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Festival di Sanremo 2022

Gaetano Castelli racconta il palco di Sanremo 2022: “La scenografia rappresenta la luce alla fine del tunnel”

Sanremo 2022 è ormai prossimo ed è stata svelata la prima immagine del palco allestito all’Ariston. Gaetano Castelli, scenografo di fama internazionale con all’attivo ben 20 Festival, a Fanpage.it racconta come ha pensato il nuovo palco, perché ha eliminato i fiori e come riesce a far sognare il pubblico italiano.
A cura di Clara Salzano
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La scenografia del Festival di Sanremo 2022 ideata da gaetano e Maria Chiara Castelli
La scenografia del Festival di Sanremo 2022 ideata da gaetano e Maria Chiara Castelli
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Il Festival di Sanremo è senza dubbio l'evento canoro e televisivo più importante e atteso dell'anno. Mancano pochi giorni all'inizio di Sanremo 2022 ed è stata svelata la prima immagine della scenografia del palco di quest'anno. Abbiamo intervistato lo scenografo Gaetano Castelli che, insieme alla figlia Maria Chiara Castelli, ha realizzato l'allestimento scenografico per l'Ariston. Quella del 2022 è la ventesima scenografia sanremese della sua carriera. Dal ritorno al sipario all'assenza di fiori, dagli aneddoti su Pippo Baudo alle scenografie con Celentano, ecco cosa ci ha rivelato il celebre scenografo Gaetano Castelli.

È stata pubblicata la prima immagine della scenografia di Sanremo 2022: può raccontarcela?

È il 20esimo Festival di Sanremo che curo, l’ottavo con mia figlia, innanzitutto c’è un equipe affiatata con cui lavoro e ci tengo a sottolinearlo. Volevo che la scenografia di quest’anno fosse completamente diversa dallo scorso anno e da quelli precedenti. È ovvio che ci sia uno stile riconoscibile. Io ad esempio amo le linee curve. Lo scorso anno non ce ne erano, era basato tutto sulla prospettiva e c’erano i ledwall. Quest’anno è l’opposto: le curve sono state il mio punto di partenza. Le immagini condivise ieri, con le luci, fanno sembrare la scena colorata ma è tutta bianca. Volevo togliere questo cupo che c’è oggi nelle scenografie dove ci sono tutti questi ledwall. Un’altra cosa tipica di questa scenografia sanremese sono le forme scultoree bianche, traforate e tridimensionali. Abbiamo creato uno stampo apposito e le luci possono attraversare quei fori. L’idea è stata quelle di simboleggiare l'uscita da un tunnel. È un augurio, una sorta di abbraccio. La cupola in alto diventa un tunnel, uno spazio quasi infinito quasi. È una scenografia che cammina: si strizza un occhio alla tradizione e l’altro ad un’altissima tecnologia.

La scenografia del Festival di Sanremo 2021 con Amadesu, scenografia di Gaetano e Maria Chiara Castelli
La scenografia del Festival di Sanremo 2021 con Amadesu, scenografia di Gaetano e Maria Chiara Castelli

La scenografia di Sanremo 2022 doveva essere “un disegno tra passato e futuro”: quanto c’è di retrò e quanto di contemporaneo?

Amadeus mi aveva chiesto di inserire citazioni e tributi ai vecchi palchi di un tempo, per cui, in primis, ho pensato di introdurre il sipario. Un elemento che tutti pensano sia qualcosa di antico, il sipario di Sanremo 2022 è però un sipario di un tessuto particolare, leggero, che fa intuire la scena dietro ma non la scopre, poi man mano si alza e svela tutta la scenografia, tutta bianca. Del passato c’è il ritorno al bianco, le forme scultoree bianche e il sipario che era l’apertura di ogni varietà. Il sipario ci riporta subito all’idea di teatro tradizionale col pubblico in sala, ma man mano questo sipario si alza e rivela un mondo modernissimo. Inoltre la scenografia quest’anno è bianca, le luci, e quindi i colori, si scelgono in diretta, solo in base al personaggio e alla musica. Se la canzone è ritmata le luci saranno più colorate. La scena cambia continuamente.

Il Festival di Sanremo 2021 senza pubblico
Il Festival di Sanremo 2021 senza pubblico

Quanto la tecnologia ha cambiato le scenografie di Sanremo?

