Stato-Mafia, Napolitano depone il 28 ottobre. Riina: “Voglio esserci anch’io”

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha dato la sua disponibilità a testimoniare al processo per la presunta trattativa tra Stato e mafia, così come chiesto dalla procura di Palermo. La notizia è stata data dal presidente della Corte d'assise Alfredo Montalto che ha fatto sapere di una lettera arrivata ieri dal capo dello Stato, nella quale Napolitano annuncia la propria apertura a deporre. L’udienza si terrà il 28 ottobre alle ore 10, nel palazzo del Quirinale. Nella stessa occasione potrebbe essere presenti in aula anche i boss Totò Riina e Leoluca Bagarella che hanno chiesto di intervenire: "Vogliamo partecipare all'udienza con il presidente", hanno detto in videoconferenza. Ma l'Avvocatura dello Stato si è subito opposto alla partecipazione degli imputati al processo. Su questo tema si era già espressa in passato la Corte d'assise, specificando che i due ex capimafia possano essere presenti “solo tramite i propri avvocati”. Chiamata in causa nuovamente, comunicherà la sua decisione finale giovedì prossimo. "Secondo la Corte europea per i diritti dell'uomo l'imputato ha sempre diritto a partecipare alle sue udienze", ha affermato l'avvocato Luca Cianferoni, difensore di Riina.
"Nel 1994 Matteo Messina Denaro ci disse di votare Forza Italia perché era il partito che più ci garantiva" Lo ha detto il pentito Vincenzo Sinacori, ex boss di Mazara del Vallo, nella stessa udienza odierna, durante la quale Montalto ha annunciato della disponibilità del Presidente della Repubblica. Sinacori ha anche riferito del progetto, poi fallito, di Leoluca Bagarella di costruire a una sorta di partito che facesse capo a Cosanostra. "Un giorno Matteo Messina Denaro mi mostrò un libro con alcuni monumenti. Il progetto era fare attentati fuori dalla Sicilia per colpire beni artistici. Anche Brusca era d’accordo", ha continuato il collaboratore di giustizia, che ha poi parlato del rifiuto di Bernardo Provenzano a fare attentati in Sicilia. Tra i motivi della strategia stragista di Cosa Nostra c’erano le lamentele dei detenuti al 41 bis che facevano sapere all’esterno delle torture subite dalla polizia penitenziaria in carcere.