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Paolo Bertolucci: “Sinner non è un calciatore, se si fa male in Coppa Davis perde i suoi guadagni”

Paolo Bertolucci commenta a Fanpage.it la rinuncia di Jannik Sinner alla Coppa Davis 2025: “Il tennis sono gli Slam e la Nazionale non esiste. La Coppa Davis non è più quella di una volta”.
A cura di Marco Beltrami
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Jannik Sinner rinuncia alla fase finale di Coppa Davis. Una scelta che ha fatto discutere, ma che per Paolo Bertolucci non sorprende affatto. L’ex azzurro, colonna del nostro tennis e voce di Sky, ha analizzato senza filtri ai microfoni di Fanpage la decisione del campione italiano e numero due del mondo: "Era già scritta, mi sarei stra-meravigliato se avesse giocato. Il tennis è gli Slam, punto". Tra la programmazione, il peso della stagione e la logica di un professionista, Bertolucci smonta alla sua maniera ogni polemica: "Non è un calciatore legato a una società, è un libero professionista. La gente pensa alla maglia azzurra, ma nel tennis non è così".

Paolo, possiamo dire che questa scelta di Sinner di non prendere parte alle Finals di Davis era un po' nell'aria?
"Era una cosa che non era solo nell’aria, ma quasi già scritta. Mi sarei stra-meravigliato se avesse giocato in Coppa Davis. Il tennis è gli Slam, punto. In alternativa, come quarta o quinta cosa, ci sono le ATP Finals. Questo è il tennis mondiale. Poi ci sono i Masters 1000, che certo, si giocano per vincere il torneo, ma spesso vengono disputati in proiezione dello Slam. Questo è il tennis. Il resto non c’è. La Davis era una cosa di anni e anni fa, quando non c’erano tutti i tornei e la Coppa Davis era il modo migliore e più giusto per difendere i colori della nazione".

Ora è un po' cambiato…
"Adesso, per come l’hanno ridotta, tra virgolette… Certo, anche prima quando si giocava su tre giorni, era già chiaro che qualcosa stava cambiando. Quando Federer non la gioca, Nadal forse, Djokovic sì ma ogni tanto e lo stesso Alcaraz la salta, allora è finita. Non c’è niente da fare".

Insomma, non bisogna stupirsi di una scelta che rientra nella programmazione di un atleta?
"Dov’è la notizia clamorosa? Anche Alcaraz non ha giocato. E allora? Cosa c’è di così clamoroso? Non lo capisco. È un libero professionista, non è legato a un club o a una federazione. È diventato un giocatore a spese sue. La gente pensa alla maglia azzurra, ma nel tennis non è così. Non funziona come nel calcio".

Paolo Bertolucci, un’autorità del tennis italiano.
Paolo Bertolucci, un’autorità del tennis italiano.

Potrebbe aver influito il fatto di aver contribuito in modo netto a due trionfi già?
"L’ha fatta vincere due volte, basta. E poi: ‘Ah, ma stavolta si gioca in Italia'. Ok, sono tre. ‘Eh, ma il prossimo anno ne hai fatto tre, puoi farne quattro'. E poi, perché non ci fa vincere la quinta? Ragazzi ma non è così. A quel punto diventa infinito. Prima o poi il cordone ombelicale con la famiglia, con la squadra, si taglia. Ha contribuito a farla vincere due volte, magari la rigiocherà fra qualche anno, ma ora è giusto che sia focalizzato sulla sua carriera".

D'altronde siamo reduci da un torneo devastante come Shanghai e si gioca tanto.
"Hai visto cosa è successo a Rune? Non è un calciatore che ha quattro anni di contratto e che, anche se si fa male, i soldi li prende lo stesso. Rune, se si infortuna, non guadagna per un anno. E allora è chiaro: uno deve pensare alla propria carriera, che può essere breve".

Le polemiche dunque lasciano assolutamente il tempo che trovano.
"Allora sai cosa ti dicono? ‘Ah però è andato a giocare l’esibizione'. Non sono fatti suoi? Cioè, con tutti quei soldi, eccetera, per tre giorni allora lui dovrebbe dire: ‘No, non vado là perché devo giocare la Coppa'. Adesso, ragazzi, non raccontiamoci delle stronzate. Perché io voglio vedere chi è che dice: ‘No, io rinuncio a Riad (al Six Kings Slam, ndr) perché devo giocare la Coppa'".

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È già successo che sia stato oggetto di critiche dopo il primo forfait in Davis, pensi che si scenda e si salga in fretta dal carro?
"Adesso ricominceranno: ‘Ah, per forza parla tedesco', ‘Ah, per forza vive a Montecarlo', ‘Ah, però ha la Ferrari'… insomma, ripartiranno tutte le solite stronzate classiche italiane. Ma lui non guarda i social, non legge i giornali. Quindi possono scrivere quello che vogliono. Figurati se i media fanno cambiare idea a Sinner, o ad Alcaraz, o a un altro. I media… ma dove vivete? Diranno che non è andato da Mattarella, le solite cose che vengono fuori. Quelle le tengono da parte, poi al momento opportuno le tirano fuori. Vedrai se non le tirano fuori".

Come può reagire il gruppo azzurro di fronte a questa assenza?
"Alcuni hanno detto: ‘Ah, ma poteva aspettare a dirlo'. No, è giusto, perché le convocazioni vengono fatte adesso, ed è corretto che il capitano possa mettere giù la squadra senza di lui e preparare anche mentalmente gli altri componenti al fatto che non c’è più, come dire, lo scudo protettivo di uno che ti fa partire 1-0, ma che bisogna cavarsela da soli. Quindi è anche un lavoro psicologico che deve fare il capitano sugli altri giocatori, i quali dovranno assumersi la responsabilità e cercare di dare il meglio. Insomma, anche come tempistica, la decisione è giusta".

A proposito del Six Kings Slam, lì davvero per dirla alla Bertolucci "non c'è stata trippa per gatti". Abbiamo visto un Sinner dominante.
"È stato di un altro livello, su questo non ci piove. È la conferma che il suo massimo lo esprime soprattutto a livello indoor — lo abbiamo detto mille volte. E poi, l’ho scritto anche io: il fatto che lì non ci sia pressione fa tutta la differenza del mondo. Perché uno Slam non è solo due settimane, ma anche la settimana precedente — sono tre settimane di pressione mediatica continua: interviste, televisione, giornalisti, allenamenti, il pubblico, tutti i giocatori e gli allenatori nello spogliatoio. È una roba che ti tritura completamente. Quindi puoi anche entrare in campo rigido, bloccato, nervoso. Lì invece li ho visti entrare in campo sorridendo. È vero che ci sono un sacco di soldi in palio, ma giochi libero, giochi leggero. E c’è una grossa differenza".

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