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Il finalista di Wimbledon che è diventato un efferato assassino: ha fatto a pezzi una donna

Vere St. Leger Goold raggiunse l’apice della sua carriera sportiva a 25 anni, quando perse in finale nel torneo di Wimbledon. Poi il tennista irlandese entrò in una spirale di eccessi, che diventarono abissi senza fondo fino allo spietato omicidio di una donna, con la complicità della moglie: è il “delitto del baule di Monte Carlo”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Un finalista del torneo di tennis di Wimbledon perde la propria anima e diventa un efferato assassino, facendo a pezzi una donna, smembrandola e chiudendola in un baule. È un uomo ormai senza più un barlume di morale, dedito all'alcol, alle droghe e al gioco d'azzardo. Ammazza per denaro con la complicità di sua moglie e poi prova invano a sfuggire alla legge, finendo suicida nel penitenziario dell'Isola del Diavolo, nella Guyana francese. Vere St. Leger Goold è un nome sepolto sotto le coltri del tempo, non dirà nulla a chi tifa Sinner o Alcaraz, ma la sua parabola da campione di tennis a spietato omicida mette ancora i brividi.

Vere St. Leger Goold alla fine degli anni ’70 del XIX secolo
Vere St. Leger Goold alla fine degli anni ’70 del XIX secolo

Chi era Vere St. Leger Goold, il campione di tennis che diventò un assassino

Vere St. Leger Goold nacque il 2 ottobre 1853 a Waterford, in Irlanda. Proveniente da una famiglia benestante di origine cattolica, figlio di un magistrato e discendente di una stirpe nobiliare anglo-irlandese, Goold mostrò fin da giovane un'inclinazione per lo sport, distinguendosi sia nel pugilato che nel tennis, una disciplina allora emergente. Negli anni '70 del XIX secolo, Goold si affermò come uno dei migliori tennisti britannici. Nel 1879 vinse il primo Irish Open, guadagnandosi un premio di 20 sterline, equivalenti al giorno d'oggi approssimativamente a 2800 sterline (3200 euro circa), considerando l'inflazione.

Goold e altri tennisti dell’epoca: l’irlandese è quello dietro con la sciarpa a righe
Goold e altri tennisti dell’epoca: l’irlandese è quello dietro con la sciarpa a righe

La finale persa a Wimbledon: a 25 anni fu l'inizio della fine

In quello stesso anno, il 25enne Goold partecipò anche al torneo di Wimbledon, raggiungendo la finale del singolare maschile, in cui scese in campo da favorito. La sua prestazione tuttavia fu scadente, a quanto pare condizionata da una notte di eccessi e dalla recente notizia della morte del padre: il 16 luglio 1879 perse nettamente tre set a zero (2-6/4-6/2-6) contro John Hartley, un reverendo anglicano. Goold si riscattò parzialmente vincendo la finale per il secondo posto contro Cecil Francis Parr in un match combattuto che si concluse al quinto set. Nei primi anni di Wimbledon, il torneo infatti prevedeva incontri supplementari per determinare i piazzamenti o per assegnare premi in denaro o trofei minori.

La finale di Wimbledon del 1879 tra Goold e Hartley in un’illustrazione dell’epoca
La finale di Wimbledon del 1879 tra Goold e Hartley in un’illustrazione dell’epoca

Quello fu peraltro il punto più alto della carriera di Goold, che ebbe un repentino declino. Dopo un'altra finale persa nel 1880 a Cheltenham contro William Renshaw (che successivamente avrebbe vinto sette volte Wimbledon) e il titolo non difeso nell'Irish Open (sconfitta in finale sempre con Renshaw), il crollo delle sue prestazioni – complice uno stile di vita sempre meno da atleta – lo indusse ad abbandonare il tennis intorno al 1883, quando aveva 30 anni.

Il ritiro e la caduta negli abissi dell'alcol e delle droghe, il matrimonio con Marie

Quello fu l'inizio della seconda vita di Vere, un'esistenza maledetta che lo trascinò sempre più giù, in tutti gli abissi possibili. Goold cadde in una spirale di alcolismo e dipendenza da droghe, come oppio e cocaina, che ne rese instabile i comportamenti e ne minò la stabilità finanziaria. Nel 1891 sposò Marie Giraudin, una donna francese già vedova e abituata a un tenore di vita costoso.

Marie Giraudin in una illustrazione d’epoca
Marie Giraudin in una illustrazione d’epoca

La coppia, che spesso si presentava come ‘Sir' e ‘Lady' Goold nonostante entrambi non avessero titoli nobiliari, si trasferì prima a Montreal, in Canada, dove tentarono senza successo di avviare un'attività di sartoria, e poi a Liverpool, gestendo una lavanderia. Le loro finanze però continuarono a peggiorare, con la conseguenza di cercare sempre nuovi modi per fare soldi, visto che continuavano a vivere in maniera insostenibile.

Vere e Marie Goold fotografati mentre prendono il tè
Vere e Marie Goold fotografati mentre prendono il tè

Un tenore di vita insostenibile, il miraggio di sbancare il casinò di Monte Carlo

Nel 1907 i Goold si stabilirono a Monte Carlo, attratti dal miraggio di arricchirsi al casinò. Marie era infatti convinta di avere escogitato un sistema infallibile per vincere al gioco d'azzardo. Ovviamente le cose non andarono nel modo sperato, anzi l'ennesimo disastro li lasciò pieni di debiti. In quel frangente incontrarono Emma Levin, una ricca vedova svedese che frequentava anche lei il casinò. Dopo aver preso in prestito pure da lei un'ingente somma, i Goold si trovarono sotto pressione da parte della donna per restituire il denaro. A Vere e Marie, ormai completamente persi nei loro demoni, l'unico modo per uscirne apparve mettere in atto un terribile piano per uccidere la Levin.

Il "delitto del baule": Emma Levin fatta a pezzi e nascosta in un bagaglio

Il 4 agosto 1907 l'ereditiera svedese fu attirata nel loro appartamento con la scusa che avrebbe avuto indietro i suoi soldi e fu selvaggiamente assassinata. Il suo corpo fu fatto a pezzi e nascosto in una valigia, che i Goold cercarono di spedire a Londra. Il delitto fu scoperto a Marsiglia, quando un facchino notò del sangue che fuoriusciva dal bagaglio, oltre alla puzza che ne proveniva. La coppia provò a dire che dentro la valigia c'era carne di pollo appena macellata, ma la polizia li arrestò, trovando i resti della Levin e poi altre prove schiaccianti, come macchie di sangue e attrezzi (una sega e un martello), nel loro appartamento.

Due copertine di pubblicazioni dell’epoca con la rappresentazione grafica del ritrovamento del cadavere di Emma Levin nel "baule"
Due copertine di pubblicazioni dell’epoca con la rappresentazione grafica del ritrovamento del cadavere di Emma Levin nel "baule"

Durante il processo che seguì al "delitto del baule di Monte Carlo" e che suscitò un enorme clamore in tutto il mondo, Vere confessò il delitto, probabilmente per proteggere Marie, ma la verità processuale fece emergere altro, ovvero che lei fosse la mente dell'operazione.

Le foto segnaletiche di Vere e Marie dopo l’arresto nel 1907
Le foto segnaletiche di Vere e Marie dopo l’arresto nel 1907

Vere St. Leger Goold condannato ai lavori forzati a vita: si suicidò nella colonia penale dell'Isola del Diavolo

Marie fu inizialmente condannata a morte, ma la pena fu commutata in ergastolo. Morì di tifo in una prigione di Montpellier nel 1914. Vere St. Leger Goold, riconosciuto come complice, fu condannato ai lavori forzati a vita e deportato sull'Isola del Diavolo, nella Guyana francese. Qui, provato dal clima e dalle condizioni disumane di detenzione, morì suicida nel 1909, quando non aveva ancora compiuto 56 anni. Del ragazzo col sogno di diventare un campione di tennis, del finalista di Wimbledon, dei gesti bianchi di fine ‘800, non era rimasto più nulla ormai da tempo.

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