Derek Gee ha rescisso con la Israel per “problemi di coscienza”. Chiesti 30 milioni di risarcimento

Derek Gee è stato uno dei nomi di punta del Team di ciclismo Israel Premier Tech ma il rapporto tra il campione canadese e la squadra israeliana si è concluso nel peggiore dei modi quando il 28enne ha deciso di rescindere unilateralmente il contratto lo scorso 9 agosto attraverso i suoi rappresentanti legali. Aprendo un contenzioso con il Team che gli ha chiesto un risarcimento danni da 30 milioni di euro. A distanza di mesi di silenzio e di fronte a quanto sta accadendo alla squadra israeliana, tra le contestazioni alla Vuelta, il tentativo di rebranding e l'esclusione al Giro di Lombardia, Gee ha deciso di spiegare le motivazioni della sua forte scelta: "Ho ragionato in termini sia di sicurezza che di convinzioni personali, che mi pesavano molto sulla coscienza".
Una lettera a cuore aperto che arriva all'indomani della scioccante notizia dell'autoesclusione della Israel Premier Tech alla Monumento d'autunno, il Lombardia, uno dei principali appuntamenti ciclistici internazionali di fine stagione. Derek Gee è stato in silenzio un paio di mesi, ha lasciato far parlare i fatti e altri. Alla fine però ha preso parola lui, andando fino in fondo a quanto accaduto lo scorso agosto, quando ha presentato attraverso i propri avvocati lettera formale di risoluzione unilaterale del suo contratto con il Team israeliano.
"Conseguenza di una rottura irreparabile, in termini di sicurezza e convinzioni personali"
"Vorrei affrontare e chiarire alcune speculazioni sulla mia situazione attuale, a seguito delle recenti dichiarazioni pubbliche della mia ex squadra secondo cui il mio caso è attualmente all'esame del collegio arbitrale dell'UCI", ha spiegato Gee in una lunga dichiarazione pubblicata su Instagram. "So che molte persone si aspettavano un aggiornamento e, sebbene non possa commentare i procedimenti in corso, ritengo sia molto importante condividere la mia versione dei fatti. Ho rescisso il mio contratto per una buona ragione, come tutti hanno il diritto di fare quando diventa impossibile continuare a lavorare nelle circostanze attuali. Questa decisione non è stata presa alla leggera. È stata la conseguenza di una rottura irreparabile del mio rapporto con il team manager, nonché di serie preoccupazioni riguardo al fatto di correre per la squadra, sia in termini di sicurezza che di convinzioni personali, che mi pesavano molto sulla coscienza".
"Andarmene ha significato restare senza squadra e lavoro: ma non potevo più correre per loro"
Una scelta che per Derek Gee è stata figlia di un lavoro interiore, di una metabolizzazione della realtà e degli eventi arrivata dopo una profonda riflessione personale: "Ciò che mi colpisce di più è come, una volta che entrano in gioco le questioni umane, il denaro diventi improvvisamente il problema principale. Il denaro non è stato il motivo per cui ho rescisso il mio contratto. Andarmene significava correre il rischio di rimanere senza squadra e quindi senza protezione in caso di infortunio. Ero – e sono ancora – disposto a correre quel rischio, perché semplicemente non potevo continuare a correre per questa squadra".
"Mi chiedono 30 milioni di risarcimento: ciò mi fa capire che ho fatto la scelta giusta"
Di fronte alla sua scelta, però, la reazione della Israel lo ha sorpreso: "Ora mi trovo ad affrontare quella che, a quanto mi risulta, è una richiesta di risarcimento danni, che a quanto pare supera i 30 milioni di euro. Semplicemente perché ho esercitato i miei diritti fondamentali come professionista e come essere umano… Non sono queste le cifre, né la situazione che un atleta sogna quando vuole diventare un ciclista professionista. Credo che questo sia in contrasto con i valori che lo sport dovrebbe promuovere. Inoltre, queste azioni riflettono esattamente i problemi che hanno portato alla rottura del rapporto" ha concluso Gee ribadendo la forza delle convinzioni alla base della sua decisione: "Ciò rafforza la mia convinzione che lasciare la squadra sia stata la decisione giusta, nonostante il recente annuncio di cambiamenti nell'identità del marchio e di superficiali adeguamenti strutturali"