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Vende una Ferrari a prezzo doppio troppo in fretta, ora rischia la beffa: non ha letto il contratto

Todd Carlson ha rivenduto la sua Ferrari Purosangue subito dopo l’acquisto, ignorando il contratto. Il concessionario Ferrari di Houston lo porta in tribunale: rischia di trasformarsi in una beffa.
A cura di Michele Mazzeo
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Todd Carlson, acquirente di una Ferrari Purosangue a giugno 2024, ha deciso di rivendere l'auto subito dopo la consegna. Una mossa che ha acceso un caso legale negli Stati Uniti: il concessionario Ferrari di Houston ha intentato causa contro di lui per violazione del contratto di acquisto.

Al centro della vicenda c'è un "Opportunity Agreement", documento firmato da Carlson al momento della caparra. Nel contratto era stabilito che, entro i primi 18 mesi (quindi, nel caso specifico, fino a gennaio 2026), la vettura non poteva essere ceduta a terzi: l'unica possibilità era offrire la prelazione al dealer, che avrebbe potuto riacquistarla al prezzo originale. In caso contrario, l'acquirente si sarebbe impegnato a restituire l'intero profitto ottenuto dalla vendita e a sostenere le spese legali.

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La Purosangue, prima quattro porte e quattro posti della casa di Maranello, è il modello più richiesto degli ultimi anni. Presentata come "non un SUV" ma con assetto rialzato, è spinta dal V12 aspirato da 6,5 litri capace di erogare 725 cavalli e scattare da 0 a 100 km/h in 3,3 secondi. Il prezzo di listino oggi negli USA parte da 429 mila dollari (circa 365mila euro al cambio attuale), ma sul mercato dell'usato le quotazioni hanno già superato i 700mila dollari (circa 600mila euro).

Un affare che Carlson ha provato a cavalcare subito, vendendo l'auto a una cifra vicina al doppio del prezzo d'acquisto. Ma quella che sembrava una brillante operazione economica rischia di trasformarsi in una beffa giudiziaria.

Il caso non è isolato. Rolls-Royce ha già minacciato la "lista nera a vita" per chi rivende la Spectre elettrica, Ford nel 2017 fece causa al wrestler John Cena per la rivendita anticipata della sua GT, mentre Tesla ha cancellato ordini a chi tentava di speculare sul Cybertruck. Tutte strategie per evitare il cosiddetto "flipping", cioè la compravendita rapida di auto rare per trarne guadagno immediato.

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Ferrari, con la Purosangue, ha fissato una produzione annua limitata tra 2.200 e 3.000 esemplari, sold out fino al 2026. Un'esclusività che ha acceso la corsa al modello e, insieme, il fenomeno delle rivendite lampo. Da qui la linea dura di Maranello, pronta a portare in tribunale chi non rispetta i vincoli contrattuali.

La vicenda Carlson riapre una questione più ampia: fino a che punto una casa automobilistica può imporre restrizioni ai propri clienti? Da un lato c'è l'esigenza di proteggere il marchio e i veri appassionati, dall'altro il diritto dei proprietari di disporre liberamente di un bene acquistato. Per il momento la legge sembra pendere dalla parte del Cavallino Rampante. Ma la battaglia tra libertà individuale ed esclusività del brand è appena cominciata.

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