruire del gratuito patrocinio, con un costo per lo stato di migliaia di euro. Nei processi di primo grado e di appello non erano state ravvisate le condizioni per giustificare il furto con la necessità di portare a casa un tozzo di pane così per l’imputato si era parlato di condotte abituali, a causa di alcuni precedenti precedenti all’anno 2000. In appello era stato condannato a 5 mesi di reclusione, ma l'ultima sentenza della Cassazione ha assolto l'uomo e bacchettato i giudici leccesi data la "particolare tenuità" del fatto.

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