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Romelu Lukaku e quelle notti da “panterone moscione” nelle partite decisive

L’ultimo disastro europeo dell’Inter porta il nome di Romelu Luaku. L’uomo della provvidenza preteso da Antonio Conte ha fallito ancora una volta l’appuntamento con la storia. Confermando di non saper essere decisivo e di scomparire nel momento del maggior bisogno. Un leitmotiv che si ripete oramai troppe volte.
A cura di Alessio Pediglieri
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La disfatta europea dell'Inter in Champions League ha lasciato un solco profondo nel progetto in mano ad Antonio Conte. Un crollo verticale in Coppa che ha certificato di fatto l'incapacità del tecnico nel gestire il cammino europeo. E' vero, lo scorso anno è arrivato fino alla fine della corsa e con la Juventus sfiorò il colpaccio nel 2014, ma con il Chelsea non andò oltre gli ottavi e con l'Inter i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Con un'aggravante che porta il nome di Romelu Lukaku, il bomber belga che Conte ha da sempre sostenuto di volere in squadra da anni e che ha potuto abbracciare solamente in nerazzurro. L'uomo della provvidenza che avrebbe dovuto trascinare il progetto fino a riveder le stelle e che, al contrario, si è rivelato il vero punto debole del sistema nerazzurro.

Romelu Lukaku è tutto fuorché un vincente. E' una quercia in area di rigore, un Titano capace di conquistare, difendere e servire palla senza doversi curare troppo degli avversari con i suoi 93 chilogrammi distribuiti su 191 centimetri. E' un attaccante dal fiuto del gol, con 478 partite disputate fino ad oggi in cui ha messo a segno ben 233 reti. E' un uomo squadra, pronto al sacrificio in campo e a prendersi le responsabilità fuori, dotato di carisma e leadership. Ed è sicuramente il giocatore che Antonio Conte ha preteso per la sua Inter.

L'Europa amara di Lukaku

Romelu Lukaku è tutto questo e anche qualcosa di più, ma ad oggi non è un vincente. Anzi, il gigante d'ebano sembra avere la sindrome di Paperino: quando deve decidere nei momenti importanti, s'ingarbuglia, pasticciando. Nell'ultima partita, contro lo Shakhtar Donetsk i suoi 90 minuti sono ancora sotto gli occhi di tutti: un paio di tentativi, spesso colto in fuorigioco, mai al centro dell'attacco o pericoloso. Di lui si ricorderà la pallonata subita nel forcing disperato al 94′ quando Alexis Sanchez prova il tiro della vita e colpisce sulla nuca il povero Romelu con la palla che andrà oltre la traversa.

Nella partita considerata il vero nodo cruciale della stagione, è scomparso e si è fatto piccolo piccolo, così come non era riuscito ad incidere in un altro momento storico per la recente epopea nerazzurra: a Colonia, la scorsa estate nella finale di Europa League persa – per colpa sua – contro il Siviglia. Anche in quell'occasione, Lukaku non fece la differenza, o meglio. Per i suoi detrattori la fece eccome perché nel 3-2 finale degli spagnoli c'è anche il piede, in occasione della deviazione fortuita e decisiva alle spalle di Handanovic.

Quante volte è stato decisivo?

Certamente, come in tutti i campi della vita, anche nel calcio serve sempre un pizzico di fortuna e in queste due circostanze la nuvola del Ragionier Fantozzi non l'ha di certo abbandonato. Ma il gigante dal cuore d'oro con i piedi che sembrano ‘due merluzzi' (per dirla come Cassano) e che si trasforma in ‘panterone moscione‘ (per ricordare l'ultimo commento di Di Canio) quante volte è stato decisivo e quanto ha vinto in carriera? Un campionato belga e una Coppa d'Inghilterra. Il tutto militando in top club come Anderlecht, Chelsea, Manchester United, Inter in oltre dieci di anni di carriera. Un po' poco per definirlo ‘decisivo'.

Nella sua avventura in nerazzurro, iniziata lo scorso agosto 2019, la storia si è nuovamente ripetuta e lo sta facendo con una frequenza che sta allarmando anche i più fervidi sostenitori del giocatore. Lukaku, sempre schierato da Antonio Conte non appena ha potuto, ha spesso deluso le attese nelle gare che contano, anche in quelle che non avevano in palio nulla ma che valevano una nutrita fetta di considerazione per lui e la squadra.

Tutti i flop di Lukaku

Contro la Juventus di Cr7, ad esempio, nel campionato della passata stagione ha giocato due partite – entrambe perse – quasi intere, ma ‘scomparendo' dal campo. In Coppa Italia, nella doppia sfida contro il Napoli che valeva l'accesso alla finale, stessa scena: due partite giocate per 90 minuti e nessuna nota di merito. Passando all'attuale stagione, contro lo Shakhtar ennesima puntata del ‘nulla assoluto‘. Ma è in Champions League che la ‘grandezza' di Lukaku viene evidentemente meno. L'anno scorso ha fallito le gare decisive con Dortmund e Barcellona (decisivo solo con lo Slavia Praga) per un'Inter condannata in Europa League. Solo in Europa League, Lukaku ha trovato la propria dimensione. Nella cavalcata dello scorso anno è andato a segno in tutti i sei incontri di Coppa, dove ha fornito anche due assist.
Ma alla fine, il risultato è stato lo stesso: al momento della prova del 9, ha fallito.
Rovinando tutto.

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