Djokovic: “Per giocare negli USA mio padre si rivolse ai criminali. Poi arrivarono gli inseguimenti”

Novak Djokovic e la sua famiglia hanno dovuto superare non poche difficoltà per affermarsi nel mondo dello sport. Suo padre, in particolare, pur di permettere al figlio di competere ad altissimi livelli negli Stati Uniti, è dovuto scendere a compromessi, finendo in un giro molto pericoloso. È stato lo stesso campione serbo a parlarne in un’intervista con l’ex calciatore e ct Slaven Bilic.
Novak Djokovic e il viaggio difficile negli USA con il padre
Un racconto molto particolare quello di Nole, che è tornato indietro con la memoria di tanti anni. A quell’epoca non c’erano grandi disponibilità economiche per volare negli States e cercare di far vedere a tutti di che pasta fosse fatto quel talentuoso ragazzino: "Per un’impresa così grande, come il viaggio negli Stati Uniti, per me e per lui, per noi due di Smirša, bisognava stanziare una somma che, all’epoca, per l’intero soggiorno, viaggio, permanenza e tutto il resto, ammontava a circa cinquemila dollari".
Il papà di Djokovic si rivolge agli usurai
Per poter realizzare uno dei sogni del figlio, papà Djokovic si rivolse anche a degli usurai: "Doveva essere sicuro di avere abbastanza soldi per restare lì e affrontare tutto, da ogni punto di vista. E a quei tempi trovare quella cifra era praticamente impossibile. Allora lui, l’ha raccontato lui stesso, non voglio citarlo alla lettera ma, in breve, si rivolse a quei famosi usurai, criminali, che all’epoca erano gli unici disposti a prestarti dei soldi “a fiducia”, ma con un interesse altissimo. E c’è questa storia famosa, quando andò da loro a chiedere i soldi: spiegò quanto gli serviva e perché".

Era disposto a tutto, dunque, Srdjan, che finì per fare i conti con un giro molto brutto: "Loro gli chiesero: ‘Hai fretta?' E lui rispose di sì, che aveva fretta, perché i tornei cominciavano a breve. E allora loro gli dissero: ‘Va bene, l’interesse è… non so, 15-20%, ma siccome hai fretta, allora sarà 30%'. E lui cosa poteva fare? Stringe i denti, dà la mano e dice: ‘Va bene, che sia quel che sia, troverò il modo di restituirli‘".
E qui Djokovic si rende conto di non poter raccontare tutto. Nole però lascia intendere che la sua famiglia dovette affrontare momenti complicati: "Erano tempi durissimi. Ci sono tante storie che non si possono raccontare in pubblico… inseguimenti in auto, e varie altre cose, mentre cercava un modo per cavarsela. Alla fine ce l’ha fatta a restituire tutto, ma sono state situazioni davvero difficili. E poi, questa storia che tra l’altro io non conoscevo all’epoca, davvero è stata tenuta nascosta. Sì, mi è stata tenuta nascosta… ma poi…".