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Stop ai resi gratuiti da Zara ad Amazon: cosa c’è di vero sulle nuove politiche di rimborso

L’ingente ammontare di restituzioni di merce sta diventando insostenibile anche per le società più grandi, per questo motivo si stanno valutando nuove alternative. Negli Stati Uniti già molti commercianti addebitano la spesa al cliente, ma come evolveranno le cose in Italia?
A cura di Annachiara Gaggino
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Il reso potrebbe non essere più gratuito. La restituzione dei prodotti ha un costo: per l'ambiente e per le aziende. Molte grandi realtà, attive nel settore della moda, infatti, hanno proposto un cambio di rotta e stanno studiando delle misure alternative per limitarlo. Ad attivarsi per addebitare al cliente le spese del rimborso colossi come Amazon, Zara, Abercrombie & Fitch, H&M J.Crew. L'obiettivo dichiarato sarebbe quello ecologico, la facilità del reso porta gli utenti ad acquistare in maniera compulsiva, incrementando il consumo di capi d'abbigliamento e le emissioni conseguenti alle consegne.

La verità però è un'altra: il costo del reso gratuito sta diventando insostenibile anche per compagnie delle dimensioni di Zara e Amazon, che si sono ritrovate a dover gestire merce acquistata e poi restituita, talvolta addirittura dopo essere stata utilizzata. Le aziende si sono rese conto che spesso i clienti effettuavano più ordini dello stesso capo, in diverse taglie e colori, in modo da poterlo provare comodamente a casa e tenere solo quello preferito.

La Repubblica ha riportato che, secondo i dati della National Retail Federation nel 2022, solo in America, i consumatori hanno rispedito circa il 17% della merce acquistata, per un totale di 816 miliardi di dollari (pari a 741,3 miliardi di euro). Secondo la società di servizi di vendita Inmar Intelligence, i rivenditori spendono 27 dollari (25 euro) per gestire il reso di un articolo da 100 dollari. Sembrano essere queste le motivazioni principali che hanno spinto le aziende a rivedere la politica dei resi, una rivoluzione che parte dal Regno Unito per poi espandersi globalmente.

Cosa succede nel resto del mondo

In Gran Bretagna è stata Zara la prima a voler dire basta al reso gratuito e da un anno a questa parte addebita 1,95 sterline (2,2 euro) a coloro che restituiscono un capo online, attraverso i punti di consegna gestiti da terzi; rimane gratuito, invece, il reso direttamente in negozio. Seguono a ruota anche gli Stati Uniti dove, secondo i dati della società di logistica Happy Returns, riportati dal New York Post, più di quattro commercianti su cinque mettono a carico del cliente le spese di restituzione del prodotto.

Amazon ha scelto di imporre una commissione di 1 dollaro (90 centesimi) se si sceglie di rendere un prodotto in un punto di ritiro, mentre rimangono gratuiti nei negozi dove il colosso del retail ha firmato partnership, quali Whole Foods, Amzon Fresh o Kohl's. Sempre secondo quanto riportato dal New York Post negli Stati Uniti H&M addebita un costo di 5,99 (5,4 euro) dollari al cliente che decide di restituire mediante servizio postale, mentre Dillard's arriva a imporre 9,95 dollari (9 euro).

Cosa accade in Italia e come cambieranno le regole

Per ora non sembra che le cose siano destinate a cambiare nella penisola. Il servizio di reso di Zara rimane gratuito se il prodotto viene riportato in negozio, mentre vengono detratti 4,95 euro dal rimborso se si sceglie il servizio di ritiro a domicilio; mentre H&M agevola i membri, offrendo il reso gratuito a chi è iscritto al programma fedeltà, mentre agli altri sarà addebitato un importo di 2,99 euro (sempre che il capo non sia difettoso, a quel punto il reso è sempre gratuito).

Per quanto riguarda i rivenditori del lusso Luisaviaroma addebita al cliente il 10% del valore del reso, mentre su Net-a-Porter la restituzione è sempre gratuita. Amazon Italia non sembra aver modificato particolarmente le sue politiche di reso, che continua a rimanere gratuito, a carico del cliente solo se il prodotto è spedito da terzi. Tutto questo in conformità con il diritto di recesso del consumatore, esercitabile entro 14 giorni dall'acquisto, che rimane garantito e gratuito; se si rispetta questo termine verranno restituite anche le spese di spedizione.

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