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Petizione contro borse di studio Shein, una studentessa boicotta il brand low cost

Ha fatto il giro del mondo la notizia di Lexy Silverstain, la studentessa che si è schierata contro le borse di studio del marchio fast fashion. Per la ragazza si tratterebbe di un’operazione di greenwashing.
A cura di Eleonora Di Nonno
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credits_ Instagram @lexysilverstein
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"Come può un college che si presenta come una delle 10 migliori scuole al mondo di moda sostenibile collaborare con una delle più grandi aziende di fast fashion nel nostro settore?" A denunciarlo al Guardian è Lexy Silverstein, una studentessa del Fashion Institute of Design & Merchandising (FIDM) di Los Angeles, che ha criticato la sua università per aver accettato mezzo milione di euro da Shein per 12 borse di studio.

La petizione contro Shein

"Sono molto grata che la mia università stia offrendo agli studenti questa opportunità, ma Shein è la scelta peggiore possibile per una partnership come questa" ha spiegato Silverstein. La studentessa ha lanciato una petizione per porre fine alla collaborazione tra il marchio cinese e la sua università. Per il momento le firme sono arrivate a 4.500, quasi il doppio delle iscrizioni alla FIDM (1.746 studenti). La storia ha fatto il giro del mondo ed è stata anche riportata da Vogue. Ma la notizia, in realtà, aveva già fatto scalpore a maggio, quando sul sito del college era stato annunciato il progetto: "Dodici studenti riceveranno una borsa di studio da 40.000 dollari ciascuno e parteciperanno a un programma di creazione di una collezione di dieci capi che saranno venduti sulla piattaforma di Shein". Un'iniziativa curiosa, dato che il brand è stato spesso attaccato per aver plagiato stilisti famosi ma anche stilisti emergenti.

Si tratta di un'operazione di greenwashing?

Ciò che ha spinto Silverstein ad agire è il tentativo di ostacolare il colosso del fast fashion in una mossa che sembra giovare solamente all'azienda. Per la studentessa si tratterebbe di un'operazione di pulizia dell'immagine, in cui il brand punterebbe a riabilitare il proprio nome tramite collaborazioni con le università. Non è la prima volta che Shein prova a fare una cosa del genere. Nel 2021 l'azienda aveva avviato una partnership con l'Indiana University per creare percorsi di carriera per studenti internazionali. Un progetto morto sul nascere dopo le critiche degli studenti che sostenevano come il brand non fosse famoso per pratiche lavorative sostenibili.

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