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Tokyo tra 10 anni: il piano di riqualificazione renderà irriconoscibile il parco più famoso

Il progetto di riqualificazione della città di Tokyo stravolgerà uno dei quartieri più iconici della città: i cittadini si stanno ribellando.
A cura di Giusy Dente
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Meiji Jingu Gaien
Meiji Jingu Gaien

I residenti di Tokyo non stanno vivendo benissimo il piano di riqualificazione che porterà a un vero e proprio stravolgimento di alcune aree iconiche della città, che non saranno mai più le stesse. In particolare, sta attirando non poche critiche la decisione di intervenire sul famoso giardino del Santuario Meiji, uno dei parchi più amati della capitale giapponese, visitato da cittadini e turisti in cerca di pace, che restano incantati dai suoi colori. Il Jingu Gaien è considerato una preziosa eredità culturale, da preservare e non da modificare. Per questo il mese scorso si è svolta anche una manifestazione, che ha visto una massiccia partecipazione da parte di chi vorrebbe che il progetto venisse riconsiderato.

Il progetto che stravolgerà Tokyo

Meiji Jingu Gaien nel quartiere Shinjuku (Tokio) è un enorme parco che comprende aree verdi, attrazioni e numerosi impianti sportivi tra cui una pista di pattinaggio, campi da tennis, stadi di baseball, uno degli sport più popolari in Giappone. Tra i più famosi ci sono il Meiji Jingu Stadium (il più antico di Tokyo) e l'adiacente Stadio Principe Chichibu. Spicca nel quartiere anche il Santuario Meiji, uno dei siti più importanti della religione shintoista, completato nel 1926. Il fulcro del parco è la Ginkgo Avenue, una passeggiata di 300 metri fiancheggiata da oltre un centinaio di alberi di ginkgo, molti dei quali vecchi di più di un secolo. Il piano di riqualificazione urbana proposto, li mette tutti a rischio.

La protesta a Meiji Jingu Gaien
La protesta a Meiji Jingu Gaien

Il piano in questione è stato approvato a febbraio: 349 miliardi di yen (2,3 miliardi di dollari) per riqualificare una porzione di 28,4 ettari. Il progetto richiederà più di un decennio per essere completato: gli stadi saranno rasi al suolo e ricostruiti, sorgerà un nuovo hotel di lusso, verranno costruiti una torre e due grattacieli contenenti uffici e appartamenti di lusso. Tutto questo toglierà notevole spazio alle aree verdi. I lavori sono iniziati ufficialmente a marzo e da allora gli sviluppatori si sono impegnati a proteggere l’iconico filare di alberi di ginkgo e a preservare e migliorare la vegetazione attorno al polo sportivo, ma questo non è bastato a placare le ire dei residenti. Ne è nata anche una petizione, firmata da oltre 225.000 persone.

La protesta a Meiji Jingu Gaien
La protesta a Meiji Jingu Gaien

La richiesta alle autorità è di ritirare il sostegno al progetto. Rochelle Kopp, la consulente aziendale che ha organizzato la suddetta petizione, ha affermato che la gente non vuole  vedere alberi sacrificati in nome di grandi progetti edilizi. Ma non è tutto. I piani per costruire le fondamenta del nuovo stadio di baseball a una profondità di 40 metri, interferiranno con le radici degli alberi e bloccheranno il loro accesso alla luce solare e all'acqua. In effetti le paure della gente del posto non sono infondate. Il mese scorso il Consiglio internazionale dei monumenti e dei siti (ICOMOS), un organo consultivo dell’UNESCO, ha emesso un allarme patrimonio per Jingu Gaien.

Meiji Jingu Gaien
Meiji Jingu Gaien

L'organizzazione ha messo in guardia tutti: la potenziale distruzione di circa 3000 alberi e degli spazi verdi del parco potrebbe causare una perdita irreversibile del patrimonio culturale. Le autorità di Tokyo e la società immobiliare Mitsui Fudosan, a capo del progetto, hanno reagito affermando che avrebbero approfondito gli sforzi di conservazione. Dal canto loro c'è la volontà di piantare nuovi alberi a Jingu Gaien, considerato da sempre la "foresta del popolo". Ma non è una mossa apprezzata: gli alberi secolari sono sproporzionatamente migliori nell’assorbire l’anidride carbonica dall’atmosfera, rispetto a quelli più giovani e appena piantati.

Meiji Jingu Gaien
Meiji Jingu Gaien

Dalla sua creazione fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il parco è stato di proprietà del governo nazionale giapponese (e gestito dal santuario). Ma dopo la resa del Paese, l'occupazione americana ha controllato il sito finché i leader religiosi di Meiji Jingu non se ne sono presi la responsabilità a condizione che rimanesse aperto al pubblico. Ora si teme anche questo: che la natura prettamente commerciale della riqualificazione possa far cadere la promessa, rendendolo di fatto uno spazio non più pubblico.

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