Taranto, giovane immigrato si toglie la vita: “Gli era stato negato l’asilo politico”

Un giovane immigrato del Gambia, Amadou Jawo, si è tolto la vita impiccandosi al cornicione della casa a Castellaneta Marina, nella provincia di Taranto, dove viveva con altri connazionali. Il ragazzo aveva ventidue anni e da due viveva in Italia. Prima era stato in una struttura di accoglienza nella provincia di Lecce e poi si era trasferito a Castellaneta Marina. Per l'associazione Babele, che ha dato notizia della tragedia e ha lanciato una sottoscrizione per il rimpatrio della salma, il giovane immigrato “aveva avuto il diniego” alla domanda di asilo politico e non poteva più restare in Italia. “Desiderava tornare in Africa, ma temeva di essere additato come fallito e si vergognava. Ha pensato di non avere scelta”, è quanto hanno fatto sapere dall’associazione.
L'appello dell'associazione Babele per riportare la salma nel suo villaggio del Gambia – Il suicidio di Amadou Jawo risale a due giorni fa, quando appunto il giovane è stato trovato impiccato nella casa in cui viveva: a nulla sono serviti i tentativi di soccorso da parte del 118. L'associazione Babele sta raccogliendo donazioni con appelli diffusi anche tramite i social network “per riuscire a riportare la sua salma nel villaggio del Gambia in cui viveva”. “Servono in pochi giorni – fa sapere l’associazione – circa cinquemila euro per pagare l'agenzia funebre che si occupa dello spostamento”. “A Jawo Amadou, il 22enne del Gambia che lunedì si è suicidato a Castellaneta Marina, in provincia di Taranto, era stata negata la protezione internazionale per la quale aveva fatto richiesta. Il diniego gli è giunto probabilmente tra luglio e agosto scorsi, poi ha fatto ricorso al Tribunale e la Questura gli ha rilasciato conseguentemente un permesso temporaneo di soggiorno in attesa dell'esito del Tribunale”, la ricostruzione di Enzo Pilò, rappresentante dell'associazione Babele.
Fonti Viminale: "Permesso scadeva a marzo 2019"
Sul caso del ventiduenne suicida fonti del Viminale fanno sapere “che il ragazzo aveva un permesso di soggiorno con scadenza a marzo 2019”. E riguardo al diniego di asilo precisano che il procedimento non era stato ancora definito. Il giovane, che viveva con alcuni connazionali, aveva chiesto lo status di rifugiato in Italia – sempre secondo quanto ricostruito da fonti del ministero – che era stato respinto il 7 dicembre 2016, il ragazzo aveva poi fatto ricorso e il 12 ottobre scorso il giudice si era riservato la decisione. Inoltre, i carabinieri, intervenuti sul luogo del suicidio, hanno raccolto le dichiarazioni dei suoi compagni che hanno imputato il gesto a uno stato depressivo. Secondo gli inquirenti il giovane immigrato aveva anche manifestato l'intenzione di tornare in Gambia, usufruendo dei rimpatri assistiti.