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Tour de France 2023

Cosa aspettarsi dal Tour de France 2023: il duello Pogacar-Vingegaard, i 7 italiani e le sorprese

Sabato 1 luglio parte la centodecima edizione del Tour, all’insegna dello scontro tra i due ultimi vincitori e l’evidente crisi del ciclismo italiano su strada.
A cura di Jvan Sica
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Lo sloveno Tadej Pogacar prova a staccarsi dal danese Jonas Vingegaard.
Lo sloveno Tadej Pogacar prova a staccarsi dal danese Jonas Vingegaard.
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Da sabato 1 luglio, nei Paesi Baschi, inizia la centodecima edizione del Tour de France, che si prospetta spettacolare sotto diversi punti di vista. Prima di tutto sarà il redde rationem tra Tadej Pogačar e Jonas Vingegaard. Nelle ultime due edizioni si sono invertiti nelle posizioni: primo lo sloveno nel 2021 e secondo il danese a 5’20’’, primo l’uomo della Jumbo-Visma nel 2022 su quello dell’UAE Team Emirates con 2’43’’ di vantaggio.

Sarà una sfida fra due uomini arrivati in forma a questo confronto diretto. Pogačar ha letteralmente dominato in primavera, vincendo Vuelta a Andalucía, Parigi-Nizza, battendo proprio Vingegaard arrivato terzo, insieme a Giro delle Fiandre, Amstel Gold Race e Freccia Vallone. Durante la Liegi-Bastogne-Liegi però è caduto e si è fratturato scafoide e lunato del polso sinistro. Si è allenato per un periodo soprattutto in casa e si è temuto che arrivasse poco in forma al Tour, ma non è così. Pochi giorni fa ha vinto i Campionati sloveni sia a cronometro che in linea, battendo Luka Mezgec e i test fatti in altura al Sestriere nelle ultime settimane fanno ben sperare i suoi tifosi.

Il ciclista scandinavo tra i protagonisti più attesi del Tour de France.
Il ciclista scandinavo tra i protagonisti più attesi del Tour de France.

Percorso diverso per Vingegaard che all’inizio dell’anno ciclistico le ha prese anche da Pogačar, ma dovendo preparare nello specifico il Tour de France è salito di colpi da aprile in poi, vincendo i Paesi Baschi, superando tutta una serie di ciclisti che ritroverà in Francia e soprattutto il Giro del Delfinato, battendo l’uomo che deve proteggere le spalle a Pogačar, Adam Yates e dimostrando uno stato di forma già di alto livello.

Sarà quindi una sfida davvero da gustarsi giorno per giorno, anche tra due delle squadre più forti del lotto. Fino allo scorso anno infatti la Jumbo-Visma era nettamente superiore all’UAE Team Emirates, mentre in questo Tour Pogačar arriva con Adam Yates e Marc Soler come uomini capaci di sostenerlo soprattutto in salita. Dall’altra parte la Jumbo non avrà Roglic e c’è l’incognita Wout van Aert, il quale ha già comunicato che lascerà il Tour appena la moglie darà alla luce suo figlio e questa sarà un’assenza pesante per Vingegaard.

Mikel Landa tra i possibili 'disturbatori' dello sloveno e del 'danese'.
Mikel Landa tra i possibili ‘disturbatori' dello sloveno e del ‘danese'.

C’è anche un’altra potenzialmente enorme differenza rispetto allo scorso anno. Il capitano Jumbo 2022 era Roglic, con Vingegaard alle spalle, oggi tutto è invece sulle sue di spalle e dobbiamo capire come saprà gestire questa enorme pressione, a cui invece Pogačar è abituato da anni.

Pochi potrebbero dare fastidio al duo di favoriti: Mikel Landa, che vuole fare bene soprattutto all’inizio correndo nei suoi Paesi Baschi, Richard Carapaz, che ha una buona squadra, l’EF Education-EasyPost alle spalle, ovviamente la Ineos Grenadiers che ha come capitani Egan Bernal, per forza di cose non ancora forte come prima del terribile incidente che ha avuto e magari Tom Pidcock, per finire con una squadra di attaccanti, la Movistar, che può contare su un ciclista che non sbaglia mai le grandi corse a tappe, Enric Mas. Potrebbero lottare per il podio poi l’idolo di casa, David Gaudu, Jai Hindley della Bora-Hansgrohe che ha vinto il Giro d’Italia nel 2022 e Simon Yates.

Mark Cavendish durante una tappa della scorsa edizione del Giro francese.
Mark Cavendish durante una tappa della scorsa edizione del Giro francese.

Il percorso del Tour si distribuirà su 3.404 km che verranno percorsi in 23 giorni. A differenza del Giro d’Italia soprattutto degli ultimi anni in cui quasi tutte le tappe decisive sono concentrate nell’ultima settimana, in Francia non ci sarà un attimo di respiro fin dalla prima tappa.

Si inizia subito con due tappe difficili, che ripercorrono in parte le strade della Classica di San Sebastián, in cui si muoveranno fin dall’inizio i big per mettere le cose in chiaro. Dopo due tappe per velocisti e anche in questo caso il parterre è di lusso, con Jakobsen, Groenewegen, Philipsen , Caleb Ewan e anche il vecchio Cavendish su tutti, si parte subito con i Pirenei, che alla nona prevede una salita che non si percorre da 35 anni, il Puy de Dôme, 3,9 chilometri al 7,7% di pendenza media.

Sarà proprio la seconda settimana ad essere decisiva, anche se nella terza ci sarà la crono di Combloux, lunga però solo 22km e le Alpi. Non ci sono però solo le due catene montuose più famose e percorse dal Tour, gli organizzatori hanno inserito tappe difficili anche nel Massiccio Centrale, nei Vosgi, nel Massiccio del Jura, insomma ci sarà da divertirsi ogni giorno anche grazie a cacciatori di tappe d’élite come Mathieu Van der Poel, Pello Bilbao, Thibaut Pinot, Michal Kwiatkowski, Biniam Girmay, Julian Alaphilippe e ovviamente Wout van Aert, fino a quando resterà in corsa.

Giulio Ciccone è uno dei sette italiani ai nastri di partenza del Tour.
Giulio Ciccone è uno dei sette italiani ai nastri di partenza del Tour.

A noi italiani non ci resta che sedere in poltrona e goderci lo spettacolo, anche perché sarà difficile tifare per un nostro portabandiera. Di ciclisti italiani in Francia ce ne saranno solo 7, nello specifico Luca Mozzato (Arkea), Gianni Moscon (Astana), Alberto Bettiol (EF), Matteo Trentin (UAE-Emirates), Jacopo Guarnieri (Lotto) e Daniel Oss (Total Energies) e Giulio Ciccone (Lidl-Trek), l’unico che potrebbe muoversi di più senza grandi obblighi di squadra e magari giocarsi la maglia a pois.

Non eravamo così pochi dal 1983, quando percorsero le strade di Francia solo sei italiani, mentre nel 1996 eravamo in 62. Il ciclismo italiano ha grandi problemi ormai da tanti anni e mentre gli altri movimenti continuano a prosperare (si parla un gran bene anche dei giovani francesi che stanno per arrivare), noi continuiamo a produrre pochissimo per le gare in strada.

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