Le curvy sono passate di moda: alle sfilate non c’è posto per le plus size in passerella

Le mode, per definizione, vanno e vengono: e lo è stata anche la body positivity. Forse il movimento ancora riesce a trovare validità sui social, dove con convinzione c'è chi porta avanti una narrazione volta a smontare certi stereotipi, a infondere sicurezza alle donne, affinché non si sentano ingabbiate in certi canoni, costrette ad assecondare certi modelli imposti. Ma sulle passerelle, il discorso è molto differente. Cavalcando l'onda di una crescente richiesta di inclusività, le sfilate si sono adeguate per alcuni anni, proponendo in passerella modelle che fino a vent'anni fa mai ci si sarebbe sognati di veder sfilare. Ma di quella battaglia è rimasto ben poco, perché come ogni tendenza passeggera, sembra che anche le modelle curvy e plus size siano già sulla via del tramonto. Lo dimostrano i dati di Vogue Business, che fotografano un ritorno al passato nel report su distribuzione di taglie straight, mid e plus size. Sembra che i pochi look al di sopra della taglia 46 siano rimasti per "facciata"; paradossalmente si è dimezzata la rappresentanza delle taglie medie.
Dove sono finite le taglie medie e le taglie forti?
Anche quest'anno Vogue Business ha stilato il suo rapporto sull'inclusività, che riporta dati poco incoraggianti, estrapolati analizzando le passerelle di New York, Londra, Milano e Parigi e le sfilate Primavera/Estate 2026 appena concluse (esclusi gli show digitali). La comparsa di modelle curvy e plus size sulle prestigiose passerelle delle Fashion Week era stata una rivoluzione: sembrava che la moda volesse finalmente aprirsi a fisicità diverse, a corpi fino a quel momento esclusi, come se non esistesse altro che la magrezza e non ci fosse posto per taglie superiori alla 40. Veder sfilare Precious Lee, Ashley Graham o Paloma Elsesser per nomi importanti del settore fashion è stato di grande impatto.

Ma in fondo, si sapeva che il fenomeno non era destinato a durare. Quest'anno secondo il report dei 9038 look presentati in un totale di 198 sfilate e presentazioni, la quasi totalità erano taglie dalla 36 alla 40: il 97,1%. A seguire il il 2% erano taglie dalla 42 alla 46 e solo lo 0,9% erano oltre la 46. Rispetto alla Primavera/Estate 2025 mentre la rappresentanza delle taglie forti è quest'anno rimasta pressoché invariata, a diminuire anzi a dimezzarsi è stata quella delle taglie medie, che sono quelle che rappresentano forse la maggioranza delle donne.

Un dato parzialmente incoraggiante arriva da New York, che in passato si era dimostrata la più aperta verso la diversity. Lì l'inclusività delle taglie è complessivamente diminuita. Nello specifico: i look di taglia media sono scesi dal 2,8% della scorsa stagione all'1,5%, i look di taglia forte (ossia i look over 46) sono aumentati dallo 0,5% all'1%, i look di taglia normale sono aumentati dal 96,7% della scorsa stagione al 97,5% in questa stagione. Bene a Londra, che si è confermata la più inclusiva. Qui le taglie medie sono passate dal 6,5% al 6,7%, le modelle over 46 sono salite dall'1,6% di sei mesi fa al 2,8%, le taglie standard sono diminuite passando dal 92,8% al 90,5%.

Male Milano, dove solo quattro brand rispetto agli otto della scorsa stagion ehanno incluso modelle plus suze: Boss, Marco Rambaldi, Antonio Marras e Sunnei. I look curvy sono aumentati dallo 0% allo 0,2%, i look di taglia standard sono rimasti fermi al 99,1%, mentre i look di taglia media sono scesi dallo 0,9% allo 0,7%. Sono diminuiti a Parigi i look di taglia standard: dal 98,9% al 97,9%. Qui i look per taglie medie sono aumentati dall'1% all'1,5% e i look per taglie forti sono aumentati dallo 0,1% allo 0,6%.