205 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Che cos’è l’ansia sociale, lo psichiatra: “Somiglia alla timidezza, ma non sono la stessa cosa”

Timidezza e ansia sociale non sono la stessa cosa: intervistato da Fanpage.it lo psichiatra Francesco Cuniberti ha spiegato similitudini e differenze.
Intervista a Dott. Francesco Cuniberti
Psichiatra presso Humanitas Pio X
A cura di Giusy Dente
205 CONDIVISIONI
Immagine

Chiamata anche fobia sociale, l'ansia sociale è quell'intenso timore di ritrovarsi in pubblico, in situazioni in cui bisogna fornire delle prestazioni o interagire. La persona in questi casi si sente sottoposta allo sguardo altrui ed esposta al potenziale giudizio negativo: si fa avanti l'ansia, perché il soggetto teme di apparire impacciato, ridicolo, incapace, inopportuno, teme di subire umiliazione, rifiuto, abbandono. Di ansia sociale non si parla molto: è proprio chi ne soffre ad evitare l'argomento, incapace di ammettere le sue difficoltà. Basti pensare che meno di un quarto degli individui con SAD riceve cure psicologiche o psichiatriche nei Paesi ad alto reddito. Questo rende difficile studiare la casistica e fornire dei dati, ma alcuni studi hanno dimostrato che sono maggiormente a rischio le donne e gli adolescenti, soprattutto nei Paesi occidentali rispetto a quelli orientali (per motivi legati a fattori culturali). Gli studi hanno evidenziato anche una relazione tra la comparsa di ansia sociale e l'utilizzo dei social e dei giochi online. Intervistato da Fanpage.it, lo psichiatra Francesco Cuniberti ha spiegato nel dettaglio cosa succede in questi individui.

Quando si parla di disturbo sociale

L'ansia sociale può diventare un disturbo vero e proprio: "Avere paura di parlare in pubblico, di fare brutta figura, di non essere adeguati, soprattutto quando non si è abituati a farlo, è assolutamente normale. Lo sperimentiamo fin da piccoli (per esempio quando la maestra chiedeva di leggere ad alta voce). Come in ogni situazione in cui si manifesta l’ansia e i suoi correlati, diventa un disturbo che richiede un supporto specialistico (medico psichiatrico / psicoterapeutico), quando diventa talmente eccessiva da portare la persona ad avere ansia anticipatoria, evitamenti e a rinunciare". La rinuncia si manifesta in diversi modi, diventa l'unica arma per sottrarsi alla sofferenza, ma così facendo ci si nega delle possibilità, delle esperienze. Come ha spiegato l'esperto: "Se rinuncio a chiedere a una ragazza di uscire, rinuncio alla possibilità di innamorarmi e di avere una relazione. Se rinuncio a opportunità lavorative, mi nego scatti di carriera che magari richiedono l’interazione con altre persone".

Sintomi e conseguenze

I sintomi dell'ansia sociale generano molta preoccupazione: "Questi soggetti attribuiscono un'enorme importanza al modo in cui quelle manifestazioni ansiose li faranno apparire agli occhi altrui. Hanno paura di essere giudicati in modo negativo". Proprio per questo uno dei rischi principali è un precoce abbandono scolastico e il raggiungimento di qualifiche inferiori, proprio per paura di finire al centro del bullismo da parte dei compagni di classe. Questi individui tendono anche ad avere meno amici, hanno meno probabilità di sposarsi, più probabilità di divorziare e meno probabilità di avere figli. Sul posto di lavoro, riferiscono più giorni di assenza e prestazioni inferiori. I sintomi si dividono in due categorie. I sintomi somatici sono:

  • rossore al volto
  • sudorazione
  • tremore
  • tachicardia
  • pallore
  • palpitazioni
  • tensioni muscolare

Ci sono poi i sintomi cognitivi:

  • autosvalutazione
  • ipervalutazione del giudizio altrui
  • aspettativa di essere criticati dagli altri
  • timore di apparire goffi, ridicoli
  • timore di comportarsi in maniera inadeguata
  • paura di arrossire (ereutofobia)

Infine ci sono sintomi comportamentali:

  • evitamento di situazioni sociali critiche
  • aumento del consumo di alcool in situazioni sociali
  • scarsa partecipazione durante situazioni sociali
  • tendenza a relazionarsi mantenendo distanza interpersonale

La differenza tra ansia sociale e timidezza

Timidezza e ansia sociale non sono la stessa cosa. Il dottor Cuniberti ha spiegato: "La timidezza è una reazione comune di intensità variabile: è l’incapacità di rispondere in modo soddisfacente alle situazioni sociali. C’è consapevolezza di essere timidi e spesso ci sono reazioni fisiologiche (batticuore, respiro accelerato). Ci sono delle similitudini con l'ansia sociale, ma quest'ultima è definita come un'esperienza cognitiva ed affettiva innescata dalla percezione di una possibile valutazione da parte degli altri. Può portare a disabilità significative e a un ridotto benessere nella vita quotidiana di chi ne soffre. La timidezza eccessiva può diventare patologica, sfociando fino al disturbo d’ansia sociale: succede quando è estrema e causa disagio con disfunzioni tali che la persona rimane bloccata. Coloro che soffrono di ansia sociale, rispetto a persone semplicemente timide, riportano livelli di ansia maggiori e peggiori performance in compiti sociali".

La terapia per l'ansia sociale

Per l'ansia sociale si può agire con terapia farmacologica (in base alla gravità della sintomatologia) e con terapia cognitivo-comportamentale: "Le tecniche  fondamentali sono la psicoeducazione, l'esposizione e gli esperimenti comportamentali. Durante gli esperimenti comportamentali basati sull'esposizione, ai pazienti viene chiesto di omettere comportamenti di evitamento o di sicurezza e di affrontare la situazione temuta per testare le loro convinzioni patogene e modificare i processi cognitivi disfunzionali. Recentemente vengono usate le nuove tecnologie per la realtà virtuale e aumentata per esporre il paziente in ambiente psicoterapeutico, fare training e poi sperimentale dal vivo".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
205 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views