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“Stiamo facendo un sacrilegio”: in Veneto distruggono l’uva da prosecco perché è troppa

In Veneto quest’anno la vendemmia di prosecco è stata una delle più abbondanti di sempre. Ma le cantine sono ormai sature di uva e, di fronte all’eccesso di produzione, gli agricoltori sono costretti a distruggere il loro raccolto. “Uno spreco alimentare vergognoso”, denuncia il consigliere regionale del Pd, Andrea Zanoni.
A cura di Mirko Bellis
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Quella del 2018 è stata una delle vendemmie di prosecco più abbondanti di sempre: un aumento della produzione fino al 10% rispetto all'anno scorso. La natura e le condizioni atmosferiche sono state generose ma non hanno fatto i conti con le regole di mercato. Le cantine sociali in provincia di Treviso, infatti, traboccano di mosto e così i viticoltori sono costretti a distruggere il loro raccolto. “Un sacrilegio”, afferma in un video un agricoltore mentre, con una macchina vendemmiatrice, frantuma i grappoli in un vigneto nel trevigiano. A diffondere il filmato è stato il consigliere regionale del Partito Democratico, Andrea Zanoni, che ha criticato duramente la politica agricola della regione Veneto.

“La Regione continua a incentivare la produzione vinicola e in particolare quella di Prosecco, poi però tonnellate di uva vengono buttate perché le cantine sono ʽsature’. È uno spreco irresponsabile e uno schiaffo a chi tira la cinghia”, afferma Zanoni.  Uno sperpero di prodotto, appunto, in cui i grappoli vengono tagliati e lasciati a terra, perché in eccesso rispetto alle quantità previste nel disciplinare del consorzio di tutela della denominazione Prosecco Doc. “La resa massima di uva ammessa per la produzione dei vini «Prosecco», «Prosecco» spumante e «Prosecco» frizzante – si legge nel sito del consorzio – non deve essere superiore a tonnellate 18 per ettaro di vigneto a coltura specializzata. A detto limite, anche in annate eccezionalmente favorevoli, la resa dovrà essere riportata attraverso una accurata cernita delle uve, purché la produzione non superi del 20% il limite medesimo”.

Quest’anno le condizioni meteo sono state particolarmente favorevoli per la vendemmia, ma non è l’unica ragione dell’eccesso di produzione. “Grazie ai cospicui finanziamenti della Giunta Zaia – spiega Zanoni – sono aumentate le superfici viticole e lo scorso 9 ottobre l’assessore all'agricoltura, Giuseppe Pan, ha annunciato lo stanziamento di altri 2,4 milioni per la ristrutturazione e la riconversione dei vigneti, portando il totale a 18,9 milioni a cui bisogna aggiungere 12,5 milioni per promuovere il vino all'estero”. “Negli ultimi cinque anni sono state distribuite risorse a pioggia – attacca il consigliere Dem – vogliamo sapere quante di preciso e se la Regione intende continuare su questa strada, rischiosa anche da un punto di vista del mercato, togliendo preziosi fondi ad altri comparti”. “Inutile girarci attorno, l’uva è troppa – puntualizza Zanoni – alcune cantine riescono a smaltirla in parte con la produzione di vini a basso costo, ma la soluzione più celere è quella di distruggerla con vendemmiatrici meccaniche”.

Il mese scorso, Zaia è apparso in un video realizzato dall'attore Nicola Canal, in cui il governatore, a proposito di un grappolo dimenticato in un vigneto delle colline trevigiane, dichiara ‘Qui non si butta via nulla, qui non si spreca nulla’. “Probabilmente Zaia dovrebbe girare sul serio tra vigne e cantine, anziché limitarsi alle comparse. All'inaccettabile spreco alimentare, l’uva andrebbe destinata alle mense dei poveri o ai tanti cittadini bisognosi”, la critica di Zanoni. "ʽChe schifo’ era il commento di Zaia di qualche tempo fa per le arance siciliane lasciate a terra. Che schifo lo dico io adesso – rincara la dose il consigliere – nel vedere centinaia di quintali di uva di prosecco buttata via, gettata a terra nelle campagne venete”.

Secondo Zanoni, oltre alla quantità di uva distrutta ci sarebbero anche gravi episodi di inquinamento di corsi d’acqua naturali dovuto allo scarico illegale di alcune aziende vitivinicole lungo la fascia collinare che va da Valdobbiadene a Conegliano. “L’ambiente già ha pagato un dazio pesante all'espansione della monocoltura del Prosecco, che ha creato squilibri negli ecosistemi di un territorio collinare e di pianura assai fragile, con l’inquinamento delle falde acquifere”. “La Regione – conclude Zanoni – deve farsi carico di questa situazione, che nei prossimi anni potrebbe ulteriormente aggravarsi con l’entrata in produzione dei nuovi impianti messi recentemente a dimora”.

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