Renzo Furlan: “Sinner con Alcaraz a Wimbledon ha fatto qualcosa che nessun altro riesce a fare”

Renzo Furlan non è rimasto spiazzato dal trionfo di Sinner a Wimbledon. L’ex giocatore, oggi stimato coach e talent-commentator per Sky, aveva previsto la vittoria di Jannik nella finale contro Carlos. Ci aveva visto lungo il classe 1970 di Conegliano, che ha le idee molto chiare sull’ultimo atto di questa eccezionale rivalità e sugli scenari in vista del prosieguo della stagione.
Un confronto che Sinner ha vinto grazie a tre momenti chiave, e che conferma, qualora ce ne fosse bisogno, la sua eccezionale mentalità e continuità. Furlan, che ha raccontato i Championships con trasporto e passione, ha parlato anche del suo futuro e delle indiscrezioni sulla possibile collaborazione con Tyra Grant.
Come hai vissuto questa eccezionale impresa di Sinner, nel senso: dove l'ha vinta Jannik?
"Guarda, intanto mi aspettavo la vittoria, anche solo per la reazione. Mi aspettavo che reagisse dopo le due sconfitte precedenti. Poi, fondamentalmente, ha gestito alla grande, ha sempre impostato bene il gioco, tranne all’inizio. Ma secondo me ci sono stati tre momenti chiave: 1) Alla fine del secondo set, lì ha alzato davvero il livello e ha portato il punteggio in parità. 2) Sul 3-4 30 pari: ha servito un ace esterno di seconda e poi un ace esterno dalla parte opposta, e subito dopo ha strappato il servizio. 3) E poi quando ha annullato le due palle break che avrebbero potuto far rientrare Alcaraz nel terzo set".
Incredibile come in pochi giorni si sia passati da una sensazione di crisi profonda a un riscatto così netto. Ora sembra che tutto si sia ribaltato: Sinner mentalmente è più forte che mai?
"Mentalmente lo era anche lì, sai. Sinner veniva da tre mesi di stop. E anche quella era una gestione difficile. Però comunque, quella a Parigi è stata una finale straordinaria, leggendaria. Qui però, secondo me, Jannik si esprime ancora meglio che sulla terra. Perché l’erba ha rimbalzi più bassi, che mettono più in difficoltà Alcaraz.
Per quanto Carlos abbia vinto qui due volte, ed è straordinario, Sinner quando gioca con la palla al fianco, se non si alza troppo, fa malissimo. E poi ha gestito con personalità. È chiaro che questo gli dà fiducia. Si è visto che loro due sono i più forti in assoluto. C’è un divario evidente al momento".

Mi immedesimavo negli altri giocatori: se già al Roland Garros avevano sentito il colpo, dopo ieri ancora di più, non credi?
"Sì. E ora si va sul cemento veloce, dove a Sinner piace ancora di più. Il cemento americano lo adora: ha vinto Cincinnati, Montréal due anni fa, e lo US Open".
Hai notato anche tu che dopo il primo set perso, Alcaraz sembrava accusare il colpo? Anche col linguaggio del corpo, c'è sconforto al punto da riconoscere quasi la superiorità di Sinner da fondo.
"Alcaraz effettivamente ha cominciato a cercare tante soluzioni, tante smorzate… perché non riusciva a fare quello che gli riusciva con gli altri: imporre il ritmo da fondo. Serviva bene, la palla tornava. Non riusciva a comandare il gioco. Di solito anche se ha alti e bassi, poi li gestisce, perché è più forte. Ma con Jannik non è riuscito ad alzare il livello. E secondo me è questo che lo ha destabilizzato mentalmente: Sinner lo ha surclassato da fondo. E quello, per un giocatore come Alcaraz, è difficile da accettare. Un conto è se uno ti serve talmente bene che non riesci a rispondere, ma se vieni surclassato negli scambi da fondo… lì cambia tutto".
Ti saresti mai aspettato che Jannik potesse prendersi il trono di Wimbledon così presto?
"Ci speravo. Dopo quello stop di tre mesi, ha fatto vedere che c’è un divario con tutti, tranne che con Alcaraz. Ora c’è stato un piccolo sorpasso. Ma torno a dire: per me l’erba è la superficie dove Jannik gioca meglio, assieme al cemento americano".

Dopo la finale del Roland Garros si era detto che quella vittoria fosse quasi episodica, nel senso che poteva vincere uno o l’altro. Invece questa finale è stata diversa, più netta. Cambia qualcosa nelle gerarchie?
"Per come sono fatti loro due, per la mentalità e le qualità che hanno, sarà sempre un continuo cambio di fronte. Però vedo Sinner più favorito nel chiudere la stagione da numero uno, perché è più continuo.
Alcaraz ogni tanto, non è che si perde, ma gioca molto per piacere, per spettacolo. E questo gli costa un dispendio di energia maggiore. Sinner invece è sempre lì. Che giochi contro il numero 100 o il numero 2, fa lo stesso identico gioco, con la stessa qualità".
Tu l'anno scorso sei arrivato in finale come coach di Jasmine Paolini. Da ex giocatore e da addetto ai lavori: perché Wimbledon è così speciale? Perché vincere lì ti porta quasi nella leggenda?
"Perché Wimbledon è il tempio del tennis. È l’unico Slam che si gioca su erba, una superficie completamente diversa. E poi c’è quell’atmosfera: il Royal Box, i Reali, l’eleganza… Vincere lì, al di là delle difficoltà, è qualcosa di straordinario. Nettamente superiore agli altri Slam: quelli hanno la stessa importanza a livello di punti e di premi, ma lì c’è la tradizione. E la tradizione pesa. Tantissimo".
In questi giorni si è parlato molto dei telecronisti. Senza entrare nel merito delle polemiche, molti hanno apprezzato la tua passione: quando parli si sente che ami il tennis. Che idea ti sei fatto?
"È un mondo nuovo per me. Però devi anche pensare che io non sono uno che sta molto sui social, non legge commenti, non pubblica stories. Penso che faccia tutto parte del gioco e l'equilibrio stia di non farsi coinvolgere. Mi è stato chiesto di fare qualcosa di diverso ma che appartiene sempre allo sport e io nasco allenatore, con una passione per il tennis e quindi se vado a fare il commentatore o il talent è normale che venga fuori tutto. Se dovessi parlare di calcio, non avendolo vissuto sarebbe difficile. Qui parlo del mio e delle mie sensazioni. Alla fine lo faccio con entusiasmo.
Ci avevi preannunciato che stavi valutando diverse opzioni per il ritorno in panchina. Nelle ultime settimane e mesi si è parlato di Tyra Grant, di tante situazioni. Ci puoi dire qualcosa?
"Diciamo che Tyra Grant è uno dei progetti migliori che mi sono stati proposti. Era un progetto italiano, e io volevo proprio questo. Quindi ci andremo con calma. Lei ha già un accordo con Matteo Donati, che è il suo allenatore. Vediamo se riusciremo a collaborare: nel senso che io proverò a fare qualche settimana con lei e con il team, con Matteo. Con lui ho una grandissima affinità, e anche la ragazza ha una qualità straordinaria. È molto intelligente. Quindi… vediamo. Ma la mia idea è di prendermela con calma, analizzare bene la situazione, e poi prendere una decisione verso settembre".

Se dovessi parlare a un ragazzino che si sta avvicinando al tennis e che magari è impazzito di gioia per Sinner, quale sarebbe l’aspetto che ti piacerebbe evidenziare di più?
"Alla fine, io credo che, a prescindere da Jannik o da chiunque altro, se un ragazzino si avvicina allo sport, lo deve fare prima di tutto perché gli piace. Poi, sì, deve farlo con l’ottica di competere per essere la versione migliore di se stesso, ma soprattutto per migliorare. Deve trovare l’equilibrio tra competizione e crescita personale, anche passando sopra qualche sconfitta. Il tennis è un percorso che ti dà tanto, a prescindere dal fatto che tu vada avanti o meno come professionista. Quindi: non smettere mai di imparare, ma sempre divertendoti".
In chiusura c'è qualcosa che non ti è piaciuto in questa edizione del torneo?
"Non mi fa impazzire l’idea del coprifuoco, il fatto che tutto debba finire entro le 11. Per il resto, è tutto organizzato nei minimi dettagli. È un torneo straordinario".