Io vedo sempre qual è la tecnologia nuova a disposizione. Ai tempi di Antonello Falqui c’era solo un proiettore e le gelatine, eravamo limitati, perché dovevamo studiare in partenza tutti i colori. Oggi con i proiettori a Led è tutto più facile, ci sono molte più possibilità ma non bisogna abusarne altrimenti si rischia di fare l’effetto discoteca. Ci sono sempre pro e un contro nelle nuove tecnologie. Io sono a favore dei Ledwall ma sono uno scenografo. Per me è importante creare la struttura scenografica e non fare solo Ledwall. Questo perché il Ledwall quando è spento è uno schermo elettronico nero, per cui bisogna mandare sempre delle immagini. Siccome la grafica per i Led viene fatta in un altra sede, se non si progetta una scenografia, c’è il pericolo che le luci e la grafica prendono il sopravvento e questo non è un buon servizio verso il pubblico.

I Maneskin nella serata finale del Festival di Sanremo 2021 con Amadeus e Fiorello
I Maneskin nella serata finale del Festival di Sanremo 2021 con Amadeus e Fiorello

Come nasce la scenografia dell'Ariston per Sanremo?

Quando butti giù un’idea subito coinvolgi tutte le altre professionalità per realizzarla. Facciamo un 3D per simulare le ottiche delle telecamere al fine di vedere le inquadrature al Teatro Ariston. Per me è stato fondamentale Antonello Falqui, lui era il capitano e voleva attorno a sé i direttori artistici, della fotografia, gli attori e i direttori d’orchestra. Oggi è cambiato tutto, c’è gente che cammina per proprio conto ma per me è un male perché è il gruppo che decide l’unità stilistica. Non abbiamo sorprese perché abbiamo deciso tutto prima. La scenografia si decide tutti assieme.

Quanto tempo richiede il lavoro per la scenografia e quando iniziano i lavori?

L’idea nasce in realtà poco dopo la fine di un festival di Sanremo, dopo tre quattro mesi. Per cui diventa difficile pensare a una nuova scenografia, è complesso riuscire a non replicare e cancellare immediatamente l’immagine della precedente e di quelle del passato. Dopo venti scenografie può essere difficile trovare qualcosa di diverso. Quest’anno abbiamo iniziato a lavorare da dicembre senza fare neppure l’ultimo dell’anno a casa perché bisognava fare tutti i giorni i tamponi.

Il Festival di Sanremo 2010 con Antonella Clerici senza la scala
Il Festival di Sanremo 2010 con Antonella Clerici senza la scala

Chi decide la scenografia del Festival di Sanremo? Quanto incide il Direttore Artistico?

Io presento il progetto e, semmai sarà per la mia età e la mia esperienza, ma in genere io ho sempre avuto carta bianca. Ad esempio ad Amadeus è piaciuta l’idea del sipario quest’anno. In occasione del primo Festival di Sanremo di Amadeus, tre anni fa, inizialmente lo convinsi a togliere la scala. Poi mi chiamò per dirmi che ci aveva ripensato: “Per me la scala è ormai un simbolo di Sanremo” e io la rimisi nella scenografia. L’unica che si è convinta e ha avuto la forza di eliminare la scala è stata Antonella Clerici per un motivo molto semplice perché avendo lei quegli abiti particolari non vedeva i piedi, e mi disse: “Gaetano inventati, un ascensore, un tapis roulant, qualcosa ma io non posso scendere le scale dell’Ariston”. Allora io ho progettato un'ellisse con un braccio meccanico che serviva da ascensore e così ho potuto eliminare la scala.

La scenografie senza scala del Festival di Sanremo 2010 con Antonella Clerici
La scenografie senza scala del Festival di Sanremo 2010 con Antonella Clerici

Com’è stato progettare una scenografia durante una pandemia? 

È stato stimolante lavorare alla scenografia di quest'anno perché speriamo di far sognare il pubblico e di fargli dimenticare questa pandemia. C’è voglia di apertura, di sbloccarci. È stato complesso perché abbiamo dovuto rispettare tutta una serie di misure per la sicurezza. È stato complicato ma anche positivo. Dovendo distanziare gli orchestrali e il coro di oltre un metro per la normativa anti covid, abbiamo dovuto allargare lo spazio riservato all’orchestra togliendo tredici file di pubblico. Abbiamo progettato il palco in modo che il pubblico da casa possa vedere un’orchestra immensa. Quest'anno è come se il palco continuasse nell’orchestra. Posso dire di aver avuto un vantaggio nello svantaggio, perché ingrandendo l'orchestra ho ridotto la platea. 

