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Covid e bambini: come sostenere i più piccoli alle prese con DAD e paura del contagio

Sono i più penalizzati dalla pandemia e le loro occasioni di socializzazione sono sempre più poche: la psichiatra Anna Nicolò ci spiega come sostenere i bambini che soffrono per il Covid.
Intervista a Dott.ssa Anna Maria Nicolò
Neuropsichiatra infantile, psicanalista e past president della Società Psicoanalitica Italiana
A cura di Francesca Parlato
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A due anni di distanza dall'inizio della pandemia chi sta pagando il prezzo più alto delle conseguenze del Coronavirus sono i bambini. Scuola in presenza a fasi alternate, attività extra come lo sport o gli scout sono diminuite perché nessuno si sente più al sicuro, difficoltà di socializzazione e mascherine sempre sul volto a limitare ulteriormente il contatto anche visivo con i propri compagni. Secondo la professoressa Anna Maria Nicolò, neuropsichiatra infantile, psicanalista e past president della Società Psicoanalitica Italiana, sono di due tipi le difficoltà più grandi che bambini e adolescenti stanno vivendo in questo momento. "La prima riguarda la perdita del rapporto col gruppo, che sia classe ma non solo, la seconda è la perdita del contatto fisico, della sensorialità". 

I bambini e la perdita del rapporto con il gruppo

Con la scuola che un po' si fa in presenza e un po' si fa in DAD quando aumentano i casi di contagi, i bambini hanno perso il senso del gruppo. "Il gruppo è un'occasione di socializzazione, è un riferimento. Nel gruppo ci sono gli altri che sono anche una parte di sé. I bambini si proiettano nei loro coetanei, si rispecchiano negli altri e questo serve a definire i propri confini. Il gruppo serve a sperimentarsi, a rafforzarsi". E il gruppo, che sia la classe, che siano gli scout o gli amici del basket, ha anche la funzione di ‘alternativa' alla famiglia. "Avere un gruppo amichevole, protettivo, serve ad avere un altro nucleo al di fuori di quello familiare in cui sentirsi a proprio agio. La crescita è proprio la progressiva capacità di individuarsi, di autonomizzarsi, di avere un posto fuori dalla tana familiare. E il gruppo è quello che consente ai bambini di sperimentare, di essere agenti capaci di azione, movimento, di realizzare delle cose al fuori della dimensione protettiva familiare. Vivere il gruppo di amici, di compagni di classe è essenziale perché è li che prosegue il lavoro di indipendenza, individuazione e separazione e di formazione del sé".

L'importanza della sensorialità

L'altro grande problema che si trovano a dover affrontare bambini e adolescenti è la perdita della percezione del corpo dell'altro. "Se l'altro è solo un'immagine, come avviene quando i bambini si trovano a fare lezione online e non in classe, si perde tutta la sensorialità legata al corpo. – spiega Nicolò – Si perde l'odore, si perde il calore, la ruvidezza". Un aspetto che poi in adolescenza diventa ancora più importante. "Il corpo dell'adolescente è nuovo e diverso rispetto a quello del bambino, c'è lo sviluppo della sessualità, e tagliare via questa dimensione, può comportare una carenza enorme per il loro sviluppo". A fare lezione online si perde il suono della voce dei compagni e della maestra, non c'è la possibilità di scambiare uno sguardo complice con l'amico del cuore. "Salta tutto e resta solo l'immagine bidimensionale. Il Covid ha provocato un danno enorme nei bambini, sta rubando loro degli anni importanti". Oggi, che le restrizioni non sono quelle di due anni fa, è importante allora che i genitori creino delle occasioni di socialità per i loro figli. "I bambini si possono vedere all'aperto, possono andare in bici, sui pattini, sempre seguendo delle regole di sicurezza, ma è importante non far perdere ai più piccoli le occasioni per stare in gruppo". 

Come sostenere i più piccoli

Ormai i bambini conoscono perfettamente il Covid, hanno imparato le regole per lavarsi le mani, indossano la mascherina senza lamentarsi troppo, sono pazienti e ligi alle regole a volte anche più dei genitori. Se invece ci accorgiamo che nostro figlio ha paura, se è impossibile rassicurarlo forse la responsabilità sta proprio al genitore. "Un bambino che non vuole andare a scuola per paura del Coronavirus, che non si fa tranquillizzare è quasi sicuramente figlio di un genitore particolarmente spaventato. Un genitore prudente ma sicuro sa trasmettere questi sentimenti anche al proprio figlio. L'importante è non sottovalutare mai la paura, ma comprenderla ed accoglierla. Non dimentichiamoci che il bambino imita il comportamento dei genitori". Mostriamo allora ai più piccoli come possono difendersi dal Covid, non lasciamogli credere che si trovino in balìa di qualcosa di più grande di loro. "È importante far capire al bambino che non è solo uno spettatore passivo, che non è totalmente inerme, che può difendersi prendendo delle precauzioni e spieghiamogli quali sono gli strumenti di sicurezza che ha a disposizione". 

Se il Covid può insegnare la solidarietà

Ma la pandemia può essere anche un momento per spiegare ai bambini alcuni valori come la solidarietà. "Quando li portiamo a fare il tampone possiamo spiegare loro che è un modo per proteggere gli altri. Non dobbiamo dimenticare che il bambino ha bisogno di verità, sempre. E allora spieghiamogli che si tratta di un modo per proteggere i genitori o i nonni, che il virus non è pericoloso per lui ma per le persone care e che la scocciatura del tampone è superabile". Il Covid può diventare così anche un'occasione di apprendimento: "L'homo sapiens è riuscito a sopravvivere perché è un animale sociale, se il bambino impara che la societas è fondamentale impara un valore fondamentale per la sua crescita e per il suo stare al mondo".

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