Roma, Pastore è scettico sul rientro: “Tornare a giocare il 3 aprile? Non credo proprio”

La situazione per i calciatori professionisti, così come per tutti gli atleti di livello, è molto particolare in questo momento di stop forzato causa l'emergenza nazionale da Coronavirus. La pandemia in atto ha obbligato tutte le società a sospendere non solo gli allenamenti settimanali ma anche qualsiasi tipo di riunione o seduta singola. Tutto si svolge con i giocatori da casa, seguendo tabulati, diete e programmi a distanza. Ma la sospensione della stagione – che potrebbe durare almeno fino a metà aprile – è un problema serio anche per mantenere la forma fisica.
Uno stop di quasi due mesi richiede infatti una ripresa della preparazione, come se fosse il classico periodo estivo in cui tutte le squadre vanno in ritiro e preparano la nuova stagione con allenamenti specifici e personalizzati a gestire sforzi ed energie per lunghi periodi. Senza dimenticare i giocatori che sono infortunati e hanno necessità anche di sedute fisioterapiche assistite, tutto a distanza. Un problema ulteriore che coinvolge diversi giocatori tra cui l'argentino della Roma, Javier Pastore che ha rilasciato il proprio pensiero a "Cadena 3"
L'assistenza a distanza del club
Il ‘Flaco', attualmente ancora non a disposizione di Fonseca e in piena attività di recupero fisioterapica, ha raccontato la quarantena di chi è anche infortunato, spiegando come lo staff medico del club abbia messo a disposizione tutto il necessario per continuare la rieducazione a casa: "Si lavora come in palestra. La società ci ha messo a disposizione tutto il necessario per procedere da casa nostra. Personalmente ho diviso l'allenamento in due momenti, uno al mattino e uno al pomeriggio, per occupare maggiormente il tempo".
In Italia prima sembrava quasi una cosa da poco poi quando sono arrivate le notizie dagli ospedali si è capita la gravità. Tornare a giocare il 3 aprile? Non credo, penso che la situazione sarà ancora molto più lunga
Il lato positivo: godersi la famiglia
L'unico lato positivo, dice Pastore è quello di poter restare con la famiglia durante una professione in cui si è costretti a viaggiare molto e non restare molto a casa: "Per noi che siamo sempre occupati tutti i giorni è una occasione per goderci un po' di più i nostri figli. Siamo chiusi in casa, non si può cedere nessuno e non si possono nemmeno fare gli allenamenti, fino a nuova comunicazione".