Come perdere peso in estate con la dieta del microbiota (e senza compromettere la salute)

Nonostante la body positivity, l'inclusività, i claim delle influencer su Instagram e i brand che ci spingono ad accettare il nostro corpo per come è, quando il caldo avanza e l'idea di mettersi finalmente in costume si fa concreta, sono tantissime le persone che decidono di mettersi autonomamente a dieta. Infelici del proprio corpo, scontente della taglia o del proprio aspetto in costume (vedi anche bikini blues), a chi non è mai capitato di fare una dieta con la speranza di cambiare il proprio corpo e peso nel giro di 7-10 giorni? "Il rischio in questi casi è che si vada verso diete come la chetogenica che prevede una grossa quantità di proteine, a sfavore dei carboidrati e che questo provochi uno scombussolamento dell'organismo – spiega a Fanpage.it il biotecnologo Manuele Biazzo esperto di microbiota – Un pasto sbilanciato è un pasto poco salutare che rischia di compromettere anche la salute del microbiota".
Le diete microbiota friendly prima delle vacanze
Una dieta – soprattutto in estate quando le temperature si alzano e il nostro organismo risente di questi cambiamenti – deve tenere conto non soltanto del peso ma anche della giusta diversificazione degli alimenti e della salute del microbiota, la comunità di batteri che vive nel nostro organismo e che è tra i principali responsabile del nostro benessere. "Una dieta microbiota friendly ad esempio è la dieta mediterranea. Ci allontaniamo, andiamo alla ricerca di regimi alimentari esotici senza pensare che il nostro regime è tra i migliori e più salutari. La dieta mediterranea è ricca di fibre vegetali, polifenoli. Prevede olio extravergine, pesce azzurro, poca carne e alimenti fermentati come yogurt e kefir. Si tratta di una dieta in grado di aumentare la biodiversità microbica e favorire la crescita di batteri benefici (Bifidobacterium, Lactobacillus, Faecalibacterium e Roseburia). E i risultati si vedono in termini di vantaggi come minor infiammazione e miglior salute metabolica". Se cerchiamo un dimagrimento basterà ragionare in un'ottica di riduzione di quantità rispettando le proporzioni e la frequenza di certi alimenti nel menu settimanale. "Lo stesso ragionamento vale per vegani e vegetariani. La dieta flexitariana o plant-based che privilegia alimenti di origine vegetale è associata a un microbiota più ricco e resiliente. Le fibre prebiotiche – contenute, ad esempio, in cicoria, asparagi, avena, banane – nutrono i “batteri buoni” e sostengono la produzione di acidi grassi a catena corta che riducono l’infiammazione e abbassano il pH del colon, inibendo la crescita di batteri patogeni e favorendo un microbiota in salute".
Digiuno intermittente e microbiota
Se il racconto di Raz Degan vi ha incuriosito e fatto venire voglia di mettervi alla prova sul vostro grado di resistenza davanti a un digiuno, sappiate che questa prova potrebbe avere dei risvolti positivi sulla vostra salute. "Il digiuno, così come altri tipi di diete, va fatto sempre sotto stretto controllo medico, e gli effetti benefici ci sono. Pensiamo al digiuno intermittente (16:8): Brevi periodi di digiuno possono aumentare la diversità microbica e ridurre l’infiammazione, se associati a una dieta ricca di fibre e povera di alimenti ultra-processati. Attenzione però a non esagerare: restrizioni estreme possono impoverire il microbiota".
Le diete che mettono a rischio la salute dell'intestino
Non supera l'esame del microbiota la dieta chetogenica. "Ci assicura un risultato è vero ma il rischio è che si riassuma in poco tempo il peso perso. E poi la chetogenica così come le diete iperproteiche o le low-carb se protratti a lungo riducono drasticamente l’apporto di fibre e prebiotici, impoverendo la flora batterica benefica – e favorendo la crescita di batteri opportunisti. Possono, inoltre, aumentare i metaboliti infiammatori e il rischio di stitichezza". Non passano l'esame neanche la dieta paleo e quella ormonale "La prima – che elimina cereali e legumi – produce una riduzione delle fonti di fibre solubili e amidi resistenti, fondamentali per la salute del microbiota. La seconda invece che mira a bilanciare gli ormoni che influenzano metabolismo, umore, regolazione del peso e salute, rischia di essere fortemente sbilanciata e priva di nutrienti chiave (ci si concentra solo su omega 3, fibre e proteine. Il rischio è arrivare a squilibri e carenze che impoveriscono il microbiota".