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Andare dallo psicologo è ancora un tabù? L’esperta: “Chiedere aiuto non significa avere una patologia”

Andare dallo psicologo è ancora un tabù? A Fanpage.it abbiamo intervistato la psicologa Fabiana Sanseverino per parlare dello stigma e delle paure legate all’esperienza.
Intervista a Dott.ssa Fabiana Sanseverino
Psicologa clinica laureata all'Università Federico II di Napoli
A cura di Valeria Paglionico
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Affidarsi a uno psicologo in un momento di vita di grandi cambiamenti o di stress è fondamentale per prendersi cura del proprio benessere emotivo: favorisce la crescita personale, migliora le relazioni e l'autostima e permette di vivere la quotidianità in modo sereno. Nonostante da qualche anno a questa parte si parli sempre più spesso dell'importanza della salute mentale, il settore è ancora dominato dai tabù. Sono in molti coloro che, pur desiderando un supporto psicologico, preferiscono nascondere o rimandare il loro bisogno, come se ci fosse qualcosa di cui vergognarsi nel voler risolvere problematiche, traumi o fobie. Fanpage.it ha intervistato Fabiana Sanseverino, psicologa clinica famosa sui social col profilo Psicodislose, che ci ha parlato dei pregiudizi e dello stigma che ancora oggi domina il settore.

La differenza tra le fasce d'età

Andare dallo psicologo è ancora un tabù? Secondo Fabiana Sanseverino, assolutamente sì, anche se la questione varia in base alla fascia d'età: "I Millenials e i rappresentanti della Generazione Z sono un po' più aperti, mentre le persone âge sono più chiuse, per loro andare dallo psicologo significa avere un problema mentale. Perché succede questo? Perché purtroppo in Italia la cultura del benessere psicologico (e non della patologia mentale) è qualcosa che in passato non esisteva o era molto silente. Nel post Covid è avvenuto un cambio di paradigma: abbiamo avuto necessità di un supporto (e non di un consulto), quindi l'attenzione è passata sulla salute mentale e non sulla patologia mentale". La psicologa ha poi spiegato che in Italia siamo "figli di una cultura medicalizzata", dove si tende a "patologizzare" qualsiasi problematica. Non a caso, in molti si rivolgono a un neurologo, a uno psichiatra e ad altri medici prima di approdare allo psicoterapeuta e allo psicologo.

Perché si ha "vergogna" di andare dallo psicologo

Da dove nasce la "vergogna" nel richiedere un consulto psicologico? Fabiana Sanseverino ha spiegato tutto in modo chiaro: stando alla cultura dominante, quella della patologia, si ha vergogna di dire che si va dallo psicologo perché si teme il giudizio delle persone, come se associassero in automatico l'andare dallo psicologo all'essere "pazzi". "Sebbene ci siano patologie psichiatriche importanti che richiedono una terapia farmacologica, esiste anche un'altra parte della psicologia basata sulla promozione del benessere, una forma di supporto in un momento di vita stressante, di cambiamento, di separazione o di lutto. È qualcosa che, però, spesso è passato in secondo piano perché appartiene a una cultura del benessere a 360°", ha sottolineato la dottoressa.

Cosa fa più paura quando ci si rivolge a uno psicologo?

Al di là dei tabù, a disincentivare la richiesta di aiuto allo psicologo sono anche le paure legate all'esperienza della seduta in sé. Fabiana Sanseverino ha identificato diversi "livelli" di paura: il primo (e più importante) riguarda le paure intime e inconsce dovute al dover affrontare le problematiche personali. Si tratta di paure "bloccanti" perché, fin quando non si è pronti ad aprirsi su determinate tematiche, non si va dallo psicologo, ci si continua a chiudere e a nascondere. Gli altri livelli di paura riguardano il sentirsi giudicati dal professionista e l'avere il timore di essere etichettati come problematici. Secondo la psicologa "Sono motivazioni di facciata, o meglio, dipende dalla fascia di età di riferimento. Quando si ha paura dei giudizi, si parte da un presupposto sbagliato, ovvero dall'idea che si vada da un professionista della salute mentale per una patologia e non per cercare il proprio benessere". Sarebbe bene, dunque, imparare a superare questo stigma e promuovere il supporto psicologico come una semplice ricerca della serenità personale ed emotiva.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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