Il Festival di Sanremo del 1996 con Pippo Baudo e l'orchestra sul palco
Il Festival di Sanremo del 1996 con Pippo Baudo e l'orchestra sul palco

Perché non c'è più l'orchestra in primo piano sul palco?

Premetto, quando abbiamo iniziato qui all’Ariston non c’era l’orchestra, gli artisti cantavano su delle basi musicali. Poi nell’88, quando feci la scenografia liberty, introducemmo per la prima volta l’orchestra e da lì Pippo Baudo volle sempre l’orchestra dal vivo e doveva stare alle sue spalle perché a lui piaceva interagire con gli orchestrali, improvvisava. Non sono mai riuscito a convincerlo a portare l’orchestra giù. Poi ci sono riuscito con Bonolis, a cui proposi di portare l’orchestra nel suo luogo tipico, raddoppiando lo spazio sul palcoscenico. Con l’orchestra sul palco, considerando che la scala è obbligatoria, era difficile far fare dei balletti. Celentano addirittura voleva il palcoscenico libero e io ho avuto l’idea di far volare la scenografia in alto e il sotto era tutto vuoto così ha potuto proiettare i suoi video. Dunque portare l’orchestra avanti ha aperto un mondo per la scenografia.

Il 59° Festival di Sanremo con Bonolis
Il 59° Festival di Sanremo con Bonolis

Perché nelle ultime scenografie di Sanremo non ci sono i fiori?

È una battaglia che ho vinto io. Mi attaccò anche un assessore di Sanremo ma va detto che innanzitutto molti provenivano dall'Olanda. Ho messo in televisione i fiori tante volte perché costretto, ma mettere dei fiori in un programma è sempre pericoloso perché si può creare l'effetto funerale o matrimonio. Poi in televisione non si vedevano mai particolari dei fiori, si notava solo un bordo in lontananza sul palco. Così ho proposto di far arrivare un mazzo di fiori sul palco e farlo inquadrare dal regista, in modo da avere i fiori a tutto schermo e poterli far ammirare al pubblico in primo piano. Ho portato così i fiori nelle case degli italiani.

Il Festival di Sanremo 2021. Sul palco Elodie con i fiori di Sanremo
Il Festival di Sanremo 2021. Sul palco Elodie con i fiori di Sanremo

Cos'è per lei la scenografia?

Per me la scenografia è architettura, scultura e pittura. Nella mia carriera ho vissuto, fortunatamente, tutto quello di più bello che c’è stato nella televisione italiana. Ho sempre cercato di creare per il pubblico a casa qualcosa di spettacolare. La scenografia era ed è importantissima, perché dopo che la signorina faceva l’annuncio la prima cosa che si vedeva era la scenografia e da quello capivi se il programma era importante oppure no. A volte era pericoloso, magari si faceva una scenografia grandiosa che creava aspettative nel pubblico sul programma e poi non arrivava nulla, poteva essere anche una sorta di specchietto delle allodole. Per fortuna io ho sempre lavorato con i più grandi.

La scenografia del Festival di Sanremo 1994 di Gaetano Castelli
La scenografia del Festival di Sanremo 1994 di Gaetano Castelli

Lei che tipo di scenografo è?

Io mi reputo un po’ un sarto e faccio la scenografia in base al personaggio. Ad esempio con Fiorello quando facemmo “Il più grande spettacolo dopo il week end” con la passerella io pensai proprio al suo modo di fare, di andare in giro, in mezzo al pubblico. E in effetti Fiorello mi disse: “Tu mi fai sentire bene perché mi fai una scena che mi fa sentire al centro, protagonista”. Quando progetto una scenografia io seguo la forma. Ogni oggetto ha una struttura e io seguo un’unità stilistica. Per me c’è sempre un’architettura dietro.

La scenografia del più grande spettacolo dopo il week end con Fiorello
La scenografia del più grande spettacolo dopo il week end con Fiorello

C’è qualche episodio particolare che ricorda riguardo ai suoi lavori per la tv? Un programma o un direttore artistico/conduttore che più l’ha segnata?

