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Dominio Italia, stravince nel medagliere: gli Europei ci lanciano in un’altra dimensione del nuoto

Con campioni come Paltrinieri, Ceccon, Pilato, Panziera, Martinenghi e Quadarella in grande spolvero vinciamo il medagliere degli Europei di nuoto con 35 medaglie, di cui 13 d’oro. Accanto a loro crescono i giovanissimi e pensiamo al futuro con incredibile ottimismo.
A cura di Jvan Sica
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Con la vittoria della 4×100 mista maschile per dispersione sulla seconda classificata si chiude il più bell’Europeo di nuoto della nostra storia, il più vincente, il più memorabile. All’inizio tutti, atleti e addetti ai lavori, dicevano che la nostra squadra era la più forte di sempre e gli atleti hanno confermato questa profezia, vincendo tantissimo, superando limiti personali e dimostrando di poter lottare in quasi tutte le gare della competizione. Restando al nuoto in piscina abbiamo vinto 13 ori, 13 argenti e 9 bronzi, per un totale di 35 medaglie, mettendoci alle spalle Ungheria con 15 e Gran Bretagna con lo stesso numero di medaglie dei magiari.

Tra gli uomini abbiamo vinto medaglie nello stile libero sia nella velocità (Deplano 50m e Miressi 100m) che nel mezzofondo (Paltrinieri 800 e 1500 e Galossi 800), Ceccon ha vinto due medaglie nel dorso, Martinenghi ha dominato la rana veloce e Pizzini ha vinto un bronzo nei 200m, Razzetti nei misti è stato oro e argento. Abbiamo vinto poi due staffette su tre, con l’argento nella 4x200sl. Tra le donne meno profondità, ma tre atlete Quadarella, Pilato e Panziera hanno portato a casa 5 ori e 2 argenti, oltre ad altre medaglie assortite e staffette che hanno fallito il podio per poco.

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Un Europeo strabiliante quindi, ma ci sono stati critici (in Italia spuntano come le bolle se non metti la protezione sotto questo sole) prima, durante e sicuramente dopo gli Europei i quali si dividono in due categorie. La prima è quella dei romanticoni, che urlano all’esclusione della Russia per i motivi ben noti. I secondi sono i beatnik, che invece urlano alla poca consistenza della squadra britannica che ha portato a Roma il Team B (poi ci sono i disorientati che sui social urlano che mancano gli Stati Uniti agli Europei e per questo abbiamo vinto tanto).

Se però non ascolti le voci e inizi a spulciare i risultati degli ultimi quattro anni viene fuori qualcosa di ancora più sconvolgente. Agli ultimi Europei nel 2018 per la Russia hanno vinto ori Kolesnikov e Rylov nel dorso, ma Ceccon non era ancora il signor Ceccon di oggi, con annesso record del mondo nei 100 in saccoccia, erano padroni della 4x100sl, ma alle ultime Olimpiadi noi siamo stati argento e loro settimi, Anton Čupkov aveva vinto l’oro nel 200 rana ma a Tokyo è stato battuto da due europei presenti a Roma, Arno Kamminga e Matti Mattsson, nella rana femminile dominò Julija Efimova, ma sappiamo che era praticamente agli ultimi squilli della carriera prima dell’arrivo di Benedetta Pilato e il ritorno di Ruta Meilutyte. Insomma tutto questo squadrone la Russia non lo avrebbe portato a Roma e dove aveva le punte si doveva scontrare contro i mostri come Ceccon.

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Capitolo Gran Bretagna. Mancava Peaty per infortunio e questo pesa eccome. Insieme a lui mancavano tre che avrebbero detto la loro in gare in cui non abbiamo brillato, come i 200 e 400 sl territorio di caccia preferito di James Guy, Thomas Dean e Duncan Scott. Georgia Davis, brava nel dorso si è ritirata, Benjamin Proud c’era nel 2018 e c’era anche quest’anno, vincendo l’oro nei 50sl, Imogen Clark nella rana era in squadra, Luke Greenbank era in squadra, James Wilby nella rana era in squadra e ha vinto i 200. Insomma c’erano assenze di peso che avrebbero portato alla Gran Bretagna altre medaglie, con atleti importanti nelle staffette uomini (la 4x100sl donne e la 4x200sl mista l’hanno comunque vinta), ma non hanno portato a un campionato europeo in minore come si legge spesso in giro.

Cercando di zittire i pessimisti quindi (un modo però simpatico per chiamare questi Europei è stato “Sette Colli EVO, almeno fa ridere), l’Italia esce da questi Europei con risposte di diverso tipo. Alcuni campioni ormai noti non mollano niente, Paltrinieri e Quadarella su tutti. Poi ci sono i giovani campioni che ormai sanno lottare solo per i primi posti: Ceccon, Miressi, Pilato, Martinenghi e insieme a loro alcuni talenti che si accendono a sprazzi ma che in questa manifestazione non hanno tradito, come Panziera, Cusinato, Carraro, Scalia, Pizzini, Poggio e soprattutto Razzetti.

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Infine un altro gruppo di giovanissimi hanno mostrato di poter dare fastidio anche agli altri grandi italiani: Leonardo Deplano (classe ’99 ma che solo ora sta capendo la sua forza), Simone Cerasuolo (classe 2003), Michele Lamberti (classe 2000), Antonietta Cesarano (classe 2003) e Lorenzo Galossi (classe 2006).

In poche parole, la buona notizia è che abbiamo vinto il medagliere degli Europei di Roma 2022, quella entusiasmante che tanti dei nostri campioni sono molto giovani, quella esaltante è che ne abbiamo già pronti altri che possono addirittura insidiare i campioni di oggi e magari andare a coprire stili e gare dove siamo in questo momento scoperti. Sono stati Europei che potremmo ricordare in futuro come solo l’inizio di un’era dorata molto lunga. Questo è quello che ha detto Roma e questo è anche il sogno di tutti.

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