Come funziona la Dieta Kyminasi, la nutrizionista: “Non è la medaglietta a far dimagrire, nessuna prova scientifica”

La Dieta Kyminasi a differenza di quelle tradizionali ha un elemento aggiuntivo che aiuterebbe nel percorso di dimagrimento. Si avvale infatti, di un dispositivo medico biofisico indossabile, direttamente coinvolto nel processo di perdita di peso: il chip è parte integrante e fondamentale del protocollo. Si tratta di un piccolo disco metallico da applicare 2 cm sotto l'ombelico. A onor del vero, va specificato che la Food and Drug Administration quando elenca i dispositivi ufficiali e riconosciuti per la gestione e la perdita del peso, non menziona questo chip. Come si legge sul sito ufficiale, la Kyminasi Diet si rivolge sia a chi vuole solo rimodellare la silhouette sia a chi ha invece bisogno di un dimagrimento più serio, fino a 50 chili. Si rivolge, dunque, a persone obese e non solo. Ma in che modo avviene questo dimagrimento? La dieta è non ipocalorica (non si contano le calorie) e prevede un regime abbastanza restrittivo: viene specificato che non sono consentiti i cosiddetti sgarri e che bisogna attenersi scrupolosamente e rigorosamente alle indicazioni, per raggiungere l'obiettivo. Alcuni cibi sono vietati; la dieta include carne, pesce, frutta, verdura, carboidrati esclusi quelli di origine cereale. Quella proposta è un'alimentazione bilanciata che, in abbinamento all'azione delle onde elettromagnetiche emesse dal dispositivo, porterebbe ottimi risultati e non solo il termini di chili e grassi bruciati. La dieta, infatti, promette anche altre azioni positive: regolare il metabolismo, agire sulle intolleranze, nessun cedimento dei tessuti. Eppure ci sono alcune perplessità al riguardo. Fanpage.it ha fatto qualche domanda la dott.ssa Alice Cancellato dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, per saperne di più.
Perché è chiamata "dieta della medaglietta"? Cosa è questa medaglietta?
È un dispositivo che si mette a livello addominale. Rilascia delle onde che, dicono, vanno a stimolare il metabolismo, a migliorare la sensibilità insulinica e a migliorare anche un po' il profilo energetico. Si affianca a un regime alimentare con ridotti carboidrati, in particolare quelli che derivano da cereali. Comprende carne, pesce, verdura, frutta. È abbastanza restrittiva all'inizio, ma dipende dai chili che bisogna perdere: dai 3 ai 50 kg a seconda delle necessità. I risultati di questo regime alimentare, però, dipendono più dalla dieta, dalla restrizione calorica. Poi c'è l'incentivo del dispositivo e ci sono dei controlli nutrizionali da fare periodicamente. La dieta funziona perché obbliga a seguire delle regole precise, c'è un controllo rigido, danno o anche un libro di ricette, quindi non c'è solo il dispositivo. Il punto critico è sicuramente il mantenimento: nel momento in cui non ho più l'incentivo del dispositivo, nel momento in cui io non sono più sotto controllo, riesco a mantenere i risultati ottenuti?
Leggo sul sito ufficiale: "Il dispositivo è caricato con frequenze che migliorano il metabolismo, riducono le intolleranze alimentari". È scientificamente possibile?
Io non posso dire se è possibile o no, però non sono stati fatti dei trial clinici, non ci sono evidenze scientifiche e quindi non non si sa, non si può sapere. Presumibilmente, il mio modesto parere è no. Cioè si perde peso semplicemente perché si sta facendo una dieta, si è monitorati e c'è l'incentivo del dispositivo È una dieta che determina una riduzione dei carboidrati, quindi più che altro dipende da quello. Non dico che sia chetogenica, però comunque c'è una riduzione. Poi la disintossicazione da metalli pesanti che dicono, così come la rimozione delle intolleranze tramite il dispositivo, sono delle azioni che non si possono verificare senza prove scientifiche solide. Quindi non lo sappiamo.
Sul sito viene precisato chiaramente che la durata del programma resta quella stabilita in origine "se il paziente si attiene alle indicazioni in maniera precisa. In caso di sgarri i tempi possono dilatarsi". Lo sgarro come è visto in ambito nutrizione? È così tanto da demonizzare?
Io sono contro la dieta rigida. Ne faccio, mi capita di farle, però c'è un rischio: il paziente segue questa dieta per un periodo fino a che raggiunge i risultati, poi una volta che li ha raggiunti ritorna a mangiare come prima, vanificando tutto. Bisogna seguire una sana alimentazione per almeno l'80% della settimana, poi il 20% è vita sociale, convivialità, godimento anche degli alimenti che piacciono e che non vanno demonizzati. Non per forza sono alimenti attinenti al piano alimentare dato dal nutrizionista, però io insegno che tutti gli alimenti vanno messi sullo stesso piano proprio perché il cibo non è solo nutrimento, ma anche gusto, tradizioni. Quindi non è giusto neanche chiamarlo sgarro: fa parte del modo di mangiare.