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La storia dei migranti Ghizlane e Ahmed, quando la moda diventa un ponte tra l’Italia e il mondo

Ghizlane e Ahmed hanno raccontato a Fanpage.it la loro esperienza nel progetto Fashion Deserves The World. L’iniziativa permette a 15 giovani, migranti e rifugiati, di accedere al fashion system italiano.
A cura di Eleonora Di Nonno
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Ero così affamata di opportunità che quando ne ho ricevuta una l’ho sfruttata al 100%, so che lo stesso vale anche per altri ragazzi stranieri”. Inizia così il racconto di Ghizlane, 28enne marocchina, una delle ragazze che ha partecipato al programma Fashion Deserves the World. L’iniziativa consiste nell’inserimento nel fashion system italiano di 15 giovani migranti e rifugiati che, dopo un periodo di formazione nei diversi ambiti della moda, vengono segnalati alle aziende partner, tra cui Fendi, Gucci, il gruppo Aeffe, Valentino, Moncler, Zegna. Il progetto, lanciato nel 2021 da Camera Nazionale della Moda in collaborazione con Mygrants e l’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR), ha avuto un grandissimo successo. Mentre si attende il bilancio della seconda edizione, ecco alcune storie di chi ha preso parte al progetto: Ghizlane e Ahmed hanno raccontato a Fanpage.it le loro esperienze.

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La storia di Ghizlane Bedoui

Durante un job meeting organizzato dall’Università di Pisa incontrai due imprenditori – racconta Ghizlane Bedoui a Fanpage.it – uno dei quali, riferendosi al velo, mi chiese se potessi togliermi “quel coso” che avevo in testa. Dopo questa frase mi spostai in uno stand diverso, lì incontrai un altro signore a cui chiesi se il mio hijab rappresentasse un problema. Mi rispose che non gli importava cosa avessi sopra la testa ma “quello che c’era dentro”. Mi commuovo ancora a ripensarci”. Ghizlane, nata in Marocco e arrivata in Toscana a 5 anni, da sempre si scontra con pregiudizi del genere. Ma le difficoltà sono anche in famiglia, dovendo fronteggiare la diffidenza dei genitori, contrari al desiderio della figlia di lavorare nell’ambito del fashion. “Mi hanno costretta a iscrivermi all'istituto tecnico per Geometri ma il mio pallino è sempre stato diventare una designer. Quando ho iniziato l’università in economia lavoravo contemporaneamente nel servizio civile, puntavo a mettere da parte i soldi per pagarmi una scuola di moda” continua Ghizlane.

Ghizlane Bedoui
Ghizlane Bedoui

La svolta arriva con il progetto Fashion Deserves the World: “Sono grata di aver ricevuto questa opportunità, durante la formazione, tra gennaio e marzo 2022, ho approfondito tutto ciò che mi interessava: dai tessuti fino alla ricerca delle tendenze – spiega Ghizlane – Ora lavoro come sarta a mano nell’azienda Gucci a Novara. Il mio sogno è creare un brand di vestiti per ragazze “metà e metà” come me”. Una “via di mezzo”, è così che si sente Ghizlane. “Uno straniero si sente straniero due volte: nella patria d’origine e nel Paese dove arriva. Nel cuore ho sia il Marocco che l’Italia, ma so che in fondo non appartengo a nessuno dei due Paesi. La moda e progetti come Fashion Deserves The World rappresentano un ponte”.

Ghizlane Bedoui mentre va a lavoro
Ghizlane Bedoui mentre va a lavoro

La storia di Ahmed

Sono arrivato in Italia nel 2018. Dopo aver partecipato alle manifestazioni della Primavera Araba non potevo più rimanere in Egitto – spiega Ahmed, che preferisce non specificare il cognome, 31 anni- mi sono laureato in economia e commercio ma sapevo che qui, prima di tornare nel mio settore, avrei dovuto cercare lavoretti temporanei ”. Ahmed inizia a lavorare in pizzeria e in alcuni mercati ortofrutticoli, nel frattempo studia la lingua e continua a mandare curriculum a tantissime aziende. Tutto si ferma a causa del Covid ma la speranza ritorna grazie a Fashion Deserves the World.

Ghizlane Bedoui durante una lezione del progetto Fashion Deserves the World
Ghizlane Bedoui durante una lezione del progetto Fashion Deserves the World

Non potevo credere che cercassero persone come me, rifugiati e stranieri. Il progetto mi ha fatto aprire gli occhi sul mondo della moda, su tutto quello che c’è dietro le sfilate e su come gestire questo settore. Ora sono nella sezione finanziaria di Fendi, a Roma – continua Ahmed – Spesso nei centri di accoglienza forniscono il necessario per vivere ma non ti permettono di renderti utile per la società. Sono iniziative come queste che consentono di scoprire le potenzialità di chi arriva in Italia. Il mio obiettivo è questo: migliorare sempre di più nel mio lavoro e, in futuro, costruirmi una bella famiglia”.

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