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“Io sono ancora qua”: Filippo Magnini, due ori mondiali e il sogno della quarta Olimpiade

Filippo Magnini è stato tante cose nella sua carriera e nella sua vita. Ha vinto due ori mondiali consecutivi nella gara regina del nuoto, i 100 stile libero, è stato il riferimento della velocità per un quadriennio e purtroppo anche al centro di accuse poi infondate di doping. Oggi, tornato a 39 anni, vuole il suo ultimo sogno: la sua quarta Olimpiade a Tokyo.
A cura di Jvan Sica
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Filippo Magnini oggi compie 39 anni. È un ex che dovrebbe guardare gli altri dal bordo vasca. Filippo Magnini è un atleta che può ancora stare in acqua con gli altri. Quando raggiungi una certa età i discorsi su di te si polarizzano in maniera netta. Come tanti altri nuotatori appare all’improvviso, nel 2003, quando in ultima frazione della finale dei Campionati Mondiali di Barcellona mette giù un 48″13 che ci dà un sesto posto insperato nella gara che in un certo senso dà anche il polso di una scuola natatoria.

La prima grande sveglia in una gara individuale suona però agli Europei del 2004 a Madrid, quando batte nei 100 sl il più grande del tempo nella velocità, l’olandese Pieter van den Hoogenband. Pochi mesi dopo va ad Atene per fare la storia del nuoto italiano e affermarsi o andare sul podio della gara regina, ma alla fine sarà solo quinto in una gara spaziale in cui a salire sul podio sono oltre a van den Hoogenband anche Roland Schoeman e Ian Thorpe.

Se Atene e le Olimpiadi iniziano a essere un rompicapo, il 2005 da subito la chance per il riscatto. Mondiali di nuoto a Montreal e Magnini sceglie di partire senza troppi clamori. Arriva in Canada e non fa bene nei 200 sl, tutti pensano sia in cattiva forma ma arriva la sua gara e fa la storia. Riesce a vincere, primo italiano a vincere i 100 sl, battendo sia Ryk Neethling che Roland Schoeman, con un tempo mostruoso: 48″12, seconda miglior prestazione di tutti i tempi, a soli 0″28 dal record di Pieter van den Hoogenband.

Iniziano gli anni più belli di “Magno”, che vince con estrema facilità gli Europei del 2006 svoltisi a Budapest, in cui batte l’olandese che è stato il mito dei primi anni zero e sul podio si mette in testa la corona del nuovo monarca del nuoto, “Re Magno”. Già l’anno successivo ci sono i Campionati Mondiali di Melbourne e la difficoltà di riconfermarsi è in qualche modo più ardua che arrivare in cima la prima volta. Questi però (e peccato che il 2007 non sia stato anno olimpico) sono i Mondiali in cui Magnini è davvero ingiocabile per tutti. Porta prima la staffetta 4×100 a un argento incredibile, con un 47″18 celestiale, poi si concentra solo sui 100. In finale parte forte ma si spegne ai 75 metri, recuperano tutti, il finale è una vera bagarre, ma con lo spunto del campione è di nuovo oro, con lo stesso tempo del canadese Brent Hayden. Solo due mostri come Matt Biondi e Aleksandr Popov avevano vinto due edizioni consecutive dei Mondiali nei 100 sl. Questo per sintetizzare l’impresa di Magno.

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L’anno dopo c’era un suggello da mettere per marchiare a fuoco dorato una carriera. Pechino 2008 lo aspetta ma Filippo sbaglia tutto. Sbaglia l’avvicinamento alla competizione, sbaglia a comprendere il suo corpo al fine di portarlo al massimo in quel momento e sbaglia anche le gare nelle acque cinesi. Sarà addirittura estromesso dalle finali dove si afferma un nuovo tipo di nuotatore, il culturista acquatico, ovvero un nuotatore, come il francese Alain Bernard, che è stracolmo di muscoli e non deve porsi il problema dello scivolamento in acqua perché i costumi di gomma ci pensano loro. Ai nuotatori basta spingere forte e prendere a mazzate l’acqua, poi la velocità vien da sé.

Da quel momento in poi Filippo Magnini inizia la sua dolce parabola discendente, prima perché non può competere contro mostri muscolosi aiutati dal costume che tiene su e poi quando si torna alla stoffa, ormai ci sono atleti più giovani che lo hanno guardato, studiato e, come accade sempre nello sport, superato. Vince ancora un oro europeo nel 2012 a Debrecen, colpo di coda del campione vero.

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Sintetizzata al massimo una carriera così luminosa, per parlare di Magnini non basta. Prima di tutto perché non è stato soltanto nuotatore, ma anche personaggio televisivo, del costume italiano e del gossip nostrano, vivendo una storia d’amore anche con l’altra stella del nuoto italiano, Federica Pellegrini, e poi perché un’accusa di doping lo ha colpito nel 2018. Il 90% degli atleti con il suo curriculum e la sua età in quel momento avrebbero serenamente appeso il costume al chiodo, magari ci si sarebbe difesi per quel che era possibile, scegliendo la strada del silenzio e magari del rientro nel nuoto come allenatore oppure organizzatore di qualche grande evento. Invece Magnini tira fuori il carattere che gli ha fatto vincere il Mondiale di Melbourne e va avanti, fino al TAS di Losanna. E vince anche questa volta, perché il TAS il 27 febbraio 2020 decide che erano accuse non veritiere.

Vinta anche questa battaglia, Magno si ferma? No, vincere nei tribunali ha un suo gusto, ma in acqua di più. E allora, uscendo da una storia strana e confusa, decide ancora una volta, per l’ultima volta, di seguire un sogno: la sua quarta Olimpiade. Non è facile e non sarà facile. Dopo tre anni di inattività è tornato ai Campionati italiani di Riccione di dicembre con un 49’’9 nei 100 sl. In Italia con gente come Miressi in acqua è un tempo mediocre, ma a fine gara non si è abbattuto e ha confermato che il suo sogno resta. Sta lavorando duro per riuscirci, magari non ce la farà, lo sa anche lui, ma spesso è sognare quello che conta.

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