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Arnaldi: “Negli spogliatoi niente chiacchiere su Sinner. Djokovic? Mi ha fatto i complimenti”

Matteo Arnaldi ai microfoni di Fanpage si è raccontato tra passato, presente e futuro. Dalla vittoria con Djokovic a Madrid, all’avventura imminente di Roma, passando anche da Sinner.
A cura di Marco Beltrami
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Matteo Arnaldi dopo la bella cavalcata di Madrid, in cui si è tolto la soddisfazione di battere il suo idolo Djokovic, è uscito subito a Roma, sconfitto da Bautista. Il tennista 24enne, numero 37 del ranking mondiale continua nel suo percorso, con l'obiettivo di crescere da tutti i punti di vista. Questo sfruttando sempre la sua tenacia e la sua fisicità importante, lavorando sugli aspetti da migliorare, in primis la continuità. Ai microfoni di Fanpage, Matteo si è raccontato tra passato, presente e futuro. Un'occasione per soffermarsi anche sull'impresa con Nole, su Sinner e su diversi argomenti "caldi".

Tempo fa ho intervistato il presidente del Tennis Team Avezzano e ci ha mostrato delle foto tue e di Sinner ai Campionati Giovanili italiani Under 13, avresti mai immaginato all’epoca di poter arrivare dove sei, o ci hai sempre creduto?
"Difficile dire se l’ho mai immaginato, ma sognato sicuramente sì. Ci ho sempre sicuramente creduto e quando i primi risultati più importanti sono iniziati ad arrivare, allora è lì che ho iniziato ad immaginare e realizzare che avrei potuto raggiungere questa posizione in classifica e competere a questo livello. Quando uno inizia a prendere consapevolezza è sicuramente una spinta in più a crederci e a puntare sempre più in alto".

In comune con Jannik hai un’infanzia con diversi sport, poi alla fine hai scelto il tennis che avevi iniziato a praticare con tuo nonno. Pensi che saresti potuto diventare un top anche in acqua? E perché hai deciso di privilegiare il tennis?
"No direi che in acqua sarebbe stato molto difficile diventare un top o un atleta professionista. So nuotare, per carità, (ride, ndr) però non l’ho mai trovato divertente ed appassionante come il tennis. Il tennis è lo sport di cui mi sono innamorato sin da piccolo. È vero che ho provato anche altri sport come credo sia giusto per ogni ragazzino di 12 anni, ma alla fine sognavo i campi da tennis quando non giocavo".

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Hai rivelato che Novak Djokovic è il tuo idolo e che lo seguivi anche di nascosto a scuola, c’era una preferenza rispetto a Federer e Nadal?
"Novak è sempre stato il mio idolo e in confronto ad altre leggende come Federer e Nadal è probabilmente quello in cui mi ci rivedo di più. Probabilmente non ho la stessa ‘classe' di Roger, e non ho la fisicità di Rafa, però sono più simile a Novak in quasi tutti gli aspetti, anche dal punto di vista dello stile di gioco".

Tornando alla vittoria con Djokovic, cosa hai provato durante il match e quando hai capito di poter battere il tuo idolo?
"Emozione unica, che spero di riprovare in altre occasioni future, ma che non scorderò facilmente. Con lui mi sono allenato già in passato, ma scendere in campo su un ‘palcoscenico' del genere è tutta un altra cosa. Negli ultimi punti ho semplicemente cercato di mantenere la concentrazione, cercando di essere ‘cieco' su quello che stava succedendo".

In comune con Nole hai un’elasticità esagerata. Alle volte riesci a recuperare palle in modo quasi acrobatico, con vere e proprie spaccate. Ti alleni anche su questo o è un aspetto diciamo così puramente “genetico”?
"Ovviamente alleno anche quello, però sono sempre stato molto elastico anche da piccolo e mi sento fortunato. È uno di quegli aspetti del tuo corpo e forma fisica che sono importanti da curare ma che dipendono molto dalla genetica credo. Si può migliorare sempre un sacco lavorandoci su, però credo ci sia un limite su quanto possa influenzare la genetica".

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A proposito di Novak ti ha detto qualcosa dopo il confronto? Gli hai parlato della tua idolatria per lui?
"(Ride, ndr) No, non gli ho raccontato della mia idolatria. Novak è sempre molto rispettoso e mi ha fatto i complimenti a fine match, nonostante non sia il suo periodo top".

Ti faccio la stessa domanda che ho fatto ad Andrea Vavassori: c’è un momento del trionfo in Davis che porterai sempre con te e non dimenticherai mai? Al di là di vittorie ed esultanze? Un’emozione speciale o un momento magico.
"Un momento magico è stato l’abbraccio finale, quando non riesci ancora a realizzare cosa è successo ma sei pieno di gioia perché è successo".

Dove può arrivare Matteo Arnaldi, quali obiettivi di classifica ti sei posto? Su quali aspetti del tuo tennis pensi di dover crescere.
"Non voglio dire un numero o posizione in classifica precisa, ma migliorare di anno in anno è sicuramente l’obiettivo. Ci sono molti obiettivi che provo a pormi ogni anno e in ogni stagione, e il prossimo direi che è la top 30, facendo un passo alla volta. Aspetti del mio gioco da migliorare? Sicuramente la continuità nell’esprimere il tennis su cui stiamo lavorando durante ogni partita e ogni set, insieme ad aspetti tecnici come il servizio".

Tu hai avuto la fortuna di giocare con Sinner e con Alcaraz, cosa pensi del loro dualismo e chi dei due ha margini di crescita più importanti?
"Entrambi sono fenomeni e possono ancora migliorare in quelle piccole cose che mancano. Il dualismo nasce naturalmente dal momento in cui sono i due che vincono di più o hanno vinto di più gli scorsi anni".

Che atmosfera hai trovato negli spogliatoi durante l’assenza di Jannik? Si è parlato di quanto accaduto, oppure hai avvertito indifferenza?
"Non se ne parlava troppo, ognuno ha il proprio lavoro da fare e diciamo che non c’è molto tempo per troppe chiacchiere da spogliatoio".

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Sinner ha avviato una fondazione per aiutare i più piccoli a coltivare i loro sogni. Se potessi dare un consiglio ai giovani sportivi cosa diresti?
"Credere in se stessi sempre e non comparare il proprio viaggio con quello degli altri. Il top si può raggiungere attraverso molte strade, ognuno deve trovare la propria".

Berrettini e Vavassori hanno raccontato alcuni retroscena anche esilaranti sui controlli anti-doping. Anche tu hai vissuto situazioni particolari?
"Sicuramente non è un sistema semplice, soprattutto per il fatto che dobbiamo aggiornare la nostra posizione ogni volta che ci spostiamo anche di un giorno. Da tennisti probabilmente siamo gli sportivi che viaggiano più di tutti. È un sistema che potrebbe e dovrebbe essere cambiato adattandolo alle caratteristiche del nostro sport".

La vita di uno sportivo ormai si divide tra dentro e fuori dal campo. Ci racconti come gestisci gli aspetti extra-sportivi della tua carriera?
"Ho la fortuna di essere molto seguito fuori dal campo. Avere dei partner è fondamentale per affrontare i costi di una carriera nel tennis. FCMA è stata tra le prime a credere in me, poi si sono aggiunti Waterdrop e da poco anche Lynx Group. Tutti mi hanno sempre dato grande supporto. Con Lynx, quest’anno ci saranno anche progetti interessanti insieme a Lorenzo Sonego".

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