Marko racconta la sua verità sul licenziamento di Horner: “In Red Bull non c’è alcun clan Verstappen”

Dopo oltre vent'anni alla guida del team di Formula 1, Christian Horner è stato licenziato dalla Red Bull. A deciderlo è stato Oliver Mintzlaff, uno dei tre CEO nominati dopo la morte del fondatore Dietrich Mateschitz. A rivelare tutto è Helmut Marko, storico consulente del team: "La decisione è stata presa dal management, in particolare da Oliver Mintzlaff", ha infatti dichiarato l'82enne austriaco a Sky Germania durante il weekend del GP del Belgio, il primo senza lo storico team principal al muretto.
La fine dell'era Horner è arrivata al culmine di una lunga lotta intestina nei vertici Red Bull, che ha messo in discussione non solo l'efficacia manageriale del britannico, ma anche il suo ruolo all'interno dell'organizzazione. Secondo Marko, "le prestazioni in pista non hanno raggiunto le aspettative", un elemento decisivo nella scelta.

Il "clan Verstappen" e la quiete dopo la tempesta
L'addio di Horner ha coinciso con un clima più disteso attorno a Max Verstappen. Nel paddock si parla di un "Clan Verstappen" – formato dal padre Jos, dal manager Vermeulen e dallo stesso Marko – finalmente rasserenato, dopo mesi di frizioni interne e voci di addio verso la Mercedes (che lo stesso responsabile dei piloti Red Bull ha spento proprio dopo il weekend di Spa: "Posso confermare che Max guiderà per la Red Bull anche nel 2026" ha detto difatti alla testata Sport.de).
Ma il superconsulente smentisce l'esistenza di fazioni interne: "Non esiste nessun clan Verstappen né fazioni austriache o thailandesi, perché tutta l'azienda lavora in perfetta armonia. Senza questo spirito, i successi sportivi e commerciali non sarebbero possibili".

Mekies al comando e rivoluzione interna
Il nuovo corso della Red Bull sarà guidato da Laurent Mekies, ex Ferrari e più di recente team principal della Racing Bulls. La sua nomina segna una profonda revisione dell'assetto organizzativo: il potere non sarà più concentrato in un'unica figura come avveniva con Horner, ma distribuito tra diversi manager. "Una delle nostre principali priorità è garantire il giusto focus ed evitare colli di bottiglia a tutti i livelli dell'organizzazione", ha spiegato Mekies, che non ha nascosto l'ambizione di puntare sulla forza collettiva.
"Nessuno può sostituire completamente Horner – ha quindi proseguito il francese –. Sono arrivato per ricoprire il ruolo di CEO e team manager. C'è un modo per farlo come ha fatto Christian? No. Certamente no. Ma faremo leva sugli enormi punti di forza di questa squadra".
Secondo Marko, Mekies avrà il controllo tecnico e operativo del team corse, mentre aree come marketing, progetto hypercar RB17 e le power unit (che Red Bull Powertrain si farà da sola dal 2026) saranno affidate ad altri dirigenti. Obiettivo dichiarato: snellire la struttura e migliorare l'efficienza.

Il controllo torna all'Austria
La Red Bull sta trasferendo sempre più il centro decisionale da Milton Keynes alla sede centrale di Fuschl am See, in Austria. Storicamente, la base inglese era il feudo operativo di Horner. Ora è sottoposta a una revisione interna voluta dai vertici austriaci.
Marko ha ammesso: "Controllavano tutto ed erano coinvolti in ogni dettaglio. Naturalmente, questo ha creato aree in cui le prestazioni ne hanno risentito. Ecco perché ora ci stiamo concentrando sull'avere un ingegnere esperto in questa posizione, con una forte attenzione al team corse". Anche l'intervento diretto da Salisburgo – in attesa di nominare i nuovi responsabili – fa parte del nuovo assetto: "Finché non saranno nominati i responsabili di reparto appropriati, Salisburgo fornirà supporto", ha spiegato Marko.

Un nuovo ciclo (e una prima vittoria)
Il cambiamento sembra aver dato i primi frutti. Alla prima gara con Mekies al comando, la Red Bull ha vinto la Sprint Race in Belgio. Un segnale importante per una squadra che punta a mantenere il dominio in pista anche senza Horner.
Intanto, le trattative per la buonuscita dell'ex team principal sono in corso, con l'azienda pronta a versargli l'intero importo del suo stipendio residuo. La chiusura formale di un'era, con lo sguardo già rivolto a una nuova formula di leadership.