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Giorgio Armani, il Governo potrebbe impedire di vendere l’azienda all’estero: cos’è il golden power

Giorgio Armani, nel suo testamento, ha previsto la vendita dell’azienda. Ma il Governo potrebbe agire per impedire che finisca in mani straniere.
A cura di Giusy Dente
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Giorgio Armani nel suo testamento ha pensato davvero a tutto, non solo alla spartizione di beni e proprietà (case, opere d'arte, yacht). Ha messo nero su bianco anche il destino della sua azienda: aveva le idee chiarissime sulla gestione aziendale senza di lui, dopo la sua morte. Dal documento emerge tutta la sua lucidità e la sua profonda conoscenza del settore. Sicuramente ha dato la priorità alla continuità nell'immediatezza, ma ha prestato anche molta attenzione alle tempistiche, ai cambiamenti del mercato da qui ai prossimi anni, mettendo in conto anche la vendita in un futuro neppure troppo lontano.

Qual è il futuro della Maison senza Giorgio Armani

Giorgio Armani prima della morte possedeva il 99,9% delle quote in azienda, con la piccola restante parte nelle mani della Fondazione Armani. Ora, con la sua morte, per sua stessa volontà alla Fondazione Armani va il 100% delle quote della Maison. Ma le cose cambieranno. Lo stilista ha scritto nero su bianco come muoversi nei prossimi mesi e ha previsto, decorsi 12 mesi ed entro 18 mesi, che il 15% debba andare a un colosso della moda tra Lvmh, EssilorLuxottica e L'Oréal. Sono tre gruppi importantissimi nel settore fashion e luxury. La prima multinazionale è proprietaria già di marchi prestigiosi come Christian Dior, Fendi, Celine, Guerlain, Givenchy, Tiffany & Co. La seconda azienda è specializzata in occhiali. La terza, invece, è specializzata nei prodotti di cosmetica e bellezza ed ha un accordo di licenza con la società italiana Giorgio Armani fino al 2050. In alternativa a queste, ci si potrà affidare "ad altre società o gruppo societario dalla stessa individuato con l’accordo di Leo Dell’Orco". Il nome del braccio destro dello stilista emerge come figura chiave, destinatario di molti dei beni del compagno e con un ruolo di primo piano in azienda. Non poteva che essere altrimenti, vista la collaborazione longeva tra i due, il loro profondo legame personale e professionale.

Qual è il ruolo del governo

Secondo Milano Finanza, a Palazzo Chigi si starebbe considerando la possibilità di utilizzare il golden power. Di cosa si tratta? Sarebbe un modo per proteggere l'italianità del brand. L'azienda di Giorgio Armani è un orgoglio del Made in Italy, che però potrebbe finire in altre mani, in mani straniere stando al piano stilato dallo stilista. Lo strumento del golden power, invece, viene sfruttato in via eccezionale dai Paesi proprio per poter entrare in merito ad alcune operazioni finanziarie di particolare interesse nazionale, tutelando gli interessi del Paese stesso. Questi poteri speciali esercitabili dal Governo sono disciplinati dal decreto-legge 15 marzo 2012 n. 21. MF riporta anche l'ipotesi di un quarto giocatore nella partita, oltre a Lvmh, EssilorLuxottica e L'Oréal: sarebbe Essilux. Ma non è tutto. Giorgio Armani ha previsto, sempre precisando l'obbligatorietà dell'accordo accordo di Leo Dell’Orco, anche un altro passaggio cruciale. Ha inserito in testamento la cessione di quote della Giorgio Armani spa tra il 30% e il 54,9% dal terzo anno dalla successione ed entro il quinto. In alternativa a questo, la cessione in Borsa entro l'ottavo anno.

Chi comprerà la Maison

Alcuni dei gruppi chiamati in causa per il possibile acquisto della Maison, hanno rilasciato i loro commenti in merito. "Valuteremo attentamente, insieme al consiglio di amministrazione, questa prospettiva evolutiva, che merita un'attenta considerazione alla luce dei profondi legami che già uniscono i due gruppi" ha fatto sapere EssilorLuxottica. Ancora nessun commento da Lvmh, sentita da MFF. "Siamo colpiti e onorati per il fatto che il signor Armani abbia pensato a L’Oréal per entrare nel capitale della sua bellissima azienda" ha dichiarato il colosso francese.

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