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La sfida dell’edilizia green: come saranno le case sostenibili del futuro

Living Places è un esperimento che guarda a un futuro sostenibile, a una nuova edilizia con poco sfruttamento di risorse e basse emissioni di CO2.
A cura di Giusy Dente
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Instagram @effektarchitects, Ph. Adam Mork
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Come saranno le case del futuro? Living Places le ha immaginate sostenibili, più adatte alle trasformazioni a cui il nostro mondo va incontro, soprattutto dal punto di vista climatico e della disponibilità limitata di risorse. Living Places è solo un esperimento, ma vuole dimostrare appunto che edifici rispettosi dell'ambiente sono possibili. Proprio Living Places è stato scelto come una delle soluzioni che la Danimarca potrà offrire per aiutare a ricostruire l’Ucraina.

Che cos'è Living Places

Living Places Copenhagen è un esperimento di architettura residenziale teso a dimostrare come si possano sviluppare edifici sostenibili. È il primo prototipo del concetto generale Living Places, nato dalla collaborazione tra Gruppo VELUX, EFFEKT e Artelia, costruito da Enemærke & Petersen.

I modelli edilizi attuali tengono poco conto dello sfruttamento delle risorse e rispettano poco l'ambiente. Le conseguenze dei comportamenti umani si stanno già facendo sentire, sono davanti agli occhi di tutti ed è difficile ripensare completamente il settore. Ma Living Places ci ha provato realizzando sette prototipi: cinque padiglioni e due case a grandezza naturale, attualmente aperti al pubblico (a Copenhagen) per essere visionati nei dettagli.

Instagram @effektarchitects, Ph. Adam Mork
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Questi edifici hanno un'impronta di carbonio tre volte inferiore a quella attualmente accettabile e un clima interno perfetto per l'uomo, che sfrutta luce solare e ventilazione naturale. L'idea alla base del progetto è aprire la strada a un nuovo modo di fare edilizia, ripensando la costruzione senza tralasciare le sfide globali relative al clima e alla salute, facendo del bene al pianeta e alla nostra salute. Questo aspetto non è più trascurabile.

Il settore edile rappresenta oltre il 30% del consumo energetico globale e il 37% delle emissioni globali di CO2. Le soluzioni a basse emissioni di carbonio devono essere quindi necessariamente implementate in questo mondo. La soluzione di Living Places Copenhagen si muove proprio su questa linea, con un'impronta di CO2 dimostrata di 3,8 kg/m2/anno, tre volte inferiore a quella prevista nell'attuale legislazione danese (pari a 12 kg/m2/anno).

Instagram @effektarchitects, Ph. Adam Mork
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Ogni materiale impiegato nella costruzione (legno prevalentemente), ogni tecnica: tutto è stato scelto tenendo conto del più basso tasso possibile di emissioni e del minor sfruttamento possibile di risorse. Non a caso, la struttura a telaio è stata preferita alla struttura lamellare a strati incrociati (CLT) perché richiede circa tre volte meno legname.

Ripensare l'edilizia per fare del bene al pianeta

EFFEKT è uno studio collaborativo di architettura con sede a Copenhagen, che opera nei campi dell'architettura, della ricerca e dell'urbanistica. L'azienda è stata fondata nel 2007 e attualmente impiega 50 dipendenti sotto la direzione creativa di due architetti danesi: nTue Foged e Sinus Lynge. Quest'ultimo ha spiegato nel dettaglio il progetto a Stir World:

L'architettura è il modo in cui diamo forma alle nostre relazioni con l'ambiente circostante: il rapporto tra interno ed esterno, la scelta dei materiali, come interagiamo con la luce del giorno, l'aria fresca e la natura. Sempre su scala più ampia, consideriamo il modo in cui gli edifici contribuiscono alle nostre emissioni di CO2 e ai flussi di risorse. Living Places Copenhagen dimostra come possiamo sviluppare comunità a basse emissioni di carbonio, sane. Non richiede scienza missilistica o nuove tecnologie, infatti le soluzioni sono già qui. Dobbiamo solo ripensare il modo in cui lavoriamo, progettiamo e sviluppiamo il nostro ambiente costruito – dagli investitori agli sviluppatori, ai consulenti, agli appaltatori e ai produttori di materiali – dobbiamo fissare obiettivi comuni e lavorare con un nuovo budget di CO2. Se lavoriamo insieme, possiamo cambiare le cose molto più velocemente, il che è necessario, perché abbiamo circa 10 anni per passare a pratiche industriali rigenerative e per rientrare nei limiti planetari. In altre parole, non c’è futuro per l’edilizia con una mentalità business as usual.

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