Influenza, infettivologo spiega come proteggersi: “La vaccinazione rimane la strategia più efficace”

Dal collega all'amico, fino ai nostri famigliari: uno dopo l'altro ci stiamo ammalando tutti in queste ultime settimane. Con l’inverno alle porte, l’influenza torna a fare parlare di sé, tra contagi, vaccinazioni e falsi miti da sfatare. In questo contesto, per capire come proteggersi al meglio e affrontare la stagione fredda in salute, abbiamo intervistato il prof. Michele Bartoletti, Responsabile dell’Unità Operativa Malattie Infettive dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas e docente di Humanitas University. Dal ruolo fondamentale del vaccino alle semplici abitudini quotidiane che aiutano a ridurre il rischio di contagio, l'infettivologo offre indicazioni pratiche e concrete. Un’occasione per fare chiarezza, capire cosa funziona davvero e sfatare convinzioni errate, seguendo i consigli di chi ogni giorno si occupa di prevenzione e cura delle malattie infettive.
Con l’arrivo della stagione fredda, perché l’influenza torna a circolare con maggiore intensità?
Ogni virus ha il suo ciclo stagionale, e molti virus seguono schemi abbastanza tipici. Quello dell’influenza presenta una stagionalità ben definita, con picco di solito intorno a gennaio. L’anno scorso il picco è stato ritardato, verso la fine del mese, mentre quest’anno è anticipato di circa 3-4 settimane rispetto allo scorso anno, ma in linea con gli anni precedenti. Non si tratta del freddo in sé, anche se è vero che le basse temperature spingono le persone a stare in ambienti chiusi e affollati, favorendo la trasmissione del virus. Se invece una persona restasse isolata, anche in condizioni di freddo intenso, non correrebbe alcun rischio.
Come distinguere l’influenza dai sintomi più comuni del raffreddore?
Non è semplice distinguere completamente i sintomi respiratori perché possono sovrapporsi. In generale, l’influenza provoca una malattia più generalizzata, con febbre alta e dolori osteoarticolari importanti, come la sensazione di avere le ossa rotte o di aver fatto un allenamento intenso. In alcuni casi può complicarsi con polmonite, accompagnata da tosse intensa, febbre alta e difficoltà respiratoria. Il raffreddore invece provoca più spesso rinite, naso chiuso o che cola, anche se la sovrapposizione con i sintomi influenzali è sempre possibile.
Quali sono le strategie più efficaci per prevenire l’influenza?
La vaccinazione rimane la strategia più efficace. Chi non si è ancora vaccinato è in tempo, perché la risposta immunitaria si sviluppa in pochi giorni e può proteggere in vista del picco stagionale. È importante anche riuscire a fare una diagnosi corretta e tempestiva, soprattutto nelle persone fragili, per intervenire subito con eventuali terapie specifiche e prevenire complicanze come la polmonite.
Come ci si può vaccinare?
Basta rivolgersi al proprio medico di base, che può somministrare il vaccino. In alcune regioni, anche le farmacie possono erogarlo, a seconda della disponibilità dei farmacisti abilitati e delle normative locali e per le persone fragili o con gravi difficoltà deambulatorie è anche possibile chiedere e ottenere la vaccinazione a domicilio. In questo senso, consiglierei di consultare i portali regionali per scoprire l'offerta vaccinale disponibile.
Lo stile di vita, l’alimentazione o la qualità del sonno possono fare la differenza nella prevenzione?
In generale, non ci sono evidenze scientifiche solide che particolari alimenti o integratori migliorino significativamente le difese immunitarie contro l’influenza. Malnutrizione o condizioni estreme possono certamente ridurre le difese, ma si tratta di casi particolari, nella maggior parte dei casi la protezione più efficace resta il vaccino. Vitamine o integratori possono essere assunti senza problemi, ma non garantiscono una protezione certa.
Ci sono categorie di persone che dovrebbero prestare maggiore attenzione?
Sì, sicuramente. Gli anziani sopra i 65 anni, i pazienti con patologie cardiache, renali o epatiche, chi fa dialisi, pazienti oncologici o immunodepressi, e chi assume farmaci immunosoppressori. Negli ultimi anni anche adulti intorno ai 50 anni, soprattutto persone che soffrono di obesità o fumatori, sono finiti in terapia intensiva. Queste persone devono essere particolarmente invitate a vaccinarsi e, in caso di influenza, a seguire eventuali trattamenti specifici. Nelle ultime settimane, per esempio, abbiamo avuto alcuni pazienti in terapia intensiva non vaccinati.
Oltre al vaccino, quali comportamenti quotidiani possono aiutare a ridurre il rischio di contagio?
L’influenza si trasmette tramite goccioline respiratorie (droplets), quindi il contatto ravvicinato con persone malate aumenta il rischio. Nei mezzi pubblici, sul lavoro o a contatto con soggetti fragili, è consigliabile indossare la mascherina se si hanno sintomi influenzali. Questo diventa ancora più importante per chi è vicino a persone a rischio, ad esempio anziani o immunodepressi. Sensibilizzare chi ha sintomi a indossare la mascherina è fondamentale: anche solo 15 minuti di vicinanza possono essere sufficienti per trasmettere il virus.
Esistono falsi miti o abitudini da sfatare?
Sì. Il freddo in sé non provoca l’influenza, e né integratori né vitamine garantiscono protezione. In caso di sintomi, farmaci come paracetamolo o antinfiammatori vanno bene per chi non ha particolari complicanze. Esiste inoltre un trattamento antivirale specifico, disponibile da più di dieci anni, utile soprattutto per le persone fragili, ma molti non ne sono a conoscenza.