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L’allenatrice di pattinaggio artistico Dalilah Sappenfield radiata a vita: il racconto shock degli abusi

Dopo due anni e mezzo di indagini è arrivata la sentenza definitiva nei confronti dell’allenatrice americana di pattinaggio, Dalilah Sappenfield, squalificata a vita a seguito degli abusi e delle violenze cui sottoponeva i propri atleti ed atlete.
A cura di Alessio Pediglieri
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Dalilah Sappenfield non potrà mai più rivestire il ruolo di allenatrice di pattinaggio artistico: era sotto inchiesta da due anni e mezzo ed è stata definitivamente radiata per una serie infinita di abusi tra cui cattiva condotta fisica ed emotiva, ritorsioni, vizi di procedure e mancate segnalazioni. Sconcertanti le dichiarazioni e le testimonianze che sono riemerse attorno ad una figura più che controversa dello sport americano.

Dal 3 settembre 2021, SafeSport – organizzazione all'interno dell'organigramma sportivo statunitense contro le violenze – aveva emesso misure temporanee restrittive contro Sappenfield, tra cui una direttiva che le vietava di avere qualsiasi contatto con almeno una dozzina di pattinatori e pattinatrici coinvolti nelle indagini, con l'obbligo di essere costantemente supervisionata da un altro adulto mentre allenava. Ora la sentenza finale, col CEO di SafeSport, Ju'Riese Colon, che ha motivato la decisione della radiazione: "Un cambiamento culturale sta avvenendo e le azioni che una volta erano tollerate o ignorate non sono più accettate. Ora la responsabilità sta prendendo piede. Coloro che si aggrappano a tattiche tossiche verranno lasciati indietro e dalla parte sbagliata della storia".

I racconti shock sugli abusi di Salilah Sappenfield

Tra le tante violazioni contestate a Sappenfield, c'è ka cattiva e reiterata condotta con violenze fisiche ed emotive verso atleti e atlete, nonché minacce e ritorsioni, anche a sfondo sessuale, ed infine l'accusa abuso della propria autorità e la mancata segnalazione di diverse violazioni al protocollo di SafeSport. Tra queste, una in particolare che è è andata in netto contrasto con le regole fondamentali: non poter ospitare alcun minorenne presso le proprie strutture. Invece, nel 2020, una pattinatrice russa di 16 anni ha soggiornato a casa di Sappenfield, denunciandone poi il comportamento. Una abitudine confermata anche da altri due pattinatori, allora diciottenni, che vivevano a casa di Sappenfield a Colorado Springs in quel momento.

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Ma a scioccare il mondo del pattinaggio e dello sport in generale è stato il racconto della pattinatrice Tarah Kayne che aveva dichiarato di essersi tagliata il polso nel luglio 2019, mentre era nella sua stanza presso il dormitorio all'US Olympic Training Center di Colorado Springs, durante un ritiro presieduto da Sappenfield.

"Mi ero tagliata accidentalmente un polso e per fermare l'emorragia utilizzai la colla. Ero troppo  spaventata: nella mia testa, pensavo che sarei morta, ma avevo paura di andare in ospedale perché non volevo che Dalilah sapesse nulla di tutto questo. I suoi argomenti su di me" ha continuato Kayne in una dichiarazione del 2021 "riguardavano costantemente il sesso, di con chi uscivo, della mia vita privata. Era del tutto inappropriato, ma è quello che faceva Dalilah. Usava i pettegolezzi degli altri pattinatori sulla pista contro di te. Sapeva che stavo lottando per la mia stabilità mentale, ma invece di aiutarmi, mi prendeva in giro: andava da altri skater e glielo raccontava, insultandomi e chiedendo ai ragazzi perché qualcuno avrebbe voluto uscire con me."

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