Nel mio cuore c'è Sanremo. Io devo molto, anzi tutto, a due persone: Antonello Falqui, che mi ha insegnato il rigore, la professionalità e la pulizia, e a Pippo Baudo, perché ho fatto tutti i lavori con lui. Il primo Sanremo non si scorda mai, ero giovane e arrivare al Festival, quando non c'era mai stata prima una vera e propria scenografia, per me è stato un esame. Ero abituato agli studi televisivi e non è stato facile mettere il palcoscenico e l'orchestra sul palco dell'Ariston che è un teatro e non uno studio televisivo. Poi non dimenticherò mai la scenografia di Rockpolitik con Celentano, la più grande mai realizzata, in più di 80 metri. L'abbiamo costruita nei capannoni dove facevano gli aerei nel 1918. Celentano ha fatto bucare il pavimento con le ruspe, ha voluto ricreare i Navigli di Milano. La costruimmo a Cinecittà a Roma e poi la portammo a destinazione. Celentano io lo adoro.

Rockpolitik di Celentano con le scenografie di Gaetano Castelli
Rockpolitik di Celentano con le scenografie di Gaetano Castelli

Quale scenografia del festival di Sanremo non curata da lei ha ritenuto valida?

Ognuno ha il proprio linguaggio e il proprio stile. Quella che mi ha colpito di più è stata la scenografia di Armando Nobili per il Festival di Sanremo del 2000. Fece un fondale settecentesco dipinto, con una volta affrescata, e mise gli specchi laterali sul palco dando l'impressione di moltiplicare lo spazio all'infinito, che è un'idea presa dalle mie scenografie ma lui affermò: "Se Castelli l'ha fatta non è che io copio, è un'idea valida".

Il festival di Sanremo 200 con la scenografia di Armando Nobili
Il festival di Sanremo 200 con la scenografia di Armando Nobili

Come si diventa uno dei più grandi scenografi al mondo?

Il segreto è uno solo (lo dico sempre, lo ripeto e per questo mi prenderanno per arteriosclerotico): ci vuole entusiasmo. Bisogna difendere la propria professione come se fosse la vita. Io non permetto a nessuno di distruggere la mia immagine. Se io mi rimbecillisco e faccio una scenografia brutta devo prendermela solo con me stesso. Poi c'è bisogno sempre di aggiornamento professionale ed esperienza. Io ancora viaggio molto, in tutto il mondo. Poi mi piace stare tra i giovani, io cerco di dare molto e ricevo tanto. Mi sento realizzato quando guardo nei miei alunni e i loro lavori di oggi.

Gaetano Castelli con Bonolis alla mostra di pittura del noto scenografo
Gaetano Castelli con Bonolis alla mostra di pittura del noto scenografo

Un consiglio per i giovani scenografi di oggi.

Bisogna saper guardare la realtà attorno a sé, bisogna tenersi sempre aggiornati e girare il mondo. Viaggiare era una cosa che io ai miei tempi non potevo fare ma loro oggi possono. Bisogna sempre essere pronti a catturare i dettagli del mondo, perché le cose si imparano sempre facendole. Senza mai dimenticare che siamo fabbricatori di sogni.

Il sipario nella scenografia di Al Paradise di Gaetano Castelli
Il sipario nella scenografia di Al Paradise di Gaetano Castelli

C'è un sogno che non ha ancora realizzato?

È un ritorno. Vorrei che la Rai facesse una volta l'anno un grande varietà, perché il pubblico ha voglia di divertirsi. Oggi in televisione abbiamo tutti format stranieri e invece dobbiamo tornare a fare un varietà tutto italiano. Non voglio fare il nostalgico anzi, ci vogliono delle persone giovani, gente nuova che sappia fare il varietà. Perché non è passato come genere televisivo. C'è solo bisogno di avere persone che lo sappiano fare. Sono terrorizzato perché stanno scomparendo i laboratori artistici (costumi, scene, etc) che sono il nostro DNA e si rischia di far morire l'Arte. Il sogno quindi è tornare a fare una gran varietà, soprattutto nei tempi bui dobbiamo far ridere il pubblico.

La scenografia del Festival di Sanremo 2020 di Gaetano Castelli
La scenografia del Festival di Sanremo 2020 di Gaetano Castelli
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