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Quando finisce un amore: i consigli del sessuologo per superare la rottura di una relazione

C’è chi si abbrutisce, chi si lancia in mille avventure e chi comincia a temere di restare single per sempre. Come affrontare la fine di un amore con i consigli del sessuologo Marco Rossi.
Intervista a Dott. Marco Rossi
Psichiatra, sessuologo e presidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale
A cura di Francesca Parlato
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Sono stati consumati litri di inchiostro, chilometri di carta per scrivere libri, manuali, bignamini, che spiegassero il modo giusto per affrontare una delusione d'amore. Per non parlare delle canzoni: un numero che tende all'infinito di musiche, testi, incisioni, colonne sonore per raccontare quanto faccia male una rottura (per me vince su tutte la versione di Sinéad ‘O Connor di Nothing compares to you). E poi ci sono i film e le serie tv che mettono in scena il dramma più antico del mondo e che ci danno modo di provare a rivedere un po' di noi e del nostro strazio sullo schermo. E se tutto questo non bastasse c'è anche una pagina su wikiHow per cuori infranti, come se la rottura di una relazione fosse riassumibile in un tutorial in dieci passi. In questi giorni di San Valentino dove a ogni angolo compaiono cuori, cioccolatini e fiorai, dove su Netflix è tutto un proliferare di film zuccherosi al limite della melassa, chi si trova a vivere una crisi di coppia si sentirà probabilmente più afflitto del solito. "La fine di una storia è un lutto a tutti gli effetti – ha spiegato a Fanpage.it il dottor Marco Rossi psichiatra e sessuologo – Si perde la persona amata o l'illusione di una storia che credevamo ci facesse star bene. La persona con cui condividevamo la vita non c'è più, ci manca, insieme alle abitudini e alla nostra vita di coppia".

Lo spettro della solitudine

Uno dei motivi per cui si sta più male è lo spettro della solitudine. "È l'altro aspetto che rende più difficoltosa l'elaborazione della fine. Le persone provano angoscia, temono di rimanere soli e di doversi trovare ad affrontare la vita senza qualcuno con cui condividerla". C'è la paura di non piacere, di avere difficoltà a trovare qualcuno che ci apprezzi per quello che siamo. "Arrivano così le insicurezze. Anche se oggi, tra i miei pazienti, noto che la paura più grande riguarda la sfera affettiva e della solitudine. I pazienti temono di restare da soli per il resto della vita, ma non hanno paura che questa solitudine si rispecchi anche nel sesso, segno che oggi è più facile avere delle relazioni occasionali". 

Il classico metodo del chiodo scaccia chiodo funziona?

Quando una storia finisce le reazioni di solito sono di due tipi: c'è chi si abbrutisce, si abbandona, crogiolandosi nel suo dolore e chi invece si lancia in mille situazioni, amorose e non solo, diventando iperattivo. "Chi tende ad abbrutirsi resta in attesa che qualcosa possa cambiare, che la persona amata torni o che qualcosa accada, così dall'alto. Ma restare in casa ad attendere, soprattutto se la fine della storia è stata condivisa, è una scelta fallimentare. Non tornerà tutto a posto stando in casa ad aspettare". E poi c'è chi non riesce a star fermo "Per me il lanciarsi, lo sperimentare tante situazioni non è quasi mai un errore. Certo bisogna mantenere sempre lucidità, non fare cavolate o cose pericolose. Ma è comunque un atteggiamento che preferisco, meglio fare che non fare". E c'è anche chi si lancia in nuove e numerose storie d'amore. "Il chiodo scaccia chiodo è un passatempo che può avere un effetto terapeutico – spiega Rossi – ma non è una terapia. Può essere utile per migliorare la propria autostima, ma non è risolutivo. Quando finisce una storia d'amore bisogna iniziare a investire su sé stessi, a lavorare per migliorare la nostra vita. Cerchiamo di fare delle cose che prima non facevamo, leggiamo, studiamo, cerchiamo di utilizzare questo tempo che ora abbiamo a disposizione per migliorare il nostro modo di essere". 

Quanto tempo ci vuole per elaborare la fine di una storia

In una puntata di Sex and the City, una delle protagoniste, Charlotte dice che per riprendersi dalla fine di una storia d'amore ci vuole la metà del tempo della durata della relazione, ad esempio se la storia è durata un anno, ci vorranno almeno sei mesi per rimettersi in sesto. "È un'affermazione sicuramente molto divertente e pittoresca – continua Rossi – Ma facciamo qualche considerazione. I lutti vengono superati nel giro di anno, anzi necessitano fino ad un anno di tempo per potere essere elaborati. E sappiamo che la fine di una relazione è in qualche modo un lutto. Ma è anche vero, ovviamente non esiste una regola come quella enunciata in Sex and the City, che più una storia è stata lunga, più la ripresa è difficile. Le abitudini sono consolidate, la progettualità era stata realizzata. E quindi possiamo dire che è vero che la durata di una storia incide sul tempo che si impiegherà per riprendersi una volta finita". 

Il consiglio per San Valentino

"In questi giorni anziché concentrarsi sul nostro malessere, sul nostro disagio pensiamo un'altra cosa: ci sono tante persone libere, nella nostra stessa condizione, perché non provare a incontrare quelle?" consiglia Rossi. E poi pensiamo sempre che San Valentino sia la festa delle coppie e invece è la festa dell'amore. "Perché fermarci all'amore di prima, se non è andato bene, se c'è stata una crisi ed è finito. Il resto dell'amore è nel futuro. È proprio questo il senso della festa. E se poi non vogliamo festeggiare a San Valentino, c'è sempre il 16 febbraio, san Faustino, è la festa dei single e il momento del riscatto" 

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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