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Perché i Mondiali di ciclismo 2025 si svolgono in Ruanda, la discussa prima volta dell’Africa

Una prima volta storica per l’Africa: stanno per iniziare i Mondiali di Ciclismo 2025 in Ruanda. Una competizione che ancora prima di partire ha già sollevato molte critiche.
A cura di Nicolo Piemontesi
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I Mondiali di ciclismo 2025 stanno per diventare realtà: nella cornice del Ruanda la competizione inizierà il 21 settembre 2025. Per una settimana atleti di tutto il mondo si sfideranno per ottenere il titolo mondiale, l'ultimo giorno di gare sarà il 28 settembre. Chiunque vinca, sarà comunque un'edizione da ricordare, perché quelli che andranno in scena a Kigali, saranno i primi mondiali a svolgersi in Africa.

Un progetto ambizioso che punta a fare dell'Africa un nuovo polo mondiale per il ciclismo, un modo per diffondere lo sport e la consapevolezza in tutto il mondo. Il Ruanda non è nuovo a questo tipo di eventi, il Tour du Rwanda, infatti ha già messo alla prova i circuiti della nazione dandogli un sapore internazionale. Se da una parte si festeggia il traguardo raggiunto, dall'altra si teme che per i Mondiali 2025 possano esserci più ombre che luci: tante controversie aleggiano attorno alla competizione e alla nazione ospitante.

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Una prima volta storica per il ciclismo in Africa

Un successo storico e voluto dall'UCI, l'unione ciclistica internazionale, per globalizzare il ciclismo e renderlo meno eurocentrico. Portarlo fuori dall’Europa significa ampliare gli orizzonti e sostenere lo sviluppo di questa disciplina in Africa, dove sta crescendo rapidamente. Il Tour du Rwanda non ha solo aiutato lo sport a ottenere maggiore visibilità, ma ha anche portato al miglioramento di infrastrutture e strade nella Nazione. Proprio in Ruanda è stato inaugurato un centro satellite dell'UCI che serve e supporta tutti i ciclisti del continente.

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I Mondiali sono solo il primo di molteplici passi previsti dalla federazione, un progetto a lungo termine per rendere il ciclismo sempre più uno sport mondiale. Lo scopo dell'evento è anche quello di attirare ulteriori investimenti dai governi, dando maggiore visibilità al ciclismo, così da poter ampliare i satelliti dell'UCI nel continente. Piccoli passi per arrivare da ampliare il calendario delle gare aggiungendo nuovi tour.

Le problematiche ambientali ed economiche

Non sono mancate le critiche e per quanto gli organizzatori abbiano avvisato di quanto sarà intensa la competizione, i team sembrano preoccupati. Per i ciclisti la competizione non sarà una passeggiata, ad attenderli infatti li aspetta un dislivello di circa 5500 metri, paragonabile ad alcune tappe alpine europee. A circa 1400 metri d'altitudine le gambe dei ciclisti verranno messe a dura prova, così come la loro resistenza al clima: tra umidità elevate e il periodo delle piogge brevi ma intense, fattori che potranno cogliere di sorpresa i corridori più impreparati.

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Non sarà solo l'ambiente a mettere in difficoltà i team, per molti anche le spese potrebbero far sorgere qualche ripensamento. I costi logistici, dal trasporto alla vera e propria permanenza in loco, potrebbero essere eccessivi rispetto ai benefici del Mondiale. Per i team il costo del trasporto dei materiali e delle attrezzature, per non parlare degli alloggi, fino a Kigali potrebbe diventare un limite e minare il numero di persone da poter portare.

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Le accuse al governo del Ruanda: critiche politiche e "sportwashing"

I dubbi di molti non si fermano però ai fattori più materiali della competizione: la situazione politica e le tensioni al confine con il Congo preoccupano. Per quanto gli ideali possano sembrare dei più nobili, molti puntano il dito contro la corruzione in Ruanda. Il governo, soprattutto nella figura del presidente Paul Kagame, che governa dal 2000, è sotto inchiesta con accuse ben peggiori. Per molte ONG e da alcuni rapporti dell'ONU sarebbe responsabile di aver sostenuto militarmente ed economicamente i ribelli del gruppo M23, che operano in Congo, in modo da poter approfittare delle tensioni sul confine tra le due nazioni (anche se il governo ha smentito più volte).

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In un clima simile, in cui Kagame è anche accusato di limitare e non rispettare i diritti umani, molti temono che i Mondiali di ciclismo 2025 siano solo un'operazione di "sportwashing". Ovvero un modo per migliorare l'immagine del paese nel mondo, senza rendere conto delle violazioni in atto e nascondendole dietro all'evento stesso.

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