Cosa sono le costellazioni familiari: il metodo per sciogliere i nodi del passato che influenzano il presente

Quando ho detto a mio marito che stavo scrivendo un articolo sulle costellazioni familiari e gli ho chiesto se ne avesse mai sentito parlare, mi ha risposto certo, le fanno gli astrologi. Quelli sono i quadri astrali gli ho risposto, guardandolo di traverso. La sua confusione però è comprensibile. Le costellazioni familiari sono ancora qualcosa di nicchia. Il nome così seducente che fa pensare subito ai pianeti, alle stelle, al cosmo, può creare effettivamente confusione (possiamo giustificare marito?). In realtà la traduzione corretta del termine tedesco coniato dallo psicologo e scrittore Bert Hellinger, sarebbe rappresentazioni familiari, proprio perché trattasi di una messa in scena, di una pièce totalmente improvvisata in grado di far emergere sentimenti, traumi, storie del passato dei partecipanti.
Che cosa sono le costellazioni familiari
La terapia familiare non c'entra niente con le costellazioni. Anzi, una costellazione riuscita è una costellazione in cui i partecipanti non si conoscono tra loro, ma che guidati dal costellatore, a partire da pochi elementi forniti dalla persona (il costellante) riescono a mettere in scena traumi, blocchi emotivi, dinamiche relazionali malsane che in qualche modo afferiscono al protagonista, pur sapendo pochissimo di lui o di lei. "Definire le costellazioni familiari è complicatissimo – spiega a Fanpage.it la costellatrice Valeria Curzio, dottoressa in Scienze della formazione e scrittrice – Potremmo sintetizzare dicendo che sono uno strumento per riconnettersi alle proprie radici, per rimettersi al posto giusto in famiglia e nel mondo, per comprendere le dinamiche familiari invisibili, per trasformare il peso del passato in nutrimento".
Come funziona una costellazione familiare
Chi sceglie di partecipare a una costellazione ha quasi sempre un nodo irrisolto, un problema che non riesce a mettere a fuoco o da cui non riesce a venire fuori. "Facciamo un esempio di come si svolge una costellazione: i partecipanti si riuniscono in cerchio, il costellatore (o facilitatore) chiede chi voglia fare la costellazione, gli interessati alzano la mano e il costellatore sceglie uno dei partecipanti. Il costellante, racconta il motivo per cui è lì. Mettiamo che arrivi una persona che dice che non parla con il padre da due anni. Il costellatore a quel punto gli chiede di scegliere tra i vari partecipanti chi interpreterà sé stesso e chi invece il padre. A quel punto i due interpreti cominciano a muoversi liberamente nello spazio. Non si usa mai la parola durante la costellazione, solo il corpo. Gli interpreti diventano come due ricetrasmittenti, perdono la loro individualità e si muovono guidati da una forza superiore, le loro antenne si connettono ad una sorta di cloud dove si trovano le informazioni del costellante e della sua famiglia e le mettono in scena con dei movimenti del corpo".
La costellazione mette in scena il nodo familiare
Non c'è una spiegazione logica e ai più scettici non può che sembrare inverosimile. "L'elemento scioccante è che la rappresentazione avviene tramite sconosciuti che non sanno nulla della storia personale del protagonista, salvo i pochi elementi raccontati all'inizio dell'incontro. Si avvertono delle sensazioni fisiche molto chiare. È come essere in un campo in cui si è dei burattini, manovrati da qualcosa di più grande". E da questa rappresentazione, da questi movimenti, che il costellatore sa leggere e interpretare, il costellante può arrivare a capire i perché più profondi di alcuni aspetti del suo presente. "Per tornare all'esempio iniziale, la persona che non parla con il padre magari riconosce l'esistenza di un problema ‘superficiale' ma durante la costellazione avvengono dei movimenti (l'interprete del padre che cammina zoppicando, che guarda a terra e piange, che si muove come se avesse un dolore all'addome) che fanno emergere traumi del passato, e il costellatore ha il ruolo del traduttore, è lui che conosce il linguaggio del corpo e che riesce a capire il perché di certi movimenti. Quando il protagonista riesce a vedere da dove parte il dolore, il disagio, la costellazione si chiude".
Imparare a guardarsi dal di fuori
Non stiamo parlando di una pillola magica ovviamente. La costellazione non può curare tutte le tensioni emotive o i rapporti disfunzionali. "Incontri di questo genere però servono a guardarsi dall'esterno, ad aprire lo sguardo. La grande potenza della costellazione è che portando a evidenza qualcosa di nascosto, segreto, il blocco emotivo si comincia a sciogliere. E questo ha un effetto a cascata. Quasi tutti dopo un percorso di costellazione mi dicono che è cambiato il loro sguardo. Sono in molti a scrivermi o cercarmi dopo una costellazione per raccontarmi di come siano riusciti ad indagare nella loro famiglia e a trovare qualcosa che avevano già visto durante la costellazione". Certo non è un percorso psicoterapeutico o di coaching. "Assolutamente no, ma aiuta a entrare in contatto con il sé più profondo, con le proprie radici e a rimettere in equilibrio i ruoli familiari". A partecipare a questi incontri sono per la maggior parte donne. "La prevalenza è ancora femminile, ma devo dire che il raggio si sta allargando, ed è sempre meno un gineceo. Anche l'età è varia, si va dai 18 ai 70 e quello che stiamo apprezzando ultimamente – complice forse anche il fatto che se ne sta parlando di più, prendiamo ad esempio la serie TV Another Self o il libro finalista premio Strega Quello che so di te di Nadia Terranova- è che a differenza di quello che si potrebbe immaginare alle costellazioni non partecipano solo persone emotivamente fragili o sole o problematiche, sempre più spesso vediamo tra i partecipanti persone centrate, strutturate, professionisti che hanno voglia di fare questo tipo di esperienza come protagonisti o anche solo come partecipanti".
L'eco del nostro passato
Alla base della teoria delle costellazioni familiari c'è anche la psicogenealogia, un metodo di analisi che studia l'influenza di eventi del passato, anche avvenuti cento anni prima, sul presente.
Negli ultimi anni si è parlato spesso di trauma multigenerazionale della schiavitù, per spiegare il sentire comune del peso del passato su persone nate molti anni dopo l'abolizione del fenomeno. "Nel mio libro ‘L'eco degli antenati' affronto proprio questo argomento. Tutti noi agiamo in risonanza con qualcosa di molto più grande della nostra singola esperienza. La paura di nuotare di una bambina di sei anni potrebbe ad esempio derivare da un evento avvenuto anche due generazioni precedenti. Dobbiamo immaginarli come dei cerchi concentrici. È stata questa proprio la scoperta di Hellinger. La costante comunicazione con i campi di coscienza familiare". La costellatrice Curzio racconta che molte persone al termine di una costellazione si rivolgono spesso ai parenti, ai nonni, agli anziani della famiglia per provare a capire qualcosa di più di quello che hanno ‘visto'. "E spesso scoprono che una nonna o un bisnonno hanno subito qualcosa il cui l'eco è stato avvertito fino a due generazioni successive". È difficile credere che un fatto avvenuto magari cinquanta o sessant'anni prima possa avere un riverbero anche sul presente, eppure secondo la teoria di Hellinger è così. "Non è un'influenza diretta ovviamente, per questo si parla di eco. Per capirlo proviamo a immaginare un camminatore su un sentiero. La sua strada è un percorso stabilito ma durante la sua camminata incontra delle pietre e degli zaini e in alcuni casi sceglie di portarli con sé. Sono questi gli elementi ‘traumatici' che ci portiamo dietro. Un'eredità che risuona nel nostro campo di coscienza. In generale comunque le costellazioni ci aiutano a vedere le cose di noi e della nostra famiglia senza giudizio. Ci aiutano a cambiare lo sguardo. Tornando all'esempio della paura di nuotare, possiamo riuscire a vedere il trauma, il dramma vissuto da una nonna, e con la costellazione possiamo imparare a portarlo nel cuore e a goderci una nuotata proprio pensando all'evento del passato. Non sempre si tratta di traumi da risolvere, si tratta solo di portare a consapevolezza qualcosa che inconsciamente ancora risuona dentro di noi e che in qualche modo ci influenza. È proprio questo l'eco degli antenati".