Il campo da tennis nascosto in Vaticano e quel desiderio che Papa Leone XIV vorrebbe esaudire

Un campo da tennis incastonato tra gli edifici dei Musei Vaticani, che fa capolino accanto a una porzione dei giardini pontifici, celato tra qualche albero e alcuni gazebo adiacenti. Se vorrà, se ne avrà tempo è lì (forse) che Papa Leone XIV, Robert Francis Prevost, potrà coltivare la passione per il tennis, sport di cui è appassionato e che, per sua stessa ammissione, ha praticato da "discreto giocatore dilettante".
Nell'intervista al sito dell'Ordine di Sant'Agostino che risale a un paio di anni fa confermò d'aver praticato quella disciplina. "Da quando ho lasciato il Perù – aveva rivelato il Vescovo di Roma, che nel Paese Sudamericano ha svolto la propria missione per oltre un decennio – ho avuto poche occasioni per allenarmi, quindi non vedo l'ora di tornare in campo. Finora il nuovo lavoro non mi ha lasciato molto tempo libero".
Un'informazione che è divenuta virale, rimbalzando da una parte all'altra del mondo per la sete di conoscenza e di curiosità su chi è il nuovo Santo Padre, eletto a 69 anni (è nato a Chicago, negli Stati Uniti nel 1955, da genitori di origine spagnola e franco-italiana). Un'informazione che, ironia della sorte, ha tenuto anche il pubblico degli Internazionali d'Italia di tennis col naso all'insù e gli occhi incollati ai maxi-schermi seguendo la diretta da Piazza San Pietro di quei momenti così importanti della giornata di ieri: dalla fumata bianca (avvenuta alle ore 18:08) fino alla proclamazione, scandendo la formula rituale habemus Papam, all'affaccio e al discorso dal balcone evocando il potere "disarmante" della pace e la Madonna di Pompei (nel giorno, 8 maggio, della Supplica alla Vergine del Santuario).

L'età dell'oro del tennis in Vaticano
L'attenzione sulla vita del nuovo vicario di Cristo ha rispolverato anche alcuni tratti storici sulla tradizione del tennis in Vaticano. In un articolo dell'Osservatore Romano che risale al 2009, infatti, l'età dell'oro del mondo delle racchette tra le mura leonine risale alla fine degli Anni Settanta: nel 1978 fu Gian Battista Ghislandi (coordinatore musicale del programma stereo della Radio Vaticana) a vincere il primo "Torneo dell'Amicizia". A premiarlo fu padre Roberto Tucci, successivamente divenuto cardinale.

Ci fu anche una finale di consolazione: se l'aggiudicò la guardia svizzera Peter Hasler vincendo (6-2, 6-2) contro monsignor Faustino Sainz Muñoz, successivamente nunzio apostolico in Gran Bretagna. Quel trofeo aprì la strada ad altre competizioni (tanto in singolare quanto in doppio) all'interno della Sede Apostolica: campionato che si strutturarono a squadre fino ad adottare (nel 1985) la formula "open" aperta anche agli figli dei dipendenti. A testimonianza di quel periodo felice per il tennis in Vaticano fu anche un altro episodio: Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta, icone delle racchette tricolori, premiarono Chennoth e Lozano (coppia della Segreteria di Stato) quali vincitori nel doppio.