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Stefano, il papà che ogni giorno scrive poesie su Facebook per ritrovare il figlio perduto

L’ultima volta che Stefano Aloe, docente universitario di letteratura russa a Verona, ha visto suo figlio è stato 6 anni fa. Da allora l’uomo scrive ogni giorno sul social un pensiero o una poesia per il figlio, portato in Russia dall’ex compagna senza che lui potesse più vederlo.
A cura di Susanna Picone
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Pensieri e poesie che scrive e pubblica sui social network nella speranza che un giorno possano raggiungere suo figlio, un ragazzo di sedici anni che vive in Russia e che lui non vede da sei anni. È quello che ogni giorno, da sei anni, fa Stefano Aloe, un docente universitario di letteratura russa a Verona. Un uomo che, appunto, non ha da tempo contatti con suo figlio Daniil e che in questo modo, con dei particolari “messaggi in bottiglia”, spera di poterlo rintracciare. Daniil è stato portato in Russia nel 2010 dalla ex compagna del docente, una donna russa che era tornata nel Paese natale per una vacanza. Da allora però, per dissidi con lei, il docente non ha più potuto vedere il ragazzino. L’ultima volta che padre e figlio si sono visti per qualche ora è stata appunto sei anni fa, in occasione del compleanno del ragazzo. Poi più nulla. Ogni tentativo di rimettersi in contatto con lui è stato vano. Così Stefano Aloe ha pensato di scegliere la via poetica di un messaggio in bottiglia per tentare di ritrovare il figlio perduto. Ogni giorno scrive lettere, poesie, riflessioni (sia in italiano che in russo) e le pubblica su una pagina Facebook dedicata al figlio e sul più popolare concorrente del social in Russia.

"Spero che un giorno mio figlio possa leggere quei messaggi" – “È nato innanzitutto come uno sfogo, perché altro non mi restava da fare, ma io ho la concreta speranza che un giorno, da qualche parte, mio figlio scopra davvero i miei messaggi e decida di mettersi in contatto con me”, ha spiegato il docente al Corriere del Veneto sottolineando che mai ha usato i messaggi per comunicare al ragazzo l’idea che ha della madre. Insomma, per il sedicenne l’uomo scrive solo contenuti positivi. “Quando gli scrivo, parlo di me e del mio lavoro, della sua famiglia italiana d’origine, dei nonni. Cerco di immaginare il suo percorso di adolescente, di intercettare i temi che un ragazzo della sua età oggi può avere più cari”, ha detto ancora spiegando di farsi ispirare anche dai ragazzi universitari che frequenta. Aloe ha recentemente deciso di trasformare i suoi messaggi al figlio in un libro che conta di tradurre e pubblicare anche in Russia.

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