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Che cos’è l’odofobia: come si supera la paura di viaggiare

L’odofobia è la paura di viaggiare: può avere diverse cause e in base a queste lo psicoterapeuta si orienta nel trattamento da proporre.
Intervista a Dott. Davide Carlotta
psicologo e psicoterapeuta dell’IRCCS Ospedale San Raffaele
A cura di Giusy Dente
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Il termine odofobia indica la paura di viaggiare, come suggerisce la parola stessa, composta da òdo (strada) + phobos (paura). Le persone che ne soffrono, sperimentano diversi sintomi, nel momento in cui devono intraprendere un viaggio, salire su un mezzo di trasporto, allontanarsi da casa per raggiungere un posto nuovo che non conoscono: si va dai costanti pensieri negativi su cose terribili che potrebbero accadere fino ala psicosomatizzazione e dunque disturbi gastrointestinali, tachicardia, sudorazione, vertigini. L'origine può essere di tipo traumatica, familiare o una correlazone con altri disturbi d'ansia e di panico. Lo ha spiegato a Fanpage.it il dottor Davide Carlotta, psicologo e psicoterapeuta dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.

Come classificare l'odofobia

Le fobie vengono classificate in quattro sottotipi specifici: quelle verso animali (ragni, topi), quelle ambientali (le altezze), quelle che riguardano situazioni (gli spazi chiusi), quelle di sfera medica (sangue, iniezioni). Ci sono poi quelle che non rientrano propriamente in queste categorie, quelle più strane da circoscrivere (come l'oziofobia). L'esperto ha chiarito infatti che l'odofobia non rientra propriamente in questa classificazione: "Quando in ambito clinico parliamo di fobie parliamo di una paura esagerata, persistente e duratura nel tempo, sproporzionata rispetto a un oggetto o una situazione. L'odofobia potrebbe ricadere in questa casistica, ma non necessariamente: anzi può essere meglio interpretata come una preoccupazione, un effetto comportamentale di un altro disturbo. Per esempio, una condizione che si associa alla paura di viaggiare è il disturbo di panico, che però non è fobia, seppur ricada anch'esso nei disturbi d'ansia. Spesso chi soffre di disturbo di panico può avere timore a viaggiare, a utilizzare certi mezzi di trasporto, magari perché ha avuto un attacco di panico in auto, in metro o in aereo. Quindi questo vissuto, che comunque è molto scioccante per la persona, poi la porta sostanzialmente a evitare quelle condizioni che si sono associate all'episodio panico. Se appunto l'episodio si è verificato su un mezzo di trasporto, la persona sarà portata a evitare quel mezzo per evitare che la situazione si ripresenti. Se non ha avuto nello specifico un episodio sul mezzo di trasporto, magari potrebbe comunque evitare i mezzi pubblici per il timore di trovarsi in una condizione da cui non si può allontanare. Però appunto, non è propriamente una fobia".

Come aiutare chi soffre di odofobia

Da un lato, la paura di viaggiare può essere strettamente legata a un mezzo di trasporto. Ma non necessariamente. Lo psicologo e psicoterapeuta ha infatti specificato: "Se la mia paura deriva da delle convinzioni negative legate allo spostarsi usando un certo sistema di trasporto (che può essere l'auto, l'aereo, la metropolitana) allora si può intervenire per aiutare la persona a desensibilizzarsi rispetto a quella situazione. La desensibilizzazione consiste sostanzialmente nel dissociare la condizione trigger dalla risposta di ansia: in un certo momento, per un certo tipo di eventi, si è creata una connessione tra malessere/panico e mezzo di trasporto, quindi l'obiettivo diventa sciogliere questa connessione. Questo lo facciamo da un lato con l'esposizione, perché ovviamente finché io evito una situazione che mi fa paura non posso, per così dire, aggiornare il sistema, non ho nuove informazioni e ciò che io so resta quello. Dunque io devo espormi gradualmente e si può partire anche solo da esposizioni immaginative: mi espongo alla situazione e mentre faccio ciò utilizzo delle tecniche per innescare delle risposte opposte. Visto che la tal condizione mi genera una risposta ansiosa, utilizzo allora delle tecniche (che posso andare dalle tecniche di respirazione controllata fino a pratiche più complesse) che generino in buona sostanza una risposta di rilassamento. Innesco una risposta opposta a quella appresa in precedenza e in questo modo sciolgo l'associazione".

Di base ci può essere anche una difficoltà più profonda, legata al dover lasciare la famiglia o al trovarsi in un posto da soli: "Sono diverse le situazioni e le caratteristiche individuali che possono portare ad avere il timore di viaggiare. Posso anche avere timore di lasciare casa perché non posso controllare quello che succede lì in mia assenza, magari viaggio per lavoro e devo lasciare la famiglia sola. In quel caso le preoccupazioni legate al viaggiare non sono tanto per il viaggio in sé, ma per fatto di non essere a casa a dare una mano quando serve. Per fare un altro esempio, potrei aver paura di viaggiare non per quello che lascio né per il mezzo di trasporto, ma perché non so cosa aspettarmi quando arrivo: quindi ho il timore di dover gestire delle situazioni imprevedibili o di dovermela cavare per conto mio senza poter contare su nessuno. Qua chiaramente il punto non è sganciare l'evento del prendere il mezzo dalla risposta ansiosa, ma si tratta piuttosto di lavorare su quelle che sono le convinzioni della persona e sul suo modo di rappresentare se stessa: se per esempio ho un'immagine di me come fragile potrei potenzialmente avere più difficoltà a viaggiare proprio per il fatto di non avere nessuno a cui appoggiarmi quando arrivo. In quel caso potrò lavorare sulle convinzioni che ho rispetto a me stesso e sulle possibili previsioni catastrofiche rispetto a quello che succede quando sono costretto a cavarmela da solo. Quello che si può fare dipende molto da come nasce questa paura, da quello che uno si porta dietro. Ogni persona ha delle sue specifiche che la rendono la persona che è, che hanno a che fare con come si rappresenta se stesso, come si rappresenta gli altri, come si rappresenta la realtà. Questi aspetti inevitabilmente poi influenzano tutte le esperienze che facciamo e se c'è qualcosa di critico su questi punti ciò si può riverberare in infiniti modi incluso anche l'esperienza che la persona ha del viaggiare".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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