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L’ultima vergognosa teoria della Cina: Peng Shuai non può essere violentata per un motivo

Le dichiarazioni di un elemento di spicco dell’apparato cinese sulla denuncia di violenza sessuale da parte di Peng Shuai sono davvero indegne e irricevibili.
A cura di Paolo Fiorenza
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Il presidente del CIO Thomas Bach, che in queste ultime settimane ha offerto un'autorevole sponda dal mondo occidentale alla narrazione fatta dalla Cina su Peng Shuai (va tutto bene, non è successo niente, è assolutamente libera di fare e dire ciò che vuole), prima videochiamandola e poi incontrandola dal vivo a Pechino in occasione delle Olimpiadi invernali, continua in questa sua attività di ‘diplomazia silenziosa' – come da lui definita – ribadendo che il Comitato Olimpico Internazionale resterà in contatto con la 36enne tennista cinese, ex numero uno al mondo di doppio.

Bach ha invitato la campionessa nella sede del CIO a Losanna e spera di poterla vedere lì nella prossima estate. Insomma, secondo lui la vicenda può essere derubricata ad una situazione normale, come se non ci fosse mai stata la denuncia di violenza sessuale da parte di Peng Shuai in un drammatico post social del novembre scorso. Ma c'è chi non vuole far spegnere i riflettori sulla vicenda, come la WTA, ovvero l'associazione mondiale del tennis femminile, assieme a tutti coloro che non credono alla smentita posticcia della campionessa, ripetuta ancora una volta nella recente intervista all'Equipe, in quella che è apparsa una "confessione forzata", avvenuta alla presenza opprimente di un funzionario cinese che non l'ha mai persa di vista.

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La preoccupazione che aver scritto pubblicamente di essere stata stuprata dal potentissimo ex vice primo ministro Zhang Gaoli possa aver portato a ritorsioni sul piano della libera determinazione della vita di Peng Shuai, oltre al fatto di non vedere ovviamente alcuna indagine cinese sulla vicenda, non viene alleggerita né dalle rassicurazioni di Bach, né da argomentazioni ridicole e vergognose espresse da elementi di spicco dell'apparato cinese, come Victor Gao, intervenuto durante il programma televisivo '60 minutes Australia' su Channel Nine.

Gao un tempo era il traduttore del leader comunista Deng Xiaoping e ora è vicepresidente del Center for China and Globalization, insomma si può legittimamente ritenerlo un portavoce del governo quando si esprime su vicende delicate come questa. Ebbene, il diplomatico cinese ha negato seccamente che Peng Shuai sia stata aggredita sessualmente, adducendo motivazioni davvero indegne: le sue caratteristiche fisiche.

"Lei è un'atleta di grande successo e fisicamente può gestire le cose meglio di molte altre donne in Cina. Grazie alla maturità della sua mente e alla maturità della sua condizione fisica, Peng Shuai può prendersi cura di se stessa e può difendersi di fronte a qualunque uomo o persona in Cina", ha spiegato Gao, che poi ha accusato i media occidentali di aver abbracciato "una fantasia" riportando il contenuto di quel post poi cancellato. L'ignobile ragionamento è infatti proseguito: "Fisicamente è molto forte, è una persona molto alta, è più alta di me. Quindi che una persona della mia altezza cerchi di violentare Peng Shuai, dimenticalo. Stai assecondando la tua fantasia".

In questa visione distorta degli avvenimenti, Gao ha anche affermato che il tempo trascorso dalla presunta aggressione ne abbia diluito la gravità: "L'incidente riportato su Internet non è accaduto una settimana fa o un anno fa, è accaduto diversi anni fa. Per tutto questo periodo è stata una persona libera, non c'era alcun segno che fosse molestata". Dichiarazioni inaccettabili, che sortiscono l'effetto opposto in chi ha a cuore le sorti della tennista: continuare a tenere accese le luci sulla vicenda.

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