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Monica Seles: “Vedevo due palline in campo, era la malattia. Ora è duro anche asciugarsi i capelli”

La leggenda del tennis Monica Seles rivela di convivere da tre anni con la miastenia gravis: “Un altro reset nella mia vita, devo sempre adattarmi come in campo”.
A cura di Marco Beltrami
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Monica Seles ha dovuto affrontare l’ennesimo reset della sua vita. Questa volta il tennis non c’entra per la grande gloria della racchetta, capace di vincere 9 titoli del Grande Slam, conquistare il numero uno del mondo e guadagnarsi un posto nell’International Tennis Hall of Fame. Per la prima volta, la classe 1973 ha parlato della sua malattia: la miastenia gravis, con cui è costretta a convivere.

Monica Seles e il racconto della malattia

Nell’intervista a The Associated Press, Monica Seles ha raccontato come si è accorta di dover fare i conti con questa malattia autoimmune cronica. C’entra il tennis, con la campionessa jugoslava, poi naturalizzata statunitense con cittadinanza ungherese, che ha ricordato: "Stavo giocando con alcuni bambini o con dei familiari e mancavo una palla. E dicevo: ‘Sì, vedo due palline'. Questi, ovviamente, sono sintomi che non puoi ignorare".

Cosa è successo alla ex numero uno del mondo

Per la 51enne non è stato semplice prendere atto delle sue condizioni di salute, poiché tutto "influisce molto sulla mia vita quotidiana". Seles, che a 16 anni trionfò al Roland Garros e chiuse la carriera nel 2003, dopo il ritorno in campo successivo al celebre accoltellamento durante un match, convive con la miastenia da 3 anni. Il National Institute of Neurological Disorders and Stroke la definisce "una malattia neuromuscolare cronica che provoca debolezza nei muscoli volontari" e che "colpisce più comunemente le giovani donne adulte (sotto i 40 anni) e gli uomini più anziani (oltre i 60), ma può manifestarsi a qualsiasi età, anche in età infantile".

Cosa comporta la miastenia

Anche gesti semplici sono diventati complicati per Monica, che inizialmente non sapeva in cosa consistesse il suo problema: "Anche solo asciugarmi i capelli… è diventato molto difficile. Quando ho ricevuto la diagnosi ho pensato: ‘Cosa?!'". Proprio per questo, l’ex tennista collabora con argenx, un’azienda di immunologia con sede nei Paesi Bassi, per promuovere la loro campagna Go for Greater.

Oggi Monica deve fare i conti con una "nuova normalità". Si tratta per lei dell’ennesima sfida, ovvero di quelli che lei stessa definisce veri e propri reset: "In termini tennistici, direi che ho dovuto fare un reset — un hard reset — più volte. Chiamo il mio primo hard reset quando sono arrivata negli Stati Uniti a 13 anni dalla Jugoslavia. Non parlavo la lingua, ho lasciato la mia famiglia. È stato un periodo molto difficile".

Poi il salto nel tennis che conta: "Diventare una grande giocatrice è stato anch’esso un reset, perché la fama, i soldi, l’attenzione cambiano tutto, e non è facile, a 16 anni, gestire tutto ciò". Indimenticabile l’aggressione con accoltellamento mentre era in panchina ad Amburgo nel 1993: "Il mio accoltellamento, lì ho dovuto fare un enorme reset".

Oggi, l’ennesimo cambiamento: "E poi, davvero, la diagnosi di miastenia gravis: un altro reset. Ma una cosa la dico sempre ai ragazzi che seguo come mentore: ‘Devi sempre adattarti. La palla rimbalza e tu devi solo adattarti'. Ed è quello che sto facendo ora".

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