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Il primo amore non si scorda mai? Tutta colpa dei libri e del cinema (e del romanticismo ovviamente)

Perché si dice che il primo amore non si scorda mai? Cosa c’è di così irripetibile? E quanto influenza le relazioni del futuro? Ne abbiamo parlato con la sessuologa Biscione.
Intervista a Dott.ssa Maria Claudia Biscione
Sessuologa e psicoterapeuta
A cura di Francesca Parlato
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Uno dei topos che in letteratura, al cinema, ma anche nelle serie tv, e pure nei vertical drama (ultima tendenza dall’Oriente, la versione moderna dei fotoromanzi ma in formato TikTok, ovvero fiction create apposta per essere guardate dagli schermi dello smartphone) è il dramma, inteso nel senso più ampio del termine, del primo amore. Che sia combattuto, romantico, tenero, doloroso o ostacolato, il primo amore è sempre insuperabile. E per tutte le ragazze cresciute a pane e Cime tempestose, e Joy e Dawson e per tutte quelle che non avrebbero voluto altro che essere la Daisy mai dimenticata del grande Gatsby, il primo amore diventa un mito assoluto, insuperabile, in grado di influenzare – quasi sempre negativamente – anche tutte le relazioni a venire.

Se il primo amore non si scorda mai

Succede così, che a distanza di 10, 15 o 20 anni si continui a magnificare il ricordo di una relazione che a 16 anni ci sembrava il paradiso. Arrivati ai trentacinque anni, magari single oppure in una relazione che sta vivendo un momento di fisiologica stanchezza, si riguarda al passato come a un momento straordinario e irripetibile. E quante di noi hanno preso il telefono e spulciato i social alla ricerca della persona che per la prima volta ci aveva fatto battere il cuore? Certo le aspettative a volte possono essere deludenti, non è detto che il primo amore sia invecchiato bene, ma ci fa comunque sospirare e riaprire una porta che pensavamo essere chiusa a doppia mandata. "Potremmo dire che il primo amore è quasi un archetipo, rappresenta un momento fondativo: è la prima volta in cui ci permettiamo di “uscire da noi” per incontrare davvero un altro. – spiega a Fanpage.it la sessuologa Maria Claudia BiscioneIn quell’esperienza c’è tutta la purezza dell’inizio, ma anche la fragilità dell’inesperienza. Spesso, lo ricordiamo come un tempo sospeso, in cui tutto sembrava possibile". Ce lo raccontiamo e ce lo ricordiamo come “perfetto” "Ma non perché lo fosse davvero, ma, perché, coincide con una parte di noi che non c’è più: la giovinezza, la scoperta, l’incanto. Spesso, ciò che idealizziamo veramente è il momento della nostra vita in cui ci siamo sentiti liberi, curiosi, pieni di speranza. Quel “sospiro sognante”, quell’amore, allora, diviene un tempo dell’anima, perché è nostalgia di una parte di noi, non solo dell’altro".

Libri e serie tv: influencer dei sentimenti

Da Cime tempestose (siamo tutte in attesa del nuovo adattamento cinematografico con Jacob Elordi nel ruolo di Heathcliff) alle serie tv (l'ultima? The Summer I turned pretty) passando per il Grande Gatsby (che ci offre anche la prospettiva maschile) il primo amore è quello che costituisce la base intorno a cui si costruirà tutta la costellazioni di relazioni e legami futuri. L'archetipo, l'imprinting, le fondamenta: un primo amore felice o particolarmente desiderato perché osteggiato (riferimento pop: Tre metri sopra il cielo) diventa il metro di paragone per qualsiasi altra relazione. "La letteratura e le serie romantiche ci hanno insegnato che il primo amore è spesso impossibile, intenso, drammatico. Perché appartiene al regno del mito, non della realtà. I grandi amori letterari sono simbolici: raccontano la potenza del desiderio, non la serenità della reciprocità. L’irraggiungibilità diventa quasi garanzia di eternità: se non si compie, non finisce. Ma nella vita vera l’amore ha bisogno di presenza, non di mito". Nella realtà, rimanere fedeli ad un ideale impossibile può tenerci lontani dall’intimità autentica. "Quell’irraggiungibilità racconta di un bisogno profondo: quello di rivivere la potenza del desiderio, senza affrontare la quotidianità della relazione. Perché l’amore vero, invece, non è un colpo di scena, ma un processo. È la scelta di esserci, giorno dopo giorno, anche quando la magia lascia spazio alla verità".

Quanto il primo amore influenza le relazioni future

Categoria del paziente: inguaribile romantica. Diagnosi: convinzione che nessuno sarà mai come il primo amore. Terapia: bagno di realtà. Perché ok l'archetipo, ok l'età in cui sembra tutto possibile, ma siamo davvero così prive di raziocinio? In balìa dei sentimenti, da non riuscire a distinguere quello che è un ricordo adolescenziale dalla realtà? "Il primo amore diventa metro di paragone di tutto soprattuto quando non è stato integrato, elaborato o “chiuso” emotivamente, diventa una lente attraverso cui rischiamo di guardare ogni relazione futura, soprattutto se ha rappresentato la prima esperienza di fusione o di appartenenza". È come se una parte di noi restasse ferma lì, aspettando che qualcun altro ci restituisca quelle stesse sensazioni di pienezza, di unione, di “favola”."Il paragone è una trappola: cancella la novità e ci fa cercare sensazioni che appartengono a un’altra fase della vita. Ma ogni amore nuovo, adulto, chiede, invece, uno sguardo nuovo, libero dal confronto, chiede di essere visto per ciò che è, non come copia o riscatto del primo, ma come un incontro diverso, maturo, reale".

I rischi di idealizzare un amore del passato

Idealizzare il primo amore è rischioso. "È una forma di difesa: protegge dalla delusione, dal dolore del disincanto, ma impedisce di crescere. È un modo per evitare la complessità dell’amore reale. Quando restiamo ancorati a quell’immagine, nessuno potrà mai “essere all’altezza”. Così rischiamo di non vedere davvero chi abbiamo davanti, o di inseguire una versione di noi che non esiste più. Solo accettando i limiti, nostri e dell’altro, possiamo aprirci a relazioni più mature e autentiche. Se idealizziamo, non amiamo davvero, sogniamo. E il sogno, se non si apre alla realtà, diventa prigione. Il rischio è di non vedere l’altro per quello che è, di proiettare continuamente un modello irraggiungibile, e quindi di sentirci sempre un po’ delusi. L’amore adulto nasce, invece, quando accettiamo che nessuno potrà mai darci tutto, ma qualcuno può darci qualcosa di vero". Lo strumento migliore con cui guardare al passato forse è la tenerezza "La tenerezza è la forma più sana di amore verso il passato. È uno sguardo che accoglie, che non giudica. È la tenerezza verso chi eravamo, verso chi abbiamo amato con l’entusiasmo e la paura dell’inizio". Dovremmo alleggerirci e prendere le distanze da tutte quelle eroine romantiche, da tutti i film e da tutti i personaggi di libri che rincorrono il passato e i loro amori e cominciare a guardare a quel fidanzatino dei 16 anni con dolcezza, ma per il valore che ha. "Ovvero un valore simbolico: è stato l’inizio, non la misura di tutto. Serve poter riconoscere che quell’amore mi ha insegnato qualcosa, anche attraverso la fine. La tenerezza permette di portare con sé il ricordo, senza restarne prigionieri. È come dire al nostro passato: “Ti vedo, ti ringrazio, ma ora vado avanti.” È in quella gratitudine leggera che si trova la vera libertà emotiva